La Nuova Sardegna

Fashion-week, Antonio Marras porta in passerella una collezione dedicata a Eva Mameli

di Angiola Bellu
Uno degli abiti di Antonio Marras portati in passerella a Milano
Uno degli abiti di Antonio Marras portati in passerella a Milano

Lo stilista di Alghero tra i protagonisti dell'attesissima Milano Moda Donna 2017

26 febbraio 2017
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MILANO. Ancora una volta la Fashion week milanese, l'attesissima Milano Moda Donna 2017, vede in passerella le creazioni e l'arte di Antonio Marras. Ancora una volta, Marras parte dai suoi abiti per parlare anche d'altro; per narrare una storia che inizia in Sardegna e che arriva a Cuba e nel mondo. Nel 1915 per la prima volta in Italia, una donna, Eva Mameli, nata a Sassari, diventa docente universitaria, dopo essersi laureata in matematica e in botanica. A lei Marras dedica la sua collezione, a lei si ispira per le sue ultime creazioni Autunno-Inverno'17.

Incontriamo l'artista poco prima della sfilata e ci racconta subito tutto lo stress di quegli attimi che anni di professione non attenuano: «Il pre-sfilata è terribile, vorresti cambiare tutto, cancellare tutto e rifare. È un momento di paura, anche dopo decine e decine di sfilate, quando uno pensa di aver acquisito una tranquillità, una sicurezza, una calma, fatte quasi di freddezza e distacco. In realtà prevale l'ansia di dover presentare un lavoro di sei mesi in 10 minuti». La ricerca di una storia emblematica da narrare e da vestire attraverso le sue creazioni - che sfilano tra i performer del Teatrodanza di Pina Bausch - ha portato Marras tra le piante e gli erbari di Eva Mameli: «L'ispirazione è una signora che si chiamava Eva Mameli, la prima donna a laurearsi in matematica prima e poi in botanica. Si sposa quasi per procura con un altro botanico. Si ameranno alla follia, andranno a vivere a Cuba dove daranno vita ad una piantagione straordinaria e ad un bambino. Che si chiamerà Italo Calvino».

Di Calvino Marras ci fa conoscere l'anima poetica e a un tempo scientifica di sua madre Eva. Accompagnati dalle performance degli attori dell'Accademia di Pina Bausch, in passerella sfilano abiti su modelle e modelli di tutte le età, comprese alcune icone del mondo della cultura italiana, come Benedetta Barzini e Cristina Morozzi. Mise con damaschi e pizzi, con incrostazioni che paiono rubate da un meraviglioso erbario. Abiti leggeri, morbidi e avvolgenti, giacche, cappotti.

«Dai 18 anni in su - racconta Marras - tutti e tutte con una grande disinvoltura hanno trovato il loro posto". La foggia è molto 'over', molto maschile: dei grandi quadri stampati ai quali si arrampicano licheni, muschi, foglie, frammenti di erbe, fiori, petali. Marras artista della dissonanza, della diversità, delle radici, fa dialogare scienza e danza, Mameli e Bausch. Mette insieme tasselli di tessuto e di Storia, elementi apparentemente in contrasto, lontani.

«Eva Mameli - ci spiega Marras - ha una corrispondenza copiosissima col fratello Efisio. Ho immaginato scrivesse una lettera in cui dice al fratello: “Se non avessi fatto la botanica, se non avessi studiato le piante in questa maniera avrei voluto fare la ballerina, avrei voluto danzare”. «La sfilata diventa allora un atto performativo dove cancellare i confini tra moda e arte, tra moda e danza».

Dalla lettera immaginaria all’evocazione di un'altra grande donna del Novecento, il passo quindi è breve: Pina Bausch e il suo Teatro-danza oltre i confini, guidano la visione del mondo di Marras: «Questo connubio e contrasto tra Eva Mameli e Pina Bausch mi sembrava una cosa strana; due donne che non si sono mai conosciute, che hanno mondi e modi diversi di agire, ma in qualche modo accomunate dal carattere forte dalla determinazione, mi ha spinto a cercare una danza che interrompesse il ritmo, anche dopo una scelta di stampe floreali, di visi Preraffaelliti... questo è l'erbario del mio immaginario, un meraviglioso giardino fatto dai coniugi Calvino».

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