La Nuova Sardegna

«Adoro il cinema e scrivere è sublime»

di Fabio Canessa

Cristina Comencini racconta i due volti della sua arte

03 luglio 2016
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di Fabio Canessa

INVIATO A GAVOI

Cent'anni fa nasceva il padre, il grande regista. Cent'anni fa nasceva anche Natalia Ginzburg, per lei una sorta di madre letteraria. «Le mandai in forma anonima il mio secondo libro, il primo lo avevo lasciato nel cassetto. Dopo pochissimi giorni mi telefonò, l'aveva letto subito e le era piaciuto». Ricordando il doppio importante anniversario, Cristina Comencini racconta un po' il suo esordio come scrittrice. La sua nuova tappa come autrice è “Essere vivi”, appena pubblicato da Einaudi. A Gavoi presenta il romanzo, che si concentra sulla vita di bambina e di donna di Caterina, ma racconta anche la sua attività di regista ben nota grazie a film di successo. Due mestieri che definisce “meravigliosi”».

Però molto diversi tra loro.

«Scrivere è molto solitario, richiede un lungo e grande scavo interiore e spesso non sai quando inizi dove andrà la storia. Il cinema invece è un lavoro collettivo, gerarchico, organizzato. Mi piace tanto la condivisione della passione con chi lo realizzi, ma non potrei mai rinunciare alla scrittura».

Alcuni suoi libri li ha poi trasformati anche in dei film. Già come progetto iniziale o solo dopo la pubblicazione per una serie di coincidenze e opportunità?

«Tengo separate le due cose e non c'è niente di strutturale in questo passaggio. Nei casi di “La bestia nel cuore” e “Quando la notte”, che poi sono diventati dei film, l'idea dell'adattamento è arrivata dai produttori».

E com'è lavorare alla sceneggiatura di un proprio romanzo?

«All'inizio è difficile perché devi staccare. Mi aiuta il fatto che alla sceneggiatura lavoro con altri. Poi scrivo film da tempo, avevo già lavorato a “Cuore” per esempio prima di passare alla regia. Conosco la tecnica, insomma. Bisogna essere liberi per poter ricostruire quelle immagini, l'atmosfera. Ed essere pronti a cambiare rispetto al soggetto originale».

Ma la visione cinematografica che le appartiene come regista influenza il suo modo di scrivere romanzi?

«Oggi tutti gli scrittori sono anche spettatori. L'immagine cinematografica è entrata nell'immaginario. Ovviamente vale anche per me, che in più compongo scene come regista. Ma tutti i libri contemporanei hanno dentro queste immagini, non vedo grande differenza rispetto ad altri scrittori. Per fare un esempio: nei libri di Philip Roth il cinema c'è continuamente».

"Essere vivi" ha delle caratteristiche cinematografiche?

«Sì, ma non diventerà un film. La potenza del libro risiede nella forza dei ricordi, nelle reminiscenze infantili, e perderebbe molto sotto questo aspetto. Non basterebbero dei flashback».

Parlava di ricordi. Sono in parte anche i suoi quelli di Caterina, la protagonista del libro?

«Ci sono tante cose. Quando scrivi senti il personaggio anche se è diverso da te. Le sensazioni, i sentimenti, l'odore della terra, il senso della comunicazione preverbale, aspetti presenti nel libro, son cose che ho sentito. Altrimenti non sarei riuscita a raccontarle».

Ma la storia nasce dal personaggio o Caterina è arrivata dopo?

«L'idea di partenza è generale, la separazione di questo pezzettino di vita primario, di tutti noi, che non riusciamo a ricollegare con la vita adulta. Il senso della vita staccata dagli scopi. Non vuol dire sentirsi vivi, che è una cosa psicologica. Ma essere vivi, la condizione che abbiamo tutti quando nasciamo. Il bambino non si chiede cosa deve fare la mattina quando si sveglia, vive. Per rappresentare questa riflessione ho pensato che forse ci voleva una bambina adottata perché ha due vite veramente. Nell'adozione c'è questo ed è un tema al quale sono molto interessata. Un groviglio di appartenenza, cultura, biologia, non biologia. E mi è venuta in mente questa Caterina, che è un po' tutti noi anche se ha un'esperienza molto particolare. La letteratura è così, va sempre sul particolare ed è così che raggiunge l'universale».

Dopo questo nuovo libro, ci sarà presto un nuovo film?

«Sì, già girato. È pronto. Lo annuncio pubblicamente qui a Gavoi. Si intitola “Qualcosa di nuovo” e uscirà a ottobre. Protagoniste sono Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti. Si basa non su un libro, ma su un lavoro teatrale che abbiamo riscritto per il cinema».

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