La Nuova Sardegna

lirica

“La traviata” wagneriana firmata Gèrard Korsten

di Gabriele Balloi
“La traviata” wagneriana firmata Gèrard Korsten

CAGLIARI. Travolti ancora da «La traviata». Il capolavoro di Giuseppe Verdi, la cui “prima” al Lirico è andata in scena venerdì, si riconferma immancabilmente un evento. Facile incetta di pubblico....

11 luglio 2016
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CAGLIARI. Travolti ancora da «La traviata». Il capolavoro di Giuseppe Verdi, la cui “prima” al Lirico è andata in scena venerdì, si riconferma immancabilmente un evento. Facile incetta di pubblico. Come due anni fa, quando Mauro Meli (allora sovrintendente, oggi direttore artistico) riportò in Italia l’acclamata versione (datata 1987) dei coniugi Herrmann, Karl-Ernst e Ursel. In quell'occasione la Fondazione acquistò l’allestimento della Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf e Duisburg, divenendone comproprietaria. E adesso ne raccoglie i frutti, riproponendolo come quarto titolo della Stagione lirica e di balletto. Per ben 15 recite, di cui 8 fuori abbonamento proposte fino al 13 agosto, così da offrire, come sottolinea lo stesso sovrintendente Claudio Orazi, l’opportunità di apprezzarne la “mise-en-scène” anche a tutti i turisti che lo desiderassero.

La regia è ripresa da Joël Lauwers che ne conserva, pressoché interamente, l’impostazione, ritmo e carattere. Siamo di fronte a una rappresentazione che è compromesso fra modernità e tradizione. Gli Herrmann stessi affermarono di essersi attenuti il più possibile alle indicazioni del librettista, Francesco Maria Piave, che insieme a Verdi riscrissero il dramma di Alexandre Dumas figlio, «La signora delle camelie». Abbiamo dunque una Violetta elegante, aristocratica, ma anche smaliziata e disinibita, che il soprano Zuzana Markovà incarna discretamente. Non esaltante invece la prova di Antonio Gandia, un Alfredo che, pur avendo di base un bel timbro, manca tuttavia di sostegno nel fiato, non convincendo per fraseggio e gestione di volumi sonori. Purtroppo anche Vittorio Vitelli, che nel 2014 si rivelò un valido Germont, questa volta sembra relativamente in difficoltà, risultando talvolta monocorde o poco incisivo. Più che apprezzabile, di converso, il coro preparato da Gaetano Mastroiaco.

Ciò che, però, vale indubbiamente tutto quanto lo spettacolo è la direzione di Gèrard Korsten, alla guida dell’orchestra del Teatro Lirico di Cagliari. Dalle primissime battute della sinfonia introduttiva, dove si ha l’impressione, per un attimo, di star ascoltando Wagner; gli archi hanno una grana quasi traslucida, una pulizia cristallina e un’eterea atmosfera da preludio del «Lohengrin». Forcelle dinamiche obiettivamente splendide, curatissime; un instancabile lavorio di cesello su tutta la partitura che ci regala un Verdi quasi inedito, fittamente particolareggiato nei fraseggi: un microcosmo di dettagli componistici fra i quali perdersi; eppure, allo stesso tempo, la sopraffina capacità di non coprire mai il canto, assecondandolo piuttosto con garbo ed equilibrio.

Vale la pena, insomma, non perdersi questa «Traviata» per scoprire in che maniera “ideale” possa essere diretta un’opera lirica.

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