La Nuova Sardegna

Viaggio per immagini nel cuore di un’isola

di Giacomo Mameli
Viaggio per immagini nel cuore di un’isola

“La devozione in Barbagia” e “Sacro e profano in Sardegna”: due libri fotografici di Maria Carmela Folchetti

09 ottobre 2016
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I due libri fotografici di Maria Carmela Folchetti, “La devozione in Barbagia” e “Sacro e profano in Sardegna” (sulla Settimana Santa e sul Carnevale) sono stati presentati mercoledì scorso nell’auditorium della Fondazione di Sardegna a Cagliari. Con l’autrice sono intervenuti il presidente della Fondazione Antonello Cabras, il giornalista-fotografo Enrico Pinna e il critico etnologo Luca Murgianu. I due volumi sono stati entrambi pubblicati da Imago.

E vanno proprio viste queste fotografie, la maggior parte a colori, altre (forse le più belle) in bianco e nero che documentano come mai finora era stato fatto quattro feste clou della Barbagia: la festa di San Francesco di Lula, quelle tutte nuoresi di Nostra Signora delle Grazie e del Redentore. E poi ventun pagine sul Monte Ortobene. Sfogliando, vi sembra di camminare fra i graniti, di toccare con mano il muschio sulle pietre sui tronchi degli alberi, le chiome dei lecci e le sagome di quelle pietre che sono sculture naturali e che incantano come quelle di Henry Moore sulla fortezza di Firenze con vista sulla cupola del Brunelleschi. Pietre che sembrano toccate dalle mani e dal genio di Pinuccio Sciola perché parlano, sono pietre antropomorfe, animate, in mezzo agli ombelichi di Venere, gli insetti sulle corolle dei fiori, il sughero di querce secolari. Ma queste sensazioni non ve le trasmette una fotografia qualunque. No. Bisogna avere dentro la stessa spiritualità che è nella natura. E che è nell'animo e nella professionalità di Maria Carmela Folchetti, scrittrice e poetessa di immagini. In quel Monte – che per Nuoro vale quanto il Sinai, quanto l’Everest, quanto i canyon del Colorado – voi ritrovate “quasi un istmo diventando altopiano” come aveva scritto Salvatore Satta. O ci ritrovate rocce «slanciate sottili come un obelisco» secondo l’immagine di Grazia Deledda che si perde «nella contemplazione dei solenni orizzonti». Del resto non è l’orizzonte, il cielo, il tramonto, i tramonti di Nuoro il desiderio più vivido nell'intelletto fotografico della Folchetti? Non è stata questa donna figlia d’arte a voler immortalare «il tramonto di Nuoro» che non è quello del «declino economico» ma risiede proprio in «quelle luci che solo chi ha Nuoro nell’anima» sa interpretare leggere? Il sole che va tuffarsi dietro i monti, come li tratteggia i contorni di Orune, e quelli verso Orgosolo, e il Corrasi montagna incantata? E Nuoro non assomma a sé tutti questi luoghi barbaricini dell’anima?

E poi le feste della fede. I volti delle donne, le candele a schiera, mani giunte anche con una tazzina di caffè sopra il rosario, i volti dei componenti la Schola Cantorum con «i figli dell'isola canora che sbucano a ciurme, a frotte, a centinaia, a migliaia», la consegna degli ex voto. Ancora il gioco della morra, la messa all'aperto, la predica del vescovo, senza citare i colori dei costumi maschili e femminili.

Poi il doppio volume sulla Settimana Santa e sul Carnevale. Con Chiara Solinas che sottolinea «la consapevolezza di vivere una fase di passaggio e di rinnovamento interiore». Anche qui sono le immagini a parlare, a testimoniare storia e fede, antropologia e liturgia, passato e presente perché Folchetti è una segugia dell’obiettivo, va a vedere i fatti, prima li studia e poi li decripta, fa loro la risonanza magnetica, infine usa la macchina fotografica. E si vede che le foto sono pensate non improvvisate. Sono click meditati, talvolta anche sofferti e patiti, talaltra gioiosi.

Che dire del carnevale? Basti un dettaglio, quello dell'orso di Fonni raccontato da Carmelo Spagnuolo: «S'urthu si ribella ai suoi padroni, Sos Buttudos. Primi piani con un nero profondo dal quale emerge prepotentemente il rosso acceso all'interno delle bocca spalancata dell’orso che, con il suo ghigno feroce e fiero, tenta disperatamente di riconquistare la libertà». Perché alla fine «lo scontro fra uomo e natura si risolverà a favore dell'uomo». Per chiudere, pensando ai tormenti politico-economici di questi giorni: «Nel caso dell’orso di Fonni la libertà viene riconquistata purtroppo per poco mentre, per questa sincera artista, Maria Carmela Folchetti, la liberà è un bene troppo prezioso, da riconquistare furiosamente ogni giorno».

In questi volumi ci sono certo le immagini di una fotografa di talento. Ma c'è la storia dell'isola (Marina Moncelsi tutto documenta nei dettagli). C’è la fede religiosa dei credenti e la passione civili dei laici. C'è la Sardegna che le sue tradizioni vuol trasmettere al mondo. Perché – lo scrive la Folchetti – occorre «contribuire alla formazione di una coscienza identitaria utile ad arginare il disorientamento delle giovani generazioni».

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