La Nuova Sardegna

Il volo magico di En?gma nell’isola

di Andrea Musio
Il volo magico di En?gma nell’isola

Oggi e domani incontri per il cd “Indaco” a Cagliari e Olbia «Sono tornato per la qualità della vita e i rapporti veri»

26 ottobre 2016
4 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Il suo nuovo disco è uscito solo da una manciata di giorni e subito è diventato un successo. Non vi era alcun dubbio che “Indaco”, il secondo lavoro sulla lunga distanza del rapper sardo En?gma, sarebbe stato un exploit sotto diversi punti di vista. Marcello Scano, questo il nome registrato all’anagrafe di Olbia, sarà nell'isola, oggi e domani, per due appuntamenti “instore”, ovvero due incontri interamente dedicati ai fans in cui sarà possibile farsi autografare i cd, fare foto e rivolgergli delle domande. Questo pomeriggio, dalle 15, sarà nella Libreria Feltrinelli di Via Paoli a Cagliari mentre domani, alla stessa ora, ad ospitarlo sarà ancora la Libreria Feltrinelli all’interno dell’Aero Club dell’Aeroporto Costa Smeralda di Olbia. Una scatola magica con diverse chiavi di lettura che cambiano a seconda della prospettiva. Nelle dodici tracce (undici in realtà) che lo compongono c’è molto di più di musica e parole. C’è racchiusa passione, poesia, dolcezza e crudeltà. C’è ancora cultura attuale, New Age ed antichissima che parla di Maya, Inca e Maori, ci sono la vita e la morte. La schiettezza e la fermezza delle scelte radicali di cambiamento in diverse sfere della propria vita. Decisioni che permettono di affermare senza indugio che En?gma ha spiegato le ali. Vola alto e “Indaco” ne è la prova.

Comè stato il ritorno e l’abbandono della scuderia Machete, fondata insieme a Salmo, Hell Raton e DjSlait?

«Ho vissuto a Milano per circa sei anni, inizialmente per via dello studio e per la mia crescita artistica. La decisione di tornare a vivere a Olbia è stata dettata da scelte personali. Certamente le pubbliche relazioni sono più semplici da tenere in città come Milano tuttavia ho preferito dare un peso maggiore alla qualità della vita, la genuinità dei rapporti e l’umanità tra le persone. Dal mio punto di vista, in certi ambienti, erano poco reali e valeva più la convenienza. Certamente non ho intenzione di fossilizzarmi. L’intenzione è quella di fare delle esperienze all’estero. Ho viaggiato parecchio nella mia vita però poco per lavoro. Ora è giunto il momento. In ogni caso vivere a Olbia non significa essere isolati da resto del mondo. Con Internet posso svolgere il mio lavoro quindi non è veramente importante dove mi trovo».

Tornare in Sardegna è stata una boccata d’aria fresca e fonte di ispirazione?

«Tutto il disco è stato fatto in Sardegna, dal concepimento alla registrazione. Il mio approccio alla musica, ma anche alla vita, è tornato a quando ero al liceo, con una consapevolezza tecnica maturata attraverso le varie esperienze. Ho avuto modo di creare e raffinare il mio studio in casa. Olbia d’inverno può offrire poco o nulla... L’importante è trovare la propria dimensione. Non è cambiata tanto negli ultimi anni. Bisogna avere la predisposizione a viaggiare con la mente, fantasticare e scrivere... Questo non mi manca di certo».

Le tematiche dei testi fanno di “Indaco” un disco mistico e spirituale?

«E’ il modo di elaborare i miei pensieri e buttarli giù, scriverli, interiorizzarli ed elaborarli prima di farne delle canzoni. Sono sempre stato un fan della mia lingua mi piace esprimermi con un vocabolario ricercato in maniera spontanea non certo ossessiva e innaturale. Per me è sempre stato così, sin da ragazzino, il mio è un linguaggio forbito. L’italiano è una lingua molto speciale eppure nel mio genere musicale viene preferito lo slang americano perché può fare più presa ed è più facilmente messo in rima».

Non solo il ritorno a Olbia e la decisione di gestire personalmente tutte le fasi del disco ma anche il divorzio con la Machete?

«Ci sono matrimoni che durano una vita poi qualcosa si rompe e si decide di prendere strade diverse per il bene di entrambi. Se viene a mancare la passione e le idee sono troppo differenti bisogna fare una scelta. La mia è stata quella di allontanarmi senza essere impulsivi ma in modo maturo e ponderato, non era necessario sollevare inutili polveroni. Certamente non è stato semplice e indolore perché sono stato li a farla nascere e crescere. Sono sicuro che la loro strada continuerà in maniera prosperosa così, naturalmente, la separazione gioverà anche me».

Nel cd c’è anche un pezzo di Sardegna?

«Già, Lula. Lo ritengo un brano anarchico perché si discosta completamente dal mio “modus operandi”. Sono appassionato di cinematografia, di filosofia e di letteratura nonché di correnti new age. Mi piace fare mie queste storie. Ho trovato l’ispirazione mentre leggevo un libro, “Sardegna giallo e nera” (Gianmichele Lisai – Newton Compton edizioni, 2013). Al suo interno ci sono tante storie e tra loro i riferimenti a Lula e ai suoi quindici anni di anarchia».

In Primo Piano
Il funerale

«Il nostro Stefano torna a casa»: all’ippodromo di Sassari la camera ardente per il giovane fantino

Le nostre iniziative