La Nuova Sardegna

Il mistero della Resurrezione “itinerante”

Il mistero della Resurrezione “itinerante”

L’opera di Piero della Francesca fu dipinta altrove e trasportata successivamente a San Sepolcro

23 novembre 2016
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SAN SEPOLCRO. La straordinaria Resurrezione di Piero della Francesca, opera iconica del maestro quattrocentesco e simbolo di San Sepolcro, non fu dipinta sulla parete della Sala dei Conservatori della Residenza, l'antico palazzo del governo (oggi sede del Museo Civico) dove si trova ora e dove faceva bella mostra di sé già a metà Cinquecento.

«Ora ne siamo certi, fu dipinta altrove e poi trasportata qui», annuncia Cecilia Frosinini, direttore del settore Conservazione dipinti murali dell'Opificio pietre dure di Firenze e responsabile del progetto di restauro avviato due anni fa. Si tratta, spiega la studiosa, «di un trasporto a massello, probabilmente il primo in età moderna, realizzato peraltro con una tecnica diversa da quella che conoscevamo e che poi impiegò il Vasari». Ora però è giallo sulla collocazione originale del capolavoro e sui motivi del suo spostamento. Un'esperta archivista, anticipa la storica dell'arte della Soprintendenza di Arezzo Paola Regeni, sta studiando gli archivi a caccia di soluzioni.

Avviato due anni fa, grazie a fondi del comune di Sansepolcro e soprattutto al generoso contributo di un privato, Aldo Osti, ex dirigente della Buitoni oggi in pensione che ha donato 100 mila euro per la salvezza del dipinto, il lavoro del team di esperti guidati dall'Opificio delle pietre dure si concluderà entro il 2017. Ma già ora l'opera di pulitura affidata alle abili mani di Paola Ilaria Mariotti (Opificio) e Umberto Senserini (Soprintendenza di Arezzo) ha riportato alla luce i suoi colori, esaltando la magnificenza della pittura che per Vasari era «la più bella» tra le tante di Piero, e che agli inizi del Novecento l'inglese Aldous Huxley, definì la «più bella del mondo». Tra le scoperte, insieme alla conferma che il dipinto è stato spostato, anche quella che non si tratta di un affresco, bensì di una tecnica mista «molto particolare» che alterna alcune parti realizzate con la tecnica dell'affresco ad altre «in cui si vede bene che usa i colori sul muro a secco».

Una tecnica che secondo gli esperti, Piero della Francesca, «grande sperimentatore» avrebbe usato consapevolmente, «forse per ottenere effetti pittorici più vicini alla tavola».

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