La Nuova Sardegna

Una ricetta tutta sarda contro il deserto e la siccità

di Marco Vitali
Una ricetta tutta sarda contro il deserto e la siccità

“La Rasgioni”, dall’Università di Sassari a quella di Loughborough in Inghilterra. Gestione delle risorse e del paesaggio basata su un’antica procedura comunitaria

19 dicembre 2016
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SASSARI. La Sardegna fa scuola nel Regno Unito grazie al progetto Cadwago (Climate Change Adaptation and Water Governance), un programma di ricerca internazionale sulla governance delle risorse idriche in un contesto di adattamento al clima che cambia. Cadwago analizza e riflette sui processi ecologici, le prassi e le istituzioni, per facilitare l'apprendimento di approcci sistemici e adattativi per la gestione dell’acqua in Europa. Il progetto raggruppa dieci partner provenienti da Europa, Australia e Nord America ed è finanziato dalla Compagnia di San Paolo, dalla Volkswagen e dallo Stiftung Riksbankens Jubileumsfond come parte dell’ «Europe and Global Challenges programme».

Nei giorni scorsi “la rasgioni”, l’iniziativa che il 15 ottobre dello scorso anno è stata realizzata ad Arborea per iniziativa del progetto Cadwago, è stata riprodotta al Ramsey Rural Museum nell’ambito dell’evento «There’s something in the water», collegato al più ampio «The Reasons’ in the Bevills Leam Catchment» ideato da Mike Wilson, da Antonia Liguori e da Lyndsey Bakewell, curatori del «Dry Project» della Loughborough University. Ha partecipato anche Pier Paolo Roggero, responsabile del Nucleo di ricerca sulla desertificazione (NRD) dell’Università di Sassari, che appunto il 15 ottobre 2015, nell’ambito del meeting internazionale finale di Cadwago, aveva organizzato ad Arborea «La Rasgioni», un’iniziativa pubblica curata da Sante Maurizi ispirata a un modello di composizione dei conflitti operante in Gallura fino a circa cinquanta anni fa. Studiata da Simone Sassu a partire da una preziosa registrazione audio effettuata dal padre Pietro nel 1963, «La Rasgioni» è interessante soprattutto per due motivi. Anzitutto ha un’articolazione di ruoli e di rituali che la rendono «teatrale», immediatamente coinvolgente. E poi il dibattimento è pubblico, il che garantisce l’opportunità di apprendimento per tutta la comunità e il ripristino delle relazioni preesistenti il conflitto.

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«Abbiamo sperimentato ad Arborea – spiega Maurizi – l’efficacia di adattare lo schema per far emergere i temi legati alla gestione sostenibile della risorsa-acqua mettendo di fronte le istituzioni, gli operatori economici, le associazioni ambientaliste e i cittadini. Gli amici dell’Università di Loughborough hanno colto le potenzialità della “Rasgioni” e l’hanno adattata con successo alle loro tematiche locali. Penso sia importante riuscire a formalizzare ed esportare modelli di indagine e studio. È un po’ come il bel film di Cabiddu in sala in questi giorni “La stoffa dei sogni”: c’è la Sardegna ma non c’è “la Sardegna”, quella che continuiamo a raccontarci perché incapaci di accettarne la morte. Storicizzare le società tradizionali consente di poterne liberamente cogliere gli aspetti ancora vitali».

«Proprio i sistemi normativi agro-ambientali – spiega ancora Maurizi – sono avvertiti come fra i più vessatori delle regolamentazioni comunitarie, simbolo del fallimento di qualunque misura calata dall’alto. In particolare, la complessità di gestione della risorsa acqua rende palese la necessità di passare dal principio di competenza (le modalità burocratico-amministrative dettate dagli enti appunto “competenti”: per l’acqua in Sardegna ben otto) a quello di efficacia, con l’obiettivo di rafforzare lo spazio pubblico di discussione, la legittimità dei processi decisionali e la capacità di adattamento ai cambiamenti. È ciò che in inglese definisce la differenza fra government e governance: un percorso, quest’ultimo, di interazione fra le istituzioni formali, quelle della società civile e i singoli cittadini, per la definizione condivisa di comportamenti e strategie».

Come in tutte le società di tradizione orale, anche in Sardegna hanno operato per secoli forme di gestione dei conflitti che, per evitare il ricorso alla violenza, articolavano procedure accurate per la risoluzione rapida e pacifica delle controversie. La “Rasgioni” studiata dai ricercatori sassaresi è una di queste forme. Ora il modello dalla Sardegna sbarca con successo nel Regno Unito, a conferma della validità di un metodo che parte sì da valori identitari, ma senza chiudersi al mondo.

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