La Nuova Sardegna

Il cerchio degli affetti più cari nel piccolo cimitero di paese

di Alessandra Sallemi

I ricordi della moglie Marinella, un amore sbocciato nella facoltà di Lettere Al figlio Marco il dono di un libro per i nipotini che il padre stava aspettando

16 gennaio 2017
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SETTIMO SAN PIETRO. Giulio Angioni riposerà davanti a un prato verde con un muro che copre ogni traccia di modernità, come i tralicci dell’alta tensione, e lascia libera la volta del cielo, ieri tersa e a tratti spettacolare sul cimitero di Settimo San Pietro spazzato dal vento gelido. Lo scrittore era di Guasila, ma viveva qui dal 1978 quando scelse di trasferirsi assieme alla moglie Marinella e al figlio Marco, che allora aveva poco più di cinque anni. Non fu l’attaccamento alla terra a fargli lasciare la città (viveva a Cagliari in via Cadello), ma una cooperativa di docenti universitari, amici, cui piacque quel che stava succedendo nel piccolo centro: nell’agglomerato di case in cui Giulio Angioni e altri si stavano risolvendo a vivere, alcuni pittori vollero affrescare i muri esterni oppure scolpirne la pietra in bassorilievo. Qualcosa si vede ancora, altre pareti sono state rovinate dal tempo. Il figlio Marco, oggi musicista in Danimarca, se ne rammarica. C’erano ancora tante persone, ieri, al seppellimento in cimitero, dopo la cerimonia laica tenuta in Comune. Così una signora si è avvicinata a Marco, gli ha consegnato un libro sull’evoluzione dell’uomo spiegata ai ragazzi. Doveva regalarlo a suo padre e ora avrebbe voluto che lo tenesse lui. La signora era una collega che insegna Antropologia sociale. Un altro docente (di Storia contemporanea) raggiunge la moglie di Giulio Angioni, Marinella, l’abbraccia, le dice subito che le porterà un libro della casa editrice Ilisso che avrebbe dovuto consegnare a «Giulio». Parlano di un progetto che la signora Marinella, già docente di Linguistica romanza e poi di rumeno, coltiva da un po’ di tempo e condivideva col marito. Riguarda alcune isole minori, anche l’Asinara, sulla quale «Giulio» aveva da raccontare. Lei e Giulio si erano conosciuti in un corridoio, all’università, Marinella (per un attimo sorride) arrivava da Bucarest città natale e dei suoi studi in Lingue.

Ieri c’era una fila per salutarla: con qualcuno ha ricordato l’ultimo viaggio, in Danimarca, l’estate scorsa, a trovare il figlio, sia lei che il marito avevano preso una brutta influenza, erano andati dal medico, lui tossiva spesso.

Il figlio e i fratelli del marito poi si radunano attorno alla bara, depongono una rosa, due, e si raccolgono nel silenzio per un istante. I saluti degli amici continuano, madre e figlio non si sottraggono, Marco dice alla madre che l’estate prossima vuol tornare, stare un bel po’, vedere i fratelli del padre e fare qualcosa con loro. Marinella annuisce, ricorda i fratelli del marito giovani e tutti che parlavano «in quel sardo aspirato e pieno di metàtesi», lei ascoltava e imparava questo dialetto che era una lingua «Giulio mi spiegava, mi ha aperto questo mondo. I libri erano tutto, parlavamo sempre di libri, della lingua dei libri, fra di noi, nella chiacchiera di tutti i giorni».

Farà ancora tante cose Marinella moglie di «Giulio», qualcuno le chiede se scriverà di loro due, con una storia personale così ricca ci sarebbe tanto da raccontare. Marinella non lo sa, anzi, non crede che lo farà. Lo scrittore era lui.

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