La Nuova Sardegna

La complicata ricetta del buon giornalismo

La complicata ricetta del buon giornalismo

L’incontro di apertura con il reporter Mariusz Szczygiel «La strada maestra: fare domande più che cercare risposte»

02 luglio 2016
2 MINUTI DI LETTURA





GAVOI. Le lunghe giornate di incontri al Festival letterario della Sardegna cominciano sempre da lì. Il luogo forse più bello di Gavoi: S’Antana ’e Susu. Per raggiungere l’incantevole piazzetta bisogna fare qualche sforzo, una salitella abbastanza impegnativa, ma il breve tragitto regala anche squarci meravigliosi sulla valle del lago di Gusana che fanno sparire immediatamente l'affanno della camminata. Alle 10 il pubblico comincia a prendere posto, cercando il lato favorevole non colpito dal sole già alto e incisivo. Sembra aver puntato i suoi raggi proprio su Gavoi, per celebrare l'inizio del festival.

Protagonista è uno scrittore polacco non molto noto in Italia, Mariusz Szczygiel, ma c’è tanta gente. Funziona così al festival promosso dall’associazione l’Isola delle storie. Ci si fida delle proposte degli organizzatori, si scommette su incontri con autori di cui magari non si è ancora letto niente. Si viene con la curiosità di scoprire nuove storie, ascoltare racconti che spesso arrivano da lontano come quelli dell'autore nato a Zlotoryia, ospite nel paese della Barbagia grazie alla collaborazione con l’Istituto di cultura polacco di Roma. Scrittore, ma prima ancora giornalista guidato dal dubbio nelle sue ricerche perché, dice, «scopro sempre una realtà diversa da come la immaginavo». Per i suoi reportage ha ricevuto molti premi e il suo nome è stato accostato perfino al reporter per eccellenza, Kapuscinski. Uno dei suoi grandi interessi giornalistici e letterari riguarda la storia e la cultura di un Paese confinante con la sua Polonia: la Repubblica Ceca. E di questo parla affacciato dal balcone di S’Antana ’e Susu, sollecitato dalle domande di Chiara Valerio. «Mi piacciono i cechi perché si pongono sempre delle domande – spiega lo scrittore – mentre i polacchi pensano a dare risposte».

Dalle parole di Mariusz Szczygiel viene fuori un ritratto particolare del popolo ceco: orgoglioso e capace di ridere di se stesso, eroico (lo scrittore ricorda l’attentato dei partigiani, riuscito, contro il gerarca nazista Heydrich che ebbe un ruolo decisivo nella pianificazione dello sterminio degli ebrei) e antieroico.

Tra le storie accennate durante l'incontro trova spazio anche quella singolare di Lìda Baarova, attrice ceca che ebbe una relazione con Goebbels (l’influente ministro della propaganda del governo di Hitler) e nel dopoguerra reciterà anche nel film “I vitelloni” di Fellini, e quella un po’ surreale di un giocatore della nazionale di hockey su ghiaccio (sport molto seguito nella Repubblica Ceca) che vinse la medaglia d'oro alle Olimpiadi invernali di Nagano nel 1998. Riserva mai entrata in campo, si presentò in tuta alla cerimonia e venne ignorato alla premiazione. Scambiato per un tifoso. Ma proprio per questo divenne poi un eroe nazionale. L'ironica ceca. (fabio canessa)

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative