La Nuova Sardegna

il progetto earth child house

Una casa tutta naturale per cullare i bambini malati

di Grazia Brundu

di Grazia Brundu SASSARI “. La Casa dei Bambini della Terra” (“Earth Child House” in inglese; “Sa Domo de sos Pitzinnos del sa Terra” in sardo) è un progetto affascinante e generoso disegnato intorno...

19 giugno 2016
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di Grazia Brundu

SASSARI

“. La Casa dei Bambini della Terra” (“Earth Child House” in inglese; “Sa Domo de sos Pitzinnos del sa Terra” in sardo) è un progetto affascinante e generoso disegnato intorno ai bambini e all’influenza benefica della natura. L’idea, nata qualche anno fa e ancora sulla carta, affida alla Sardegna un ruolo pilota in tutta Italia e cerca sponsor disposti a finanziarla. Persone che non abbiano paura di avere a che fare con due realtà che, in un Occidente (più mitologico che effettivamente reale) di eterni giovani-sani-perfetti, si vorrebbe rimuovere a tutti i costi: il dolore e la malattia. Soprattutto quando ad essere coinvolti sono i bambini.

Proprio per loro la casa vuole essere un luogo di vacanza da trascorrere lontano dagli ospedali, protetti dall’affetto dei genitori, per riprendere fiato da malattie aggressive, e a volte dall’esito incerto come i tumori o le leucemie. Il progetto –presentato qualche giorno fa a Sassari durante una tavola rotonda a Palazzo di Città– è nato per volontà dell’associazione “Earth Child House” in collaborazione con l’architetto Emilia Costa del Politecnico di Milano. Alla base c’è il concetto di biosfera: una struttura costruita con materiali ecocompatibili, che ospita al suo interno piante e animali, fondendosi armoniosamente con l’ambiente circostante. Dopo varie fasi di elaborazione, adesso la progettista ha tracciato sulla carta «una spirale verde che si estende in altezza e risale per quattro piani sovrapposti, che ospiteranno anche le stanze dei bambini e dei loro genitori, la cucina e altri spazi comuni di aggregazione». I materiali da utilizzare non sono stati ancora decisi nei dettagli. Di certo, però, saranno naturali. E poi c’è la ferma volontà di «prestare attenzione all’influenza dei campi magnetici nell’orientamento della casa» per tutelare il benessere dei bambini.

A ciascun ospite verrebbe data la possibilità di trascorrere una o due settimane del tutto gratuite all’interno della biosfera, e quest’ultima, nel corso dell’anno, accoglierebbe circa trecento persone. Resta da approfondire la parte relativa all’assistenza medica e psicologica, oltre che capire meglio quali sono i piccoli malati che trarrebbero più benefici da una residenza nella struttura. Come è stato fatto notare da alcuni medici presenti al convegno, infatti, spesso i bambini con una malattia allo stadio terminale desiderano soltanto tornare nella propria casa, ritrovare i nonni, gli zii, un ambiente che conoscono da sempre.

La biosfera potrebbe, invece, avere un ruolo importante per chi ha appena finito un ciclo di terapia e ha bisogno di recuperare le forze e la serenità. Questi, ed altri, saranno dettagli da approfondire nel tempo. Di sicuro, però, si tratta di un progetto coraggioso e utopistico, finora mai realizzato, che cozza, comunque, almeno per ora, con questioni pratiche. Prima di tutto, spiega l’architetto, «i costi: sono necessari circa 400mila euro per realizzare la Hearth Child House. E poi ci vuole un terreno dove costruirla». A quanto pare negli anni passati qualche comune della Sardegna ha fatto balenare la propria disponibilità, ma poi la cosa è caduta nel nulla. Se si vuole andare avanti, quindi, il problema dello spazio, e quello dei fondi, sono gli scogli da sorpassare al più presto.

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