La Nuova Sardegna

Ecco Guasila, il paese dell’ “Oro di Fraus”

di Giacomo Mameli
Ecco Guasila, il paese dell’ “Oro di Fraus”

Nel piccolo centro della Trexenta dove lo scrittore è nato. Qui sono ambientati alcuni dei suoi romanzi più noti

15 gennaio 2017
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GUASILA. Sul tavolo di cucina, nella casa di “Funtana Idda” dove Giulio Angioni era nato, c’è una copia di uno dei tanti romanzi dello scrittore di Fraus, “Se ti è cara la vita” (Insula 1995). In corsivo, nelle prime righe, aveva riportato «una sentenza lambiccata» che suonava così: «Morte: sola cosa davvero sovrumana, dispensata a tutti». Tempo fa l’aveva riletta con Giampaolo, ultimo di dodici fratelli, figli di babbu Salvatore contadino e mamma Mercede Sailis casalinga. «Nella prima fase del ricovero era rassegnato: “Ho vissuto tanto, 75 anni bastano”. Nel secondo ricovero, quando sembrava stesse meglio, mi aveva confidato di voler vivere almeno altri cinque anni perché – aveva detto – devo aggiornare alcuni libri».

Casa di contadini diventati operai. Fiori d’inverno all’ingresso, ciclamini bianchi e fucsia, un mirto a foglie gelate. Giampaolo fa l’operaio, uno dei pochi a restare in Sardegna. La vegliarda del gruppo, Angela, vive a Roma dove ha insegnato per anni. Gesualdo lavorava a Luino di Varese, Lucia è morta a sessant’anni, Maria Rosaria vive a Castelnuovo di Reggio Emilia, Renzo abita a Laveno Mombello. E poi “is quattru fradis”, quelli del ristorante sotto il Bastione di Cagliari: Rodolfo, i gemelli Fausto e Fernando, con loro, Graziella. Ottavio, ottavo nato, una vita da agricoltore, da massaiu, nei terreni raccontati dall’autore di “L'oro di Fraus”: la collina di Monte Craddaxius, sei ettari di terreno per grano orzo e ceci a rotazione.

«Giulio andava volentieri a fare lunghe passeggiate nelle campagne di Santa Sofia, di Santa Justa, ma anche a Sippìu, con la cornice delle colline della Trexenta e della Marmilla». Sono i luoghi dell’anima e dei libri dell’antropologo morto quattro giorni fa nella casa di Settimo San Pietro. I paesaggi appaiono dolcissimi (“tele di Raffaello”) anche nel gelo di gennaio. Il sole rischiara il verde delle piantine di fave e del grano nascituro, il grigio del fieno rinsecchito dalla brina, il marron della terra lavorata dall’aratro e dal trattore, il bianco delle pecore al pascolo ai lati delle cunette ricoperte da piccoli campi con le primule in fiore.

Prima di arrivare al paese trovate «anche a Fraus il viale dei cipressi dell’oblio, in duplice filare verso il cimitero, antica scolca, neri, lame aguzze levate verso il cielo» (capitolo 14 di “Se ti è cara la vita): «Mi sono accomodato su una pietra piatta, su un disegno osceno, tutto solo, giù de’ cipressi per la verde via, dove da un secolo i frauensi vanno verso i secoli dei secoli come salendo un’aspra via di penitenza». Poche settimane di vita e avrebbe coronato un suo desiderio: «Qui spero solo un’altra primavera, davanti a un grande campo bianco di asfodeli, qui, non di là dallo Stige ai Campi Elisi, qui dove scorgo più alto dei tetti il ciuffo della palma del cortile». Gli asfodeli sono ancora bassi, ciuffi verdi appuntiti. A marzo abbelliranno la Sardegna con i fiori a sei petali baciati dalle api.

A Guasila, un amico del cuore di Giulio Angioni è Salvatore Atzori, 77 anni, ex sindaco. Con lui ha frequentato elementari e medie, con lui ha studiato al liceo dei Giuseppini di Asti. Anime gemelle: Angioni aveva scritto “Sa laurera”, Atzori “Sa Massarìa”, pagine di vita bucolica e georgica. Ad Atzori la prefazione l’aveva scritta Angioni, che tracciava quasi un bilancio della Sardegna diventata industriale: «Il recente mutamento del modo di vita, rapido profondo e straniante, è probabilmente l’esperienza storico-culturale più importante consumata nell’ultimo millennio in Sardegna». E ancora: «Un modo di vivere infranto e sostituito, conosciuto in un’infanzia che appare più simile a quella dell’età dei nuraghi che all’infanzia di oggi». È questo “amico-fratello” a rivelare uno dei desideri di Angioni. Aveva intenzione di aggiornare “La casa della palma” (Avagliano editore, 2002). Lo avrebbe voluto titolare “Se torni a Fraus”. Atzori: «Lo aveva riveduto e un po’ ridimensionato, l’aveva mandato a un editore, aveva inviato anche un’opera poetica a cui teneva tanto. Credo che presto vedremo queste opere. “La casa della palma” era, sostanzialmente, la casa natale di Giulio. Diventerà l’aggiornamento dei costumi di vita contadina».

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