La Nuova Sardegna

Architettura, l’antica Sassari ritrovata in un disegno del Seicento

di Sandro Roggio
Il progetto del Collegio nuovo
Il progetto del Collegio nuovo

Tesoro scoperto in un prezioso libro conservato nella Biblioteca dell’Ateneo. L’edificio progettato dai Gesuiti divenne in seguito la sede dell’Università

23 ottobre 2016
5 MINUTI DI LETTURA





È passato un po’di tempo da quando Antonella Panzino, archivista della Biblioteca universitaria di Sassari, mi mostrava uno strano libro di architettura proveniente dal “Fondo Gesuiti”. Era stato trovato per caso (anni Novanta del secolo scorso) nella vecchia sede in piazza Università, in un locale interdetto all’uso. Poi restaurato e collocato tra i libri rari. Mi faceva notare la presenza di una serie di fogli disegnati oltre alle pagine stampate. Difficile farci caso: un volume con copertina, com’era stato confezionato 3-400 anni fa, sottintende un contenuto omogeneo; e solo pochi sanno distinguere i segni lasciati sulla carta dal torchio calcografico da quelli di una penna. Solo chi è messo sull’avviso può cogliere la differenza; e interrogarsi sui disegni. Perché le stampe sono in genere facilmente classificabili. Ovvio che quelle carte siano state ritenute inseparabili dai gesuiti. Lo stesso argomento di riguardo: l’architettura necessaria al consolidamento identitario della Compagnia, alla sua politica culturale-religiosa. Visione e organizzazione verticista, diffusione del messaggio ovunque possibile: in ogni regione, e pure in Sardegna dalla seconda metà del Cinquecento, con la presenza di addetti alle fabbriche. E anche a Sassari quei disegni, di diverse mani, certificano l’impegno stabile della Compagnia secondo gli indirizzi provenienti dal Consiliarus aedificiorum intransigente sulla qualità dell’architettura.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.14299046:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.14299046:1653426112/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

INCISIONI E DISEGNI PREZIOSI. A un esame successivo è apparso chiaro il contenuto del volume. In massima parte costituito da incisioni, vedute di Roma, importanti ma reperibili nel mercato antiquario. Soprattutto appartenenti al primo tomo della raccolta di architetture a cura di Pietro Ferrerio, e alcuni al secondo tomo compilato da Gio Battista Falda (stamperia “alla Pace” di Gio Giacomo De Rossi). Ma ci sono stampe di altri autori,tra i quali spicca Giovanni Maggi, buon disegnatore di monumenti nel XVII secolo.

La sorpresa è però in appendice all’album. Una trentina di fogli inseriti senza un ordine riconoscibile: rilievi e progetti di edifici ancora da identificare e localizzare, redatti tra Cinque e Seicento da autori esperti, come si capisce dai dettagli. Ma attenzione: i fogli, di misure variabili e in genere ripiegati per contenerli nel volume, sono frammenti. Ritagli di carte più grandi, forse danneggiate dall’uso in cantiere e dal tempo. Nello sfondo la preoccupazione di chi ha composto il fascicolo, verosimilmente nel. Settecento, di non disperdere il materiale superstite e renderlo consultabile. Questo non esclude che la meritoria iniziativa possa avere provocato il sacrificio di parti deteriorate, di margini scartati perché in apparenza irrilevanti. Circostanza avvincente che non deve distogliere l’attenzione dal valore dei documenti da sottoporre all’esame minuzioso di più studiosi. E non è escluso che possa dare esiti interessanti, dato che i disegni potrebbero essere degli architetti presenti a Sassari dalla seconda metà del Cinquecento: Giovan Domenico de Verdina, Giovan Maria Bernardoni, Fernando Ponce. Elaborati che riguardano anche lavori non localizzati a Sassari (sono quasi certo: c’è una parte del progetto della cappella Brunengo nella chiesa di Santa Croce a Cagliari).

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.14299045:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.14299045:1653426112/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

LA SCOPERTA. Nel frattempo abbiamo fatto un tentativo (con Gianvito Passaghe); una prima ricerca di frammenti compatibili selezionandone tre; con i quali è stata ricomposta l’immagine qui riprodotta. Certamente riferibile al Collegio Nuovo di Sassari (oggi sede del Rettorato), i cui lavori sono iniziati dopo il 1611 incorporando il tratto di mura in Corte Boneta.

Nel disegno la pianta di un’ala del piano terra: una ragguardevole parte del progetto, presumibilmente concluso nel 1610, per realizzare la nuova Casa dei gesuiti per ospitarvi la futura sede universitaria, la prima dell’isola. La incompletezza del disegno lascia insoddisfatte molte curiosità: un peccato quella legenda senza tutti i riscontri nella planimetria in origine estesa sino alla “Torretorondola”, menzionata così insieme a una “Torre de municion”. E non agevola l’interpretazione del corpo verso la Porta Nuova come sarà nel 1616 su richiesta dei gesuiti. Ma dal confronto con altri documenti si possono chiarire aspetti inediti del lungo processo costruttivo.

LA GALLERIA. Ad esempio riguardo al chiostro, sei pilastri per lato nel progetto del Seicento, l’assetto curiosamente riproposto nella disinvolta riforma novecentesca. Circostanza singolare perché nella seconda metà del Settecento la “galleria o sia portico” è ancora “da fabbricarsi” con cinque pilatri (nello schizzo allegato al rapporto del vescovo Viancini), e cinque sono indicati nel rilievo del primo Ottocento. Il valore documentario del disegno è notevole, perché potrebbe trattarsi del più antico progetto di una porzione della città (a parte quello di Rocco Cappellino per la fortificazione, in una scala minore). Importante riscontro della serie di previsioni dei tre interventi dei gesuiti a Sassari (anche se sarà opportuno esplorare con più cura le carte dello strano libro).

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.14299048:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.14299048:1653426112/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

ARCHITETTURA AMBIZIOSA. Il disegno è ben più di uno schema (sono già indicate alcune soluzioni strutturali) a conferma del rigore moderno dei progettisti gesuiti. Aiuta a saperne un po’di più di un’architettura ambiziosa (nota grazie agli studi di Raimondo Turtas, Marisa Porcu Gaias, Antonello Mattone), fondamentale per la formazione delle maestranze impiegate nella costruzione delle città dell’isola nei successivi decenni. Tutto fa ritenere, soprattutto i documenti pubblicati da Turtas, che la mano sia di Fernando Ponce (1560-1624), a Sassari nel 1599 per un paio di anni, e poi dal 1609 (con la carica di provinciale e di visitatore).

Dopo il 1611 impegnato con determinazione nella difficile impresa edilizia che comprendeva una chiesa; "muy entendido" di architettura – secondo Francesco Vico –; giudizio del 1639, acquisito quando della vicenda c’erano testimoni diretti. Poche le notizie sul gesuita sivigliano, studi di filosofia e teologia. Nessuna traccia di lavori da architetto svolti fuori da Sassari, per cui è stato sollevato qualche dubbio sul ruolo assunto nella costruzione del Collegio, comunque di grande rilevanza, pure con riguardo alle scelte costruttive e stilistiche tra innovazione e tradizioni locali. Per questo è verosimile che sia l’autore del disegno ritrovato.

In Primo Piano

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative