La Nuova Sardegna

«Odio e vendetta: i miei adolescenti infelici e violenti»

di Fabio Canessa
«Odio e vendetta: i miei adolescenti infelici e violenti»

Intervista con la fumettista sassarese Sara Spano Dal web alle librerie la sua serie “Nine Stones”

20 gennaio 2017
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Alistair Jacobi, detto Allie, è il figlio di un boss di un’organizzazione criminale. Compiuti 19 anni, il padre decide che deve iniziare a farsi le ossa nella malavita e così Allie si ritrova a fare “tirocinio” in un discount gestito dal genitore che, con la copertura delle consegne a domicilio, spaccia droga. A insegnargli il mestiere c’è Christopher, un ragazzo più grande di lui. Tra i due nascerà un legame particolare. Così viene presentato nella sinossi “Nine Stones”, un fumetto nato sul web che prossimamente sbarcherà anche in edicola e fumetteria grazie a Editoriale Cosmo, che ha annunciato la pubblicazione cartacea. A scriverlo e disegnarlo è Sara Spano, sassarese residente ora in provincia di Como, che ha alle spalle diverse esperienze nel campo dell’illustrazione e dell’animazione. Classe 1983, dopo il diploma all’istituto d’arte Figari decide di seguire la sua passione per i fumetti iscrivendosi alla Scuola Internazionale di Comics a Roma. Finito il corso viene assunta come storyboard artist, colorkey artist, character design in una grande azienda di animazione 3d, la Rainbow CGI. «Ho lavorato – racconta Sara Spano – per alcuni film delle Winx e per “I gladiatori di Roma”, dove ho affinato le capacità sul colore. Dopo sei anni però la spinta a riavvicinarmi al mondo del fumetto e dell'illustrazione è stata troppo forte e ho deciso di lasciare quel lavoro nell’ambito del 3d per rimettermi in gioco. Ho collaborato quindi come colorista per gli editori francesi Glénat e Le Lombard, e con Disney America, per libri illustrati come Frozen e Inside Out».

Una passione per l’illustrazione e il fumetto sviluppata come?

«Ho cominciato a leggere fumetti a 11 anni, a casa di mia madrina. Prendevo quelli del figlio Claudio, di qualche anno più grande di me. Manga come Alita. Poi da mio zio Dalmazio fumetti italiani come Dylan Dog e Alan Ford. In seguito ho iniziato a comprarmeli da soli, con i soldi risparmiati dalla merenda a scuola. Alla Libreria Azuni, un paradiso che aveva di tutto. Tra i tanti titoli mi piace ricordare Akira e Berserk».

E adesso, dopo diverse esperienze, un fumetto tutto suo: “Nine Stones”. Come nasce questo progetto?

«È il mio primo progetto a fumetti come autrice completa. Sembra assurdo, ma nasce in sogno. Quando avevo 14 anni. Disegnavo spesso e l'ho trasferito su carta, dando vita prima a Christopher. Non aveva una storia precisa, lo disegnavo per aiutarmi in periodi brutti, era una sorta di amico immaginario. Poi ho come voluto dargli compagnia ed è arrivato Alistair. Erano entrambi maschi e si amavano. Per me non era una cosa bizzarra o trasgressiva, avevano diritto come tutti di vivere la loro storia normalmente».

Però fumetti così non se ne trovavano.

«Ci sono persone che devono combattere ogni giorno per affermare i propri diritti, ed è terribile. Ma anche in una dimensione fittizia come il fumetto, i ragazzi omosessuali erano esclusi. Poi ho scoperto che in Giappone esisteva un genere preciso, e molto in voga soprattutto tra le ragazze, in cui invece erano protagonisti. E in Italia, nel frattempo, in qualche fumetteria iniziavano a comparire. Mi sono appassionata molto a questo genere di letture, ma mancava qualcosa. Avrei voluto vedere un fumetto che potesse raccontare una storia d'avventura oppure horror, perché non aveva senso indirizzare e forzare la narrazione verso un genere specifico solo per la natura sessuale dei protagonisti. Quindi ho creato “Nine Stones” non pensando propriamente a una lettura per vedere due ragazzi gay insieme, ma più incentrata sulla storia e il contesto, violento e disturbato, in cui vivono».

Quindi come definirebbe “Nine Stones”?

«Le tematiche interne a “Nine Stones” riguardano in particolare ansia, follia e vendetta. Potremmo perciò inserirlo nel genere horror-gore perché è quello che gli si avvicina di più, avendo anche scene molto splatter. Una storia che ho perfezionato nel tempo lasciandomi influenzare anche dal cinema e dalle serie tv».

Qualche titolo in particolare?

«Per il tema della vendetta mi sono per esempio ispirata a “Old Boy”, il film di Park Chan-wook che adoro visceralmente. Per la deriva criminale invece a “Breaking Bad”, la mia serie tv preferita».

Lanciarsi in un webcomic è però una scommessa: non la spaventava all'inizio questa avventura?

«Mi spaventava mettermi a nudo. È una storia che mi rappresenta molto, oltre al fatto che tengo particolarmente ai due protagonisti. Ma l’esigenza di raccontare era più forte, quindi ho messo da parte le insicurezze e sono andata avanti».

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