La Nuova Sardegna

Addio a Modesto Melis, testimone dei lager

Addio a Modesto Melis, testimone dei lager

Fu rinchiuso per un anno a Mauthausen. Era nato a Gairo 97 anni fa ma viveva da tempo a Carbonia

11 gennaio 2017
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CARBONIA. Avrebbe compiuto 97 anni fra tre mesi, l’11 aprile, Modesto Melis, l’ultimo testimone sardo dei lager nazisti. Se n’è andato ieri nella sua casa di Carbonia, la città nella quale si era trasferito da Gairo, il suo paese natale, durante l’adolescenza.

Melis ha trascorso quasi un anno della sua vita in un campo di concentramento, a Gusen, uno dei sottocampi di Mauthausen. Paracadutista della Folgore sino all’8 settembre 1943, dopo l’armistizio aveva scelto di combattere nelle fila della Resistenza al nazifascismo, ma era stato arrestato e trasferito nel campo di prigionia austriaco, dal quale era stato liberato nel maggio 1945.

Tornato a Carbonia, per anni non aveva parlato pubblicamente del dramma vissuto. «Nemmeno io so come mi sono salvato – ripeteva –. Nessuno poteva riflettere su quello che succedeva. Una volta rientrato, nessuno mi credeva, né il prete, né i familiari e neppure nella scuola dove lavoravo».

Solo negli ultimi anni aveva accettato di raccontare il contatto diretto con l’orrore in interviste e documentari (sulla sua storia è stato scritto un libro, “L’animo degli offesi”, di Giuseppe Mura) e negli incontri con gli studenti durante la Giornata della memoria. Chi lo ha conosciuto racconta di un’energia e di un attaccamento alla vita rarissimi.

Ne è testimonianza il modo in cui scelse di festeggiare il suo novantacinquesimo compleanno, due anni fa, per rivivere le emozioni della giovinezza da paracadutista. Con l’aiuto di un esperto del Campo paracadutisti di Serdiana, Modesto Melis si lanciò in volo ancora una volta. Era sereno, prima e dopo il volo. Com’è andata?, gli chiesero dopo l’atterraggio. «Benissimo, sono pronto a rifarlo domani», rispose l’ex deportato. Come se un lancio da quattromila metri d’altezza fosse ben poca cosa rispetto alle emozioni vissute nella sua lunga vita.

Tre anni fa aveva deciso di ritornare nel luogo che l’aveva visto prigioniero, Mauthausen. Lo aveva fatto in compagnia del figlio e di un amico. «Fu una sensazione orribile tornare in quei luoghi», disse. (p.me.)

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