La Nuova Sardegna

«Importare dal Cile? Meglio le mele sarde»

«Importare dal Cile? Meglio le mele sarde»

Con Internet sui mercati mondiali: a Villagrande sta nascendo un distretto della frutticoltura

02 dicembre 2016
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VILLAGRANDE. Uno dei paesi leader in Sardegna per l’allevamento di pecore, capre, maiali e vitelli, Villagrande rilancia con iniziative nella frutticoltura, parola sconosciuta in Sardegna (basta fare un salto al supermercato sotto casa e vedere, anche in questi giorni, arance e pomodori provenienti dalla Spagna, limoni da Israele, mele dal Trentino, pere dall’Argentina, uva dal Cile per non parlare dei fagiolini dal Marocco e dei meloni dal Costarica: per gli scettici visitare i market anche qui in Ogliastra, Lanusei o Tortolì poco importa. Nulla cambia a Sassari e Cagliari, anzi).

Dopo il “Frutteto Gennargentu” di Stefania Sulis, Massimo Seoni, Stefano-Fabio e Pierangelo Cabiddu nella zona di Donnu Piricu, ecco sorgere un altro meleto e un altro ciliegeto familiare, con Antonella Pili (24 anni, studia Medicina a Sassari) e il fratello Andrea, 28 anni, perito agrario. Hanno impiantato due ettari per produrre mele di tutti i tipi e ciliege di montagna. «In mancanza di lavoro ci salva la terra», dice Andrea. «E da quest’anno entreremo in produzione con contratti già firmati».

I pionieri del “Frutteto Gennargentu” sono più che soddisfatti. «Nei terreni dati dal Comune abbiamo impiantato tre ettari a mele e uno a ciliegie, l’anno scorso abbiamo potuto vendere le mele un euro al chilo, un prezzo adeguato – dice Pierangelo Cabiddu. La valutazione è stata alta perché anche nella grande distribuzione hanno potuto accertare che la nostra frutta è totalmente priva di pesticidi. Il prodotto è buono perché nasce sotto il Gennargentu». Perché la scelta della campagna? «Perché non c’è altro, ma anche perché preferiamo vivere nel nostro paese. Ci sono gli affetti della famiglia e degli amici, non è poco». E il reddito? Massimo Seoni: «Non sono tempi di vacche grasse e bisogna anche sapersi accontentare. Con la frutta riusciamo a mettere da parte qualche risparmio. E poi ho avuto un grande orgoglio: aver visto le mele made in Villagrande scalzare quelle che arrivavano da altre parti del mondo, dovremmo solo produrre di più. È possibile se i giovani tornano alla terra e se la terra un reddito lo garantisce». Andrea Pili: «L’accostamento non piace ma la sfida è industrializzare l’agricoltura senza ogm. Da noi è possibile, l’ambiente garantisce genuinità».

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