La Nuova Sardegna

Le migrazioni, umanità in movimento

Oggi a Zuri una tavola rotonda con Adriano Prosperi e Carla Cantone. Una ricerca sull’emigrazione sarda in Europa

23 settembre 2016
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GHILARZA. Oggi alle 18 al museo di Zuri la storica belga Anne Morelli, il professore emerito della Normale di Pisa, Adriano Prosperi, la segretaria nazionale Cgil e del sindacato europeo Carla Cantone, la ex parlamentare europea e attuale vicesindaco di Boussu, Giovanna Corda, sono chiamati a riflettere sulle migrazioni di oggi e a ricordare quella in Belgio con la quale cominciò nel 1946 la grande emigrazione italiana e sarda del secondo dopoguerra.

È la conclusione della serie di iniziative pubbliche nel Barigadu (altre due sono previste a Macomer e a Sedilo) per ricordare i 70 anni dagli accordi “Uomini contro carbone” fra il governo belga e quello italiano, che portò nelle miniere fra Genk, Mons, Charleroi molte decine di migliaia di sardi, a centinaia da alcuni paesi fra i quali appunto nel Barigadu e nel Mandrolisai, Samugheo, Ardauli, Sorradile, Teti, Austis.

L’associazione Paesaggio Gramsci lavora da mesi con i comuni della sponda orientale del Tirso a ricostruire i dati, e a raccogliere le storie delle decine di minatori ancora viventi, e dei familiari che spesso li seguirono in Belgio.

Della ricerca negli archivi dei comuni parlerà a Zuri il coordinatore Martino Contu (Università di Sasari), con la sociologa Mariantonietta Cocco (Università di Sassari) e la presidente del Fai Sardegna, Maria Antonietta Mongiu, nella tavola rotonda coordinata dal giornalista Umberto Cocco nella quale si affronterà anche il tema della immigrazione di oggi in Sardegna.

Un estratto dalla lunga video-installazione con le interviste a oltre venti minatori e ad altrettanti familiari, vedove, figli, nipoti, introdurrà il convegno di Zuri.

Sono i racconti (raccolti da Simone Cireddu e Barbara Pinna) della vita difficile e dura nei pozzi e nelle baracche sulla superficie: «Un lavoro come i topi, in mezzo alla polvere» (Basilio Patta, Samugheo). Nudi, neri di una poltiglia di sudore e polvere di carbone, curvi in cunicoli di 40-70 centimetri e con il “motopicco” in mano.«Strisciavamo come serpenti» (Sebastiano Frongia, Samugheo).Eppure Cosimo Carta, 97 anni, di Ardauli, dice: «Era un divertimento».

Le donne ricordano una storia di emancipazione, persino le baracche che erano servite come campi di detenzione per i prigionieri dei nazisti avevano comodità sconosciute nelle case di paglia e fango e pietrame della Sardegna, il riscaldamento con il carbone offerto gratis, un altro mondo rispetto allo stare abbracciato alle capre per tenersi al caldo nell’ovile delle campagne di Austis. Michele Pinna (Sindia), ricorda che la moglie «ha pianto tre mesi quando siamo arrivati in Belgio, e sei mesi quando siamo rientrati in Sardegna».

L'insieme delle interviste finirà nelle biblioteche del territorio, e la ricerca sarà pubblicata nei prossimi mesi.

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