La Nuova Sardegna

«Da Latina a Fertilia l’Italia del Ventennio»

di Fabio Canessa
«Da Latina a Fertilia l’Italia del Ventennio»

Pennacchi presenta la seconda parte di “Canale Mussolini”

02 luglio 2016
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INVIATO A GAVOI. La voce dell’attrice algherese Chiara Murru regala cinque minuti di emozioni attraverso le parole di Umberto Eco. La lettura, due brani tratti dalla raccolta «Diario minimo», anticipa l’incontro più atteso della giornata e forse di tutto il festival. Quello con Antonio Pennacchi tornato in libreria, dopo diversi anni e qualche altro volume in mezzo, con la seconda parte di «Canale Mussolini» a raccontare la saga della famiglia Peruzzi. Un grande successo all’uscita nel 2010, complice anche la vittoria al Premio Strega.

Un successo inaspettato. «La casa editrice non ci credeva granché – ricorda lo scrittore – Mi dicevano sei bravo, ma resti uno scrittore di nicchia. Poi con quel Mussolini nel titolo all’inizio veniva pure tenuto nascosto nelle librerie». Invece la storia conquista centinaia di migliaia di lettori in Italia, viene tradotto in tutta Europa. Nella civiltà contadina raccontata dall'autore di Latina molti ritrovano qualcosa di perduto, di vissuto dai genitori o dai nonni. Usa sempre il «noi» Antonio Pennacchi quando parla di «Canale Mussolini», anche se è nato nel 1950 e non ha vissuto direttamente quel periodo. Quella è pero la storia della sua famiglia, di coloni come tanti che hanno trasformato l'Agro Pontino. «Veneti, friulani, ferraresi che hanno trasformato un inferno paludoso, funestato dalla malaria, in un paradiso», sottolinea Pennacchi, che spiega come la seconda parte riparta esattamente dove finiva il primo romanzo: «La storia si concludeva con lo sbarco di Anzio, l'inizio della guerra, il canale Mussolini che diventa la linea del fronte. Qui si riparte dal 25 maggio del 1944, con la liberazione di Littoria che poi diventerà Latina».

Nel narrare le vicende della famiglia Peruzzi protagonista del romanzo, lo scrittore attinge a pieni dalla memoria del luogo, dai racconti di amici e parenti. Storie che si possono ritrovare in parte anche in Sardegna, in località come Fertilia e Arborea che in dimensioni più piccole hanno vissuto la bonifica nel periodo fascista. Le ricorda Pennacchi che se n’è occupato direttamente qualche anno fa anche per scrivere «Viaggio per le città del duce». Un lavoro durissimo portato avanti dalle famiglie dei coloni, dai contorni epici come racconta lo scrittore che a Gavoi si presenta con il suo classico look, berretto stile coppola e sciarpetta al collo. E ovviamente anche caratterialmente non smentisce se stesso. Citazioni alte si accompagnano a qualche parolaccia nel suo raccontare dove sembrano convivere disincanto e speranza, nostalgia e consapevolezza della progressione della storia, dello sviluppo che allarga le conoscenze e favorisce l'emancipazione. Sospinto da un sentimento di eguaglianza per il quale denuncia senza mezzi termini l'atteggiamento spesso vergognoso verso i migranti: «Come si può dire a loro state a casa vostra? Scappano dalla guerra o dalla fame. Come facevamo noi italiani».

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