La Nuova Sardegna

«Il cibo è il marchio del territorio»

dall’inviato
«Il cibo è il marchio del territorio»

Materia prima, tradizione e innovazione per fare turismo enogastronomico

15 marzo 2017
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BORTIGIADAS. Ruota tutto intorno al territorio. Andando oltre lo show, Giorgio Barchiesi, 60 anni, romano, in arte “Giorgione”, ha esteso a tutta l’Italia il pensiero che l’ha portato ad aprire la sua osteria in Umbria, in provincia di Perugia: «Quello che dobbiamo riscoprire è il concetto della materia prima e anche della capacità di lavorarla - dice -. Quello che penso è che bisogna riprendere la tradizione innovandola, attualizzandola. Io nel mio locale propongo piatti che sembravano caduti nel dimenticatoio».

Il suo viaggio in Sardegna lo ha visto anche andare a scoprire da vicino quei prodotti che possono significare tanto per un territorio: «Il turismo enogastronomico esiste e porta cultura. Porta la gente nei territori, la invita a provare qualcosa di nuovo. E quindi fa girare l’economia. Non è semplice, bisogna avere voglia di impegnarsi e scoprire le diversità. Faccio l’esempio del formaggio: in tutta Italia è fatto con latte, caglio e sale, allora dovrebbe essere tutto uguale. E invece no, contano altri fattori, conta che cosa mangiano gli animali. E succedecosì che due pastori che stanno a pochi chilometri di distanza producono formaggi totalmente diversi tra loro».

Un altro esempio, secondo Giorgione, è l’olio: «Da sempre l’olio si faceva dopo la vendemmia, soprattutto per una pura questione di soldo. Così finisce che lo trattiamo male, il prodotto aspetta, perde qualità. Bisogna imparare a conoscerlo, dobbiamo insegnare che un olio che costa tre euro a litro non può essere buono, non è possibile. Non possiamo essere schiavi delle grandi industrie, a meno che non ci siano problemi economici e allora è tutto un altro discorso. Ma non bisogna arrivare a ricorrere agli integratori, che senso ha?».

Proprio esplorando i territori Giorgione Barchiesi ha costruito la sua filosofia vincente: «Non creo piatti, in compenso so di che cosa saprà il mio cibo. Tutto parte dalla materia prima, poi se vogliamo nobilitarla o scempiarla è un’altra cosa. Io non ho sponsor nella mia trasmissione e sono contento così, il mio marchio è quello dei territori che presento e racconto col cibo che vado a scovare. Per questo dico che presento marchi e non marchette, non so se ho reso l’idea».(r.s.)

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