La Nuova Sardegna

Capossela, “Polvere” di poesia nella notte di Cagliari

di Andrea Musio
Capossela, “Polvere” di poesia nella notte di Cagliari

Applausi per il cantante nell’unica data del tour in Sardegna: «Una terra bella e aspra come l’Irpinia dei miei genitori»

01 agosto 2016
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CAGLIARI. Energia e poesia in quasi tre ore di spettacolo davanti a oltre di mille persone. Un Vinicio Capossela in piena forma, venerdì sera ha messo in scena l’unica tappa isolana del tour estivo “Polvere” con le nuove e vecchie composizioni e gli ospiti Riccardo Pittau, Benito Urgu e i Boes e Merdules di Ottana.

“Polvere” prende nome della prima parte del doppio cd “Canzoni della Cupa” licenziato poco più di due mesi fa. Tenute nel cassetto per tredici anni, le sedici canzoni che lo compongono sono state, quasi per intero, registrate a Cabras pur essendo incentrate sulla cultura e la tradizione agricola dell’Irpinia, terra natia dei suoi genitori. Canti e musiche popolari prese in prestito da piccoli villaggi delle zone più interne in un territorio, come dice lo stesso Capossela «aspro e spigoloso che in qualche modo mi ricorda la Sardegna alla quale sono molto affezionato». Di certo non poteva mancare un omaggio, proprio alla nostra isola, con la canzone “Componidori” inserita però nel secondo Cd “Ombre” dedicato invece alle figure del folclore. «L'idea originaria di questo brano è nata nel 2003 insieme alle canzoni di “Polvere” ma al contrario di quelle ho voluto registrarla nuovamente a Tucson, in Arizona insieme ai Calexico». Mentre le parole raccontano le gesta e le emozioni de Su Componidori, la musica richiama le colonne sonore dei film western, alcuni dei quali girati a pochi chilometri di distanza nel villaggio di San Salvatore. «Secondo me - - racconta Capossela - questa è una figura esemplare del patrimonio folloristico del mondo intero Fare di quell’uomo, eletto dalla comunità, un Dio per un giorno solo. Guarnirlo di fiori e grazie alla sua abilità, cercare di assicurarsi la buona fertilità della stagione, per poi, il giorno dopo, tornare ai bassi istinti. La vecchia storia di carnevale che ogni anno deve crepare, o meglio, si innalza un Re che finisce ubriaco e poi viene bruciato. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, la vicinanza con San Salvatore ha influito, ma non dimentichiamo che l'Irpinia ha dato i natali a Sergio Leone. In entrambi i casi, nel film western come nella Sartiglia, c'è una resa dei conti. L'uomo che deve infilare la stella come fosse un duello. Mentre nel film si ferma li, al duello, nel Componidori abbiamo una storia di cultura millenaria e dietro quello stocco, c'è un rito di fertilità, ci sono le messe, la vestizione, c'è insomma uno spessore ed una profondità che la frontiera americana non ha ma, in entrambi i casi, serve a dare quel tono di ampiezza ed epicità. Ci vedo un accostamento anche dal punto di vista della vastità del territorio. Quando vedo il Rio Grande penso alla Sardegna. Questa e quella zona mi hanno sempre evocato una “specie di Messico”. Là dove si ergono le rovine delle città precolombiane, le accosto ai maestosi insediamenti nuragici».

In questo lavoro Capossela ha dato grande importanza alla figura femminile. «La terra è femminile, tutto ciò che genera è femminile - sottolinea il cantautore - Il patrimonio della canzone popolare, da cui molte di queste canzoni sono ispirate, trae linfa vitale da questo mondo. L’elemento generante di gran parte del canto, delle storie i paese, erompe in tutte le sue forme. Dal desiderio carnale al lutto, alla festa ma anche dell'insulto e al tradimento».

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