La Nuova Sardegna

I paesi sardi in cerca di futuro per non morire

di Tito Giuseppe Tola
I paesi sardi in cerca di futuro per non morire

Incontro a Silanus sul disastro demografico Piccoli centri uniti per un tavolo permanente

05 marzo 2017
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SILANUS. Paesi per pochi intimi con pochissimi abitanti, dove tutti si conoscono e si vive come in una famiglia, ma con tutti i problemi che ne derivano, a partire dai servizi e dalla sicurezza. È il fenomeno delle spopolamento, che per i sindaci dei comuni che perdono abitanti si può arrestare se si investe sulle comunità che ci vivono e se si inquadra il paese in una dimensione diversa vedendo le sue peculiarità come una risorsa. Di questi temi si è parlato ieri a Silanus nel corso dell’incontro-dibattito “I paesi della Sardegna: una questione di futuro” organizzato dall’associazione culturale “Nino Carrus” col patrocinio del Comune. Ne è emersa una proposta: proseguire con gli incontri sul tema per arrivare a un tavolo permamente che elabori un manifesto programmatico. Più concretamente: superare la fase di analisi socio-culturale e passare alla rivendicazione. Alla base degli interventi dei relatori e del dibattito che ne è seguito erano i dati e le analisi del libro “Spop. Istantanea dello spopolamento in Sardegna” curato dal Collettivo Sardarch, laboratorio di ricerca coordinato da Francesco Cocco, Nicolò Fenu e Matteo Lecis Cocco-Ortu. Il libro, come hanno spiegato gli autori, fotografa il fenomeno partendo da un’analisi di tipo urbanistico, sociale, antropologico e puramente demografico. Sul racconto della realtà di 31 paesi sardi a rischio di estinzione si sono poi sviluppati gli interventi e il dibattito, moderato dal sindaco di Silanus, Gian Pietro Arca. Il quale in apertura ha ricordato che i piccoli comuni si pagano anche i servizi essenziali che nelle città sono alla portata di tutti. «Ci paghiamo anche la Giustizia – ha detto –. I costi dell’ufficio del giudice di pace li pagano i comuni del Marghine. I comuni si sostituiscono al lo Stato per colmarne le manchevolezze». Il presidente dell’associazione Carrus, Fausto Mura, ha detto che lo spopolamento è il tema centrale della questione sarda. «Il problema è risolvibile – ha proseguito –, ma serve una spinta dal basso. Servono dei sì su molte cose: il parco del Gennargentu, i distretti culturali, la programmazione territoriale, l’innovazione amministrativa e il superamento dei campanili».

Come si vive nei paesi dello spopolamento? Stefania Piras, sindaco di Oniferi, 898 abitanti, lo ha definito: «Un paese di pendolari». Si va a Nuoro per qualsiasi esigenza. Pendolari anche gli alunni delle scuole dell’obbligo, che viaggiano per frequentare a Nuoro o a Orani per non fare lezione in una pluriclasse. Poi in frase ha riassunto i sentimenti dei compaesani: «Semus andande a s’isperdissiu» (stiamo andando verso la perdizione). Una visione non proprio ottimistica del futuro, ma il sindaco di Oniferi non si arrende e pone in essere una serie di azioni: convincere i giovani a restate portando a zero le tasse. «A Oniferi sulla prima casa non si paga niente – ha detto –, sulla seconda il minimo di legge». Ha poi offerto un contributo a chi si trasferisce nel paese, che cerca di rendere presentabile finanziando chi finisce le facciate (lo ha definito “il non finito sardo”) ed erogando un bonus bebè a chi fa figli. Ma non è bastato. «Nonostante tutto – ha detto – abbiamo perso 82 abitanti in cinque anni, anche con un attivo di 20 marocchini venuti a vivere a Oniferi».

Passando alla provincia di Nuoro a quella di Oristano le cose non cambiano. Il sindaco di Nughedu Santa Vittoria (483 abitanti), Francesco Mura, ha raccontato la realtà del suo paese, che però vede in una dimensione più ottimistica. «I giovani – ha detto – amano il loro paese. Perché rimangano è però necessario che i paesi ritrovino vita e riprendano a crescere. In primo luogo bisogna crederci. La gente non ci crede perché i borghi si sono imbruttiti. Si preferisce investire i risparmi in un appartamento a Oristano, perché rende, che non in una vigna a Nughedu. Siamo di fronte alla degenerazione della rassegnazione per cui molti ritengono che non valga la pena spendere soldi per finire la casa e le risorse del paese finiscono altrove». Per Francesco Mura la tendenza si può invertire. Molto può fare la comunità, ma un ruolo determinante devono svolgerlo lo Stato e la Regione colmando un divario, a partire da quello digitale, che separa i piccoli centri dai grandi mercati e del Mondo.

Emiliano Deiana, sindaco di Bortigiadas (764 abitanti), ha parlato dello stato di malessere demografico della Sardegna, che misura il degrado dei paesi in riferimento allo spopolamento. Ha spiegato che le politiche di contrasto sono difficili e comunque sperimentali. «Vanno incastrate come in un mosaico – ha detto – e devono inserirsi alla perfezione». Ha concluso spiegando che siamo di fronte a un disastro demografico che riguarda l’intera Sardegna. La ricetta per salvarsi: associarsi per i servizi e ragionare su come rendere vantaggioso vivere in un paese.

Andrea Soddu, sindaco di Nuoro, ha detto che il tema dello spopolamento sta entrando nell’agenda politica della Sardegna, ma ha sottolineato che le politiche di crescita sono incompatibili con la politica di chiusura delle scuole nei piccoli paesi e con una qualità dei trasporti insostenibile.

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