La Nuova Sardegna

«Realizzeremo l’utopia di Pinuccio»

di Luciano Onnis
«Realizzeremo l’utopia di Pinuccio»

A San Sperate è nata la Fondazione Sciola per promuovere la memoria e i progetti dell’artista

23 luglio 2016
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SAN SPERATE. Sarebbe dovuta nascere ufficialmente la mattina del giorno in cui è venuto a mancare nel suo lettino d’ospedale, con tanto di notaio prenotato per la stipula dell’atto costitutivo. Pinuccio Sciola ha assistito ieri dall’aldilà alla nascita di quella che era un’aspirazione che coltivava da tempo e che faceva parte dei suoi progetti più immediati, al pari della realizzazione di quella che lui stesso definiva “un’utopia”, un museo a cielo aperto lungo tutta la strada statale 131 con sculture di artisti sardi e anche internazionali che uniscano un’intera isola.

Questo suo secondo (o forse primo) sogno era la “Fondazione Sciola”, istituzione deputata a promuovere la memoria e il messaggio d’arte che gli appartenevano e che ha lasciato in eredità all’umanità intera. Ieri mattina, davanti al notaio, i figli Tomaso, Chiara e Maria (che saranno rispettivamente presidente, vicepresidente e direttore) hanno stipulato l’atto di costituzione della Fondazione sognata dal loro padre e poi l’hanno presentata nell’aula consiliare del comune di San Sperate alle autorità civili regionali e a numerosi amici di Pinuccio che non sono voluti mancare all’evento anche a costo di attraversare l’intera Sardegna nella torrida giornata di ieri.

Trattenuti a Cagliari da altri inderogabili impegni istituzionali, il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e il rettore dell’Università di Cagliari, Maria del Zompo, hanno delegato a rappresentarli i loro vice, l’assessore Raffaele Paci, e il pro rettore Francesco Mola. Collegato invece via Skipe il giornalista Giovanni Floris, il cui papà (e lui stesso) erano fraterni amici dello scultore sansperatino. Dopo un breve saluto del sindaco rigorosamente in fascia tricolore, Enrico Collu, è stato Tomaso Sciola a fare i doveri di casa, spiegando senza tanti fronzoli il perchè della Fondazione e gli obiettivi. «E’ l’aspirazione di Pinuccio (non ha mai detto “mio padre”, chiamandolo solamente con il suo nome) che si avvera – ha esordito Tomaso –, vedere ancora una volta tanta gente partecipare a una iniziativa che lo riguarda conferma ulteriormente quanto interesse e affetto ci fosse attorno a lui». Tre, dunque, i principali obiettivi su cui si concentrerà da subito la Fondazione: trasformare la casa di Pinuccio in un museo che offra a chiunque la possibilità di attraversare le origini, la forza e la geniale semplicità del mondo dello scultore (e non solo); realizzare una scultura lunga 240 chilometri che unisca tutta la Sardegna attraverso l’integrazione; proseguire nei percorsi formativi di studenti e artisti internazionali attraverso lo spirito della scuola “anticlassica e antiaccademica” che Pinuccio professava. Sarà inoltre iniziativa della Fondazione avviare il censimento delle sue opere, la catalogazione dei suoi documenti, la prosecuzione degli studi sull’opera scultorea e la realizzazione di mostre e convegni finalizzati alla più ampia attività di promozione culturale. Il tutto tenendo sempre a mente quella che Pinuccio chiamava la sua missione: ricreare un nuovo rapporto con la natura, con il lavoro, l’amore, il suono delle pietre, il rispetto dell’ambiente. “Guardandoci negli occhi”, puntualizzava sempre Sciola. «Vogliamo trasmettere il messaggio di Pinuccio oltre Pinuccio – ha detto la figlia Chiara –, con l’apporto di tutti. La sua casa era sempre aperta a chiunque, continuerà ad esserlo». Da parte sua, l’Università farà la propria parte, come assicurato dal pro rettore Mola: «Ci mettiamo al servizio della Fondazione per rendere immortale ciò che purtroppo la biologia ci ha fatto mancare togliendoci Pinuccio».

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