La Nuova Sardegna

Corsa per la fede, i fanti di San Costantino

di Maria Antonietta Cossu
Corsa per la fede, i fanti di San Costantino

Ieri mattina a Sedilo festa per l’Ardia a piedi: trecento corridori a tutta velocità nella discesa di Su Frontigheddu

18 luglio 2016
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SEDILO. Una comunità in festa ha ispirato l’ultimo capitolo dell’Ardia 2016. La moltitudine di gente che ieri ha corso lungo i pendii di Monte Isei ha consegnato agli annali l’ ennesima attestazione di fede verso San Costantino. In centinaia hanno preso parte alla processione che ricorda l’epico scontro a Ponte Milvio tra gli eserciti di Costantino e Massenzio.

A impersonare il santo guerriero è stato Michele Delogu, autentico interprete dello spirito religioso della manifestazione. «L’ho vissuta con tanta fede» confesserà a fine corsa il primo alfiere dissimulando la commozione. Ma a tradire l’emozione era lo sguardo. La mimica facciale svelava invece lo sforzo immane che richiedono le vistose pendenze del percorso. Una prova improba che però in molti hanno voluto sostenere in nome del santo e per accompagnare chi era stato investito del compito di rappresentarlo nella simulazione dello scontro metaforico tra bene e male.

Duecento, forse trecento corridori si sono riversati nell’anfiteatro naturale incastonato tra Monte Isei e la vallata dell’Omodeo. La fanteria ha raggiunto Su Frontigheddu poco dopo le otto. Al suo arrivo si è levata una sottile coltre di polvere che diradandosi ha scoperto le sagome dei corridori già in assetto di guerra. L’impeto e i tentati assalti dei reparti più avanzati provocavano la reazione delle iscortas, che brandivano incessantemente i bastoni all’indirizzo dei più impudenti. Michele Delogu e i suoi alfieri, Giuseppe Putzolu e Battista Nieddu, si sono disposti secondo l’ordine prestabilito in attesa di sfidare l’orda di inseguitori.

Quando la banda musicale e le autorità hanno abbandonato la pista il primo vessilifero è scattato in avanti scatenando la rincorsa delle retrovie. Per tutto il tragitto le pandeledde hanno fatto da scudo al capocorsa tenendo gli inseguitori a distanza di sicurezza. Una lunga teoria di uomini, donne e bambini hanno infilato l’ arco facendo irruzione nella corte e inerpicandosi fino al santuario che Michele Delogu, Giuseppe Putzolu e Battista Nieddu avevano conquistato per primi. Il rituale dei giri votivi ha spezzato il ritmo della corsa ma non ha allentato la morsa degli ispuntigliadores, sempre protesi in avanti nel tentativo di sorprendere le scorte e di violare l’inviolabile. Sudore, fatica, tensione, percosse, cadute, fughe in avanti e ritirate: tutto parte di un copione intriso di spiritualità e voglia di ridere e di sorridere.

Una sceneggiatura completata con la rapida discesa delle pandelas e del corteo a sa muredda e la risalita a passo deciso verso la chiesa. Con l’ultima falcata si è chiusa un’Ardia dominata dalle emozioni, come hanno confermato le dichiarazioni del protagonista: «Forse avrei potuto gestire la corsa in maniera più razionale - ha detto Michele Delogu - Invece mi sono abbandonato alla fede».

Il raccoglimento in preghiera dei fedeli è stato l’epilogo dell’Ottava. Un’edizione contrassegnata dall’ammutinamento dei cavalieri, che ieri non si sono presentati al tradizionale appuntamento della discesa da Su Frontigheddu prima dei corridori. Solo due fantini hanno percorso il primo tratto della pista. Lo hanno fatto al passo, rispettando l’ordinanza che vietava il galoppo. Sulla defezione hanno pesato le polemiche sull’Ardia a cavallo. Strascichi che hanno influenzato l’omelia del parroco, iniziata con un richiamo all’unità e alla collaborazione.

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