La Nuova Sardegna

Benigni: «Il prossimo film sarà pieno di allegria»

Il comico alla Festa del cinema: «Noi a cena con Obama, poi si è intrufolato Renzi» «Avremmo voluto fare con Troisi il seguito di “Non ci resta che piangere”»

24 ottobre 2016
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ROMA. «Come si fa a dire no a Obama, ho dovuto rimandare l’incontro qui perché avevo una cena da lui. Cosa è successo? Ho fatto una fila alla Casa Bianca, che però era rossa e verde, e abbiamo atteso Obama come se fosse l’imperatore Adriano che ti invita a cena. Alla cena c’erano anche Sorrentino e Nicoletta Braschi, e poi si è intrufolato Matteo Renzi».

Alla Festa di Roma è il giorno di Roberto Benigni, che chiude la kermesse e non lesina battute, applauditissimo. Ospite degli Incontri ravvicinati, il regista premio Oscar ha intrattenuto il pubblico per oltre un’ora e mezza parlando del suo rapporto con il cinema, dei suoi film, delle “relazioni straordinarie” avute con papa Wojtyla e papa Francesco, per poi annunciare il desiderio di fare un prossimo film «che sarà pieno di allegria». Obama, confida serio, «è un presidente straordinario». «Alla fine me lo sono abbracciato - racconta- e ho saputo che sua figlia è innamorata de La vita è bella. Dopo il discorso, lui è sceso dal palco e mi ha abbracciato a sua volta». Dal presidente Usa, al suo rapporto con la religione e i papi: «Io sono uno di quelli che dice “credo in Dio ma non so se c’è”. Una cosa che salverebbe la vita a tante persone. Con Wojtyla, che chiamavo Wojtylaccio, mi fecero un processo e un milione di multa, ma poi quando il Papa vide che La vita è bella aveva vinto l’Oscar, volle vedere il film con me».

Comunque, vedere un film vicino al Papa, come è capitato a me, è una cosa impressionante». Wojtyla, ma anche Papa Francesco, che, racconta, lo ha chiamato casa alle otto di mattina dopo aver visto I dieci comandamenti in tv: «Gli dissero che stavo dormendo e se poteva richiamare il giorno dopo. Cosa che lui fece: potete voi immaginare un papa al quale viene chiesto di richiamare?».

Da La vita è bella, film con cui ha vinto l’Oscar, sono passati 19 anni: «Fu allora per me un trionfo d’amore, volevo mettere un corpo comico in una situazione estrema». Tanti elogi poi da parte dell’attore e regista toscano, che giovedì compirà 64 anni, a Federico Fellini che descrive come «una vetta dell’arte moderna, un Kafka, uno Stravinsky, un Picasso, il più grande regista del ’900». Ma nel suo racconto appassionato c’è spazio per tanti grandi del cinema, a partire da Massimo Troisi, che descrive come un uomo «con un senso tragico della vita». Il suo primo film da spettatore, racconta, è stato Ben Hur: «Ma va detto che l’ho visto al contrario – spiega –. La mia famiglia era povera in maniera mitica. Quando andammo la prima volta al cinema, non avendo i soldi, guardammo da dietro lo schermo».

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