La Nuova Sardegna

Il fattore pastorizia La guerra infinita fra città e contado

di GIAN GIACOMO ORTU
Il fattore pastorizia La guerra infinita fra città e contado

GIAN GIACOMO ORTU. I tratti più evidenti di un possibile modello della città ottocentesca in Sardegna sono: 1) per sopravvivere al decadimento delle sue tradizionali funzioni, tutte politiche e...

26 marzo 2017
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GIAN GIACOMO ORTU. I tratti più evidenti di un possibile modello della città ottocentesca in Sardegna sono: 1) per sopravvivere al decadimento delle sue tradizionali funzioni, tutte politiche e militari, la città deve riversare nelle campagne capitali ed energie per ottenerne sussistenze e merci. 2)Lo scambio città-campagna, se non più equo, diventa più equilibrato e questo contribuisce a creare un clima tendenzialmente comune di idee e di aspirazioni allo sviluppo economico e al progresso sociale (lo spazio condiviso non è più soltanto religioso ma anche culturale). 3) la polarità cittàcampagna si fa meno netta per il concrescere di una serie intermedia e diffusa di centri di servizio paraurbano, con mini-cittadine di 2-3 mila abitanti che divengono più “civili” in forza delle funzioni burocratiche e assistenziali cui sono delegate; 4) La formazione di un’area forte di modernizzazione industriale, sociale e culturale nel bacino minerario del Sulcis crea per la prima volta un’alternativa reale al dualismo Cagliari-Sassari, e vale ad attenuarne l'impatto politico e culturale, imbrigliandone le più viete conseguenze municipalistiche. In questo senso l’industria mineraria è un fattore decisivo di unificazione anche culturale dell'isola e contribuisce a far lievitare i miti e i simboli di una realtà industriale evoluta, nonostante il contesto agro-pastorale ancora assai arretrato sulla scala europea. Quest’ultima specificazione valga ad attenuare gli effetti di distorsione che potrebbero derivare all’immagine reale della Sardegna sul principio del Novecento da una sottolineatura troppo insistita della sua modernizzazione. Nel 1901, lo ricordiamo, Cagliari, Sassari e l’intero bacino minerario hanno una popolazione che ascende al 17,7 per cento del totale, e sono di fatto le uniche città dell’isola. (...)

LO STATUTO. Il paesaggio urbano muta, e la sua maglia si fa più robusta, soltanto nel secondo dopoguerra. Una data importante è certo quella della concessione all’isola dello statuto speciale, poiché ripropone un ruolo politico forte e preminente di Cagliari, che assume le funzioni di capitale della Regione autonoma e si fa centro di tutte le decisioni più importanti concernenti lo sviluppo economico, civile e culturale dell’isola. In qualche modo, e con un segno certo diverso rispetto all’età moderna, Cagliari riattiva nell’ambito dell’ordinamento speciale il processo di unificazione culturale e politica dell’isola.

IL PIANO DI RINASCITA. Ma è tutto il sistema urbano della Sardegna a reggersi, nuovamente, su gerarchie che sono prevalentemente politiche e amministrative: Cagliari “capitale”, Sassari, Nuoro e Oristano capoluoghi di provincia e quindi i centri d’attrazione civile di aree economicamente omogenee: Carbonia e Iglesias nel bacino minerario, Alghero e Olbia in due fasce costiere di forte interesse turistico, etc. Cagliari e Sassari, le due “metropoli” che con i loro hinterland raccolgono oggi il 30 per cento della popolazione dell’isola, non hanno saputo – o non potevano, per mancanza dei requisiti e delle strutture adeguati – orientare e controllare in funzione del proprio sviluppo i notevoli investimenti promossi dal Piano di rinascita approvato nel 1962. Investimenti che hanno pur tuttavia attivato numerosi poli di sviluppo industriale, specialmente nel settore della chimica di base, localizzati per lo più fuori delle tradizionali aree urbane, promuovendo a sedi della grande industria alcuni piccoli centri rurali (Sarroch, Capoterra, Assemini nel Cagliaritano, Ottana e Macomer nel Nuorese) o scali portuali minori (Portovesme nel Sulcis, Arbatax nell’Ogliastra, Porto Torres nel Sassarese).

CATTEDRALI NEL DESERTO. In questi ultimi anni, nel clima euforico determinato dalla ripresa dell’economia occidentale, si è alquanto stemperata la polemica sulle cattedrali nel deserto e si è realizzato un senso nuovo dell’identità regionale. In qualche modo, nonostante i contrasti politici, le insorgenze municipalistiche, il risalto ancora duro dell’opposizione tra i modi d’essere e di vivere tradizionali e le costrizioni e i bisogni della contemporaneità, si è compiuto un altro passo nella direzione della coesione politica e culturale dell’isola. Ciò è valso a legittimare in qualche modo il ruolo di Cagliari capitale.

CITTA’ E INDUSTRIA. Ma non è facile dar conto, in osservazioni e conclusioni sommarie, del mutamento epocale che ha attraversato l’isola negli ultimi trent’anni. Se ancora ci proviamo, come abbiamo già fatto in questo volume per l’età moderna e per l’Ottocento, è solo in ragione della coerenza interna di queste riflessioni: 1) con maggiore lentezza nel primo Novecento, assai più rapidamente nel secondo Novecento, il tessuto urbano dell’isola si fa più denso. La Sardegna si urbanizza: nel 1981 i venti maggiori centri raccolgono il 50% della popolazione (sino al 1931, pressoché costantemente dal Settecento, il 30%); 2) Non si realizza in alcun modo la saldatura città/industria; le risorse economiche delle maggiori città derivano dalla loro centralità amministrativa, finanziaria e commerciale, cui si lega lo sviluppo straripante delle attività edilizie.

EGEMONIA DI CAGLIARI. 3) Cagliari assume il ruolo di città guida, un ruolo che potrà conservare anche in futuro soltanto accentuando le proprie funzioni cerebrali e regolative, poiché la mancanza di spazio fisico le inibisce ogni altra vocazione (e intanto si è verificata la reazione autonomistica dei centri dell’hinterland assorbiti nel 1928); 4) rispetto a questa sua vocazione Cagliari sconta dei ritardi, ma senza misconoscere il fatto che da almeno vent’anni ha strutture e occasioni di ricerca scientifica e culturale di livello metropolitano; 5) Gli altri maggiori centri, sette od otto, tendono ad assumere funzioni analoghe di aree urbane attrezzate per funzioni e servizi vari (amministrativi, finanziari, sanitari etc.), e ciò che ancora distingue Sassari è soprattutto la presenza della seconda Università dell’isola. Alla stessa preminente funzione intellettuale e propositiva aspira Nuoro, che vorrebbe riconosciuto il proprio ruolo di capitale storica della Sardegna interna e pastorale; 6) l’ideologia ancora dominante è quella espressa da gruppi sociali d’origine rurale che, inurbati, vanno adeguandosi ai processi di trasformazione, ma vorrebbero in qualche modo controllarne e prevederne gli esiti.

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