La Nuova Sardegna

La lingua di Boccaccio contro l’italiano plastificato

di Monica De Murtas
La lingua di Boccaccio contro l’italiano plastificato

Intervista con Tullio Solenghi, che stasera al Civico di Alghero porta in scena il suo “Decameron”

11 febbraio 2017
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ALGHERO. Arriva in Sardegna presentato da Cedac il progetto firmato e diretto da Sergio Maifredi e interpretato da Tullio Solenghi “Decameron/ Un racconto italiano in tempo di peste”. La prima è prevista per questa sera alle 21 al Teatro Civico di Alghero, dove inaugurerà la stagione di prosa e danza; sarà poi domani al Teatro Comunale di San Gavino Monreale e lunedì e martedì, sempre alle 21, al CineTeatro Olbia.

Sullo sfondo della terribile epidemia che colpì la città di Firenze nel 1348 il “Decameron” racconta la fuga in campagna di dieci giovani che per distrarre la mente dal terrore del contagio inventano e raccontano storie dalle trame emblematiche e maliziose. Le celebri Novelle riprenderanno vita e intensità contemporanea sul palco attraverso l’interpretazione di Solenghi: attore e regista, comico e imitatore, personaggio televisivo e conduttore di diversi programmi cult televisivi. L’artista genovese è sopratutto amatissimo dal pubblico come esponente dell'indimenticabile Trio fondato insieme ad Anna Marchesini e Massimo Lopez. «Boccaccio si ispirava al mondo che gli stava intorno – dice Solenghi – ma sopratutto alle suggestioni che gli arrivavano dalla sua infanzia trascorsa a Napoli, che all’epoca era la città più vitale d’Europa. Siamo tutti figli di Boccaccio la sua lingua è quella che parliamo ancora e che dunque “arriva” agli spettatori con grande immediatezza».

I protagonisti del Decameron si rifugiano in campagna per paura della peste, che strategie possono attuare i giovani d'oggi per sfuggire alle minacce del contemporaneo?

«Dovrebbero recuperare il valore della socialità, dello stare insieme, del condividere, del dialogare. Dovrebbero capire che solo attraverso l'interscambio di idee, di emozioni, di conoscenze si cresce e si impara. La rete virtuale isola, ognuno di noi utilizzando i social entra in una dimensione che non è sociale affatto, che non è umana, non c’è vera interazione. Soprattutto i più giovani dovrebbero frequentare di più gli spazi fisici e meno quelli virtuali. Il teatro è una dimensione perfetta per sfuggire adalcuni rischi delle società in cui viviamo».

Nel 2012 portò a Sassari un suo lavoro su Ruzante. C’è un filo conduttore con questo nuovo progetto?

«Entrambi gli spettacoli affrontano due pilastri della letteratura ma in modo nettamente diverso. Il lavoro su Ruzante è costruito su dialoghi, scenografia, costumi. Con questo progetto su Boccaccio abbiamo scelto invece di puntare solo sull’efficacia della lettura. Cercherò di sfoderare tutta la mia espressività puntando solo sulla parola, sulla narrazione classica. Racconteremo le storie proprio come facevano i protagonisti del “Decameron”».

Viene spesso in tournée in Sardegna. Che rapporto ha con l’isola?

«Frequento da sempre questa bellissima isola e ci lavoro bene. Quando decidiamo le tappe di una tournée metto sempre la Sardegna ai primi posti perché il pubblico sardo è molto competente e affettuoso. Fra qualche mese verrò qui ancora più spesso, perché mia figlia si sposa con un sardo e viene a vivere a Cagliari. Si vede che la Sardegna è una passione di famiglia».

Solenghi Marchesini Lopez il suo nome per gli italiani è inscindibile dal ricordo del Trio. Cosa è cambiato nella sua vita dopo la morte di Anna Marchesini?

«L'Italia ha perso una grandissima attrice, io e Massimo Lopez abbiamo perso una sorella, un’amica, una compagna di giochi. Anna odiava la retorica, per cui non abbiamo voluto fare nessun evento commemorativo, a lei non sarebbe piaciuto. Ma dopo la sua scomparsa io e Massimo siamo ancora più uniti, abbiamo ripreso a frequentarci come un tempo. Siamo stati sempre tutti e tre molto vicini uno all’altro, ma negli ultimi anni separati professionalmente. Ora invece Lopez e Solenghi torneranno insieme anche sul palco. Stiamo scrivendo i testi, reciteremo e canteremo e ci piace pensare che con noi ci sarà anche Anna».

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