La Nuova Sardegna

Sassari, poesie e immagini per combattere la leucemia

di Grazia Brundu
Sassari, poesie e immagini per combattere la leucemia

Il giornalista Pierpaolo Fadda, direttore di “Antas”, pubblica dall’ospedale un libro per sostenere l’Ail

04 febbraio 2017
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SASSARI. «Ma insomma, signor Fadda, guardi che lei è ricoverato. Se ne stia tranquillo, si riposi invece di scrivere». I medici glielo ripetono da almeno otto mesi, tutte le mattine, quando entrano nella sua stanza e si sentono chiedere: «Ne avete per molto? Io ho da fare!». Loro fanno finta di offendersi, nascondono il sorriso e riprendono il giro delle visite nel reparto di Ematologia delle Cliniche di San Pietro, a Sassari.

Allora Pierpaolo Fadda si siede sul letto, o al tavolino che divide con altri due pazienti, mette la sordina all’ansia, alla nausea provocata dalle terapie, e da bravo giornalista avvia il computer. Dentro, insieme agli articoli per “Antas”, la rivista che dirige, ci sono anche decine di poesie che all’inizio di marzo diventeranno un libro. Illustrato pagina per pagina, gratuitamente, da almeno quaranta artisti contattati su Facebook, tra i quali e Jacopo Scassellati, Ruben Mureddu, Tiziana D’Ascanio e il fumettista per Bonelli Antonio Lucchi. Il ricavato delle vendite andrà alla sezione sassarese dell’Ail, l’associazione che sostiene i malati di leucemia, e dalle illustrazioni dovrebbe nascere anche una mostra. È un modo per aiutare chi soffre della stessa malattia che Pierpaolo Fadda ha scoperto di avere nel maggio del 2016 e che da allora contrasta con spossanti cicli di chemioterapia, e con un ricovero nella stanzetta di un vecchio ospedale che non somiglia certo alla suite di un hotel. Lui, però, non si sente un eroe. La decisione di scrivere il libro (la sua seconda raccolta poetica) nasce, oltre che dalla solidarietà, dal bisogno di restare lucido per vincere la paura che “la diavolessa”, “la biscia”, così chiama la leucemia, fa a lui come a chiunque altro. «L’unico modo per combattere è usare la testa, che poi è quello che ogni giornalista dovrebbe fare», dice, e lui lo fa da freelance da trentacinque anni, da quando ne aveva diciassette e viveva a Barumini, dove è nato, occupandosi di cronaca, sport e cultura. Non si ritiene nemmeno un esempio e dice «ci sono tante persone molto più forti di me che soffrono in silenzio».

Lui invece parla, assai, e scrive altrettanto. Ed è questo che piace ai tantissimi amici, e agli sconosciuti, che lo seguono su Facebook e commentano i suoi post quotidiani. A molti dà forza il suo ottimismo quasi costante, ma anche l’onestà che gli permette di non nascondere i momenti di sconforto. In tanti commentano le anteprime online delle sue poesie. E piace tanto quando dice che «la malattia si combatte se non si ha paura di chiedere aiuto agli altri». Che si tratti di un piccolo piacere personale o dell’invito a sostenere, acquistando un libro, un’associazione che sta vicino a chi soffre.

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