La Nuova Sardegna

Freeman e Faraò: tributo a Elvis Jones

Giganti jazz per la seconda giornata di Musica sulle Bocche Favata: «Chico ha dato un impulso vitale alla mia musica»

28 agosto 2016
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SANTA TERESA GALLURA. Antonio Faraò suona il pianoforte come un treno, porta con se emozioni ed energia e Chico Freeman, un gigante del sassofono jazz dal canto suo con la sua spiccata sensibilità per la melodia non è da meno.

Un successo, la seconda giornata dell’International Jazz Festival Musica sulle Bocche. Una sequenza di brani atta a costituire una sorta di viaggio, un percorso tortuoso che lascia col fiato sospeso tra salite e discese e la melodia sempre in primo piano. Un pubblico esigente ed attento di circa mille persone, pienamente soddisfatto della performance che ha visto affiancati due mostri sacri del jazz. Appare chiara da subito la sintonia fra i due così come nella sezione ritmica composta da Martin Gjakonovski al contrabbasso e Vladimir Kostadinovic alla batteria. due ore di performance fra composizioni originali, tributi e momenti di improvvisazione. Una esibizione scintillante che ha preso il via con il tributo al grande Elvin Jones. “EJ’s blues” con la quale la band al completo da prova di se e da subito si è capito il livello di quella che sarebbe stata l’intera esibizione. Sempre su alti livelli, con estrema naturalezza ed una energia contagiosa in grado di coinvolgere il pubblico che ha gremito la Piazza santa Lucia dove si è svolta la serata organizzata da Jana Project. Visibilmente emozionato Enzo Favata, direttore artistico del festival, nel presentare la serata. «Chico Freeman – racconta – ha dato un impulso vitale al mio modo di interpretare la musica. Quel disco di trentaquattro ani fa, “Tradition in transition” (Elektra/Musician Records) mi ha fatto capire che il jazz è in costante evoluzione. Questa è la strada che ho intrapreso grazie a Chico Freeman». Emozione che non è passata inosservata neanche quando lo stesso Favata è stato invitato sul palco ed eseguire, insieme al quartetto, due brani “Around Phrygian” e “Black inside” di Faraò la prima e di Freeman la seconda.

E’ stato invece dedicato alla tradizione, il set delle 19 al Santuario di Buon Cammino. Un live a metà tra il sacro e il profano per il il Coro a Cuncordu di Cheremule con il concerto polifonico a cinque voci (Leonardo Pittalis – ’oghe, Luigi Chighine e Luigi Sanna, - mesa ’oghe, Antonio Zara – contra e Giovanni Pisanu – basciu). Nonostante numerose esecuzioni durante le messe, quella di venerdì è stata per il Coro la prima e vera apparizione avanti ad un pubblico accorso per l’occasione.

Un set suddiviso in due parti. All’interno della chiesetta campestre con i brani in latino dedicati alla musica sacra della Sardegna, tra i quali “Domine Jesu Christe”, “Deus ti salvet Maria” e “Gosos de s’Assunta” e la seconda, all’aperto, nello spazio antistante immerso nell’ombra degli ulivi secolari, con canti di Natale, Pasqua e festività laiche in generale.

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