La Nuova Sardegna

Melissa Satta la musa del sogno di stoffa di un ragazzo sardo

di Fabio Canessa ; di Fabio Canessa
Melissa Satta la musa del sogno di stoffa di un ragazzo sardo

Esce oggi “Moda mia” girato tra Palau e Arzachena Francesco Desogus protagonista del lavoro di Marco Pollini

23 marzo 2017
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SASSARI. «Esce al cinema “Moda mia”, girato nella mia bellissima Sardegna. Ci sarò anche io nei panni della musa ispiratrice del protagonista Giovannino, sardo come me e determinato a realizzare il suo sogno nel mondo nella moda». Sui suoi profili Facebook e Twitter, che mettono insieme oltre due milioni di follower, non poteva mancare l'invito ad andare a vedere il film di Marco Pollini, ispirato a una storia vera, che arriva oggi nelle sale. C'è anche Melissa Satta nel lungometraggio girato lo scorso autunno nell'isola, tra Palau e Arzachena.

Una piccola parte per l'ex velina (non alla prima, breve incursione nel mondo del cinema) in una scena onirica. Appare infatti in sogno al sedicenne Giovannino che vive una realtà familiare complicata. La madre se n'è andata di casa, lasciando lui e la sorellina Stella con il padre Antonio. Un pastore che sembra trattare meglio gli animali rispetto ai figli. Non è facile la vita per questo ragazzo costretto a crescere troppo in fretta e che frequenta un istituto tecnico artistico, trovando rifugio dalle difficoltà della vita quotidiana nella sua passione per la moda. Spera un giorno di poter diventare stilista e quando a una sfilata amatoriale vince un premio grazie ad abiti realizzati con materiale di recupero, capisce che ha davvero l'abilità e il talento per seguire quel sogno. Su questo soggetto si sviluppa la storia portata sul grande schermo da Marco Pollini, regista veronese, in quello che è il suo secondo lungometraggio. Un racconto di formazione, si potrebbe definire per comodità, costruito sul percorso dell'adolescente protagonista. Un bravo Francesco Desogus, giovane cagliaritano che al suo debutto al cinema dimostra buone capacità di controllo, con una recitazione sobria grazie alla quale riesce a delineare in maniera tutto sommato convincente il carattere del personaggio. Forte nel credere e inseguire i suoi sogni, dimesso nel rapportarsi con il padre-padrone. Il suo viso non mostra infatti mai rabbia e vero disprezzo per quell'uomo rude, sgradevole, insensibile che lo vessa continuamente e ce la mette tutta per farsi odiare. A interpretarlo è il napoletano Pino Ammendola, attore e doppiatore dalla lunga esperienza, fin troppo sopra le righe (recitando in alcuni passaggi anche in sardo) nel dar vita a questo personaggio ai limiti del grottesco. Peccato che i buoni spunti si fermino qui e non siano valorizzati da una sceneggiatura che alla fine lascia in superficie questo rapporto genitore-figlio, potenzialmente interessante, e da una regia schematica e priva di guizzi incapace di dare vigore all'esile script. Così il film scivola stancamente, con una messinscena didascalica che non riesce a coinvolgere veramente lo spettatore. Nemmeno dal punto di vista più semplicemente emozionale, anche perché la connotazione drammatica di base si fa evanescente mescolandosi a una dimensione fiabistica che risulta poco efficace.

Dal classico tesoro nascosto che potrebbe dare una svolta alla vita di Giovannino, a un angelo custode particolare: un ragazzo effeminato (Davide Garau) che compare in aiuto del protagonista. Una sottotrama che porta nel film il tema dell'omosessualità, ma lo fa in maniera troppo superficiale. Abortito, solo accennato, anche lo sviluppo narrativo legato a un altro personaggio secondario che avrebbe potuto dare di più al film, quello dell'insegnante interpretata dall'attrice cagliaritana Valentina Sulas. Inoltre l'ambientazione non pare sfruttata pienamente. La Sardegna che poteva diventare un'importante co-protagonista, rimane sullo sfondo senza dare molto alla storia.

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