La Nuova Sardegna

Silenzio e canzoni: «Come nasce la magia»

di GIULIANO SANGIORGI
Silenzio e canzoni: «Come nasce la magia»

Il frontman dei Negramaro all’anteprima di Time in Jazz

11 giugno 2016
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di GIULIANO SANGIORGI

C’è qualcosa di magico nel modo in cui parole e suono s’incontrano per la prima volta e si fondono assieme per farsi emozione unica e irripetibile, rinascendo canzone.

E la magia, cui ogni autore assiste, è ogni volta diversa, sia che il brano rappresenti una costruzione musicale, realizzata nota dopo nota, immagine dopo immagine, in esecuzione di un progetto sapientemente elaborato, sia che il pezzo decida di venire al mondo da sé, sotto forma di melodia e testo perfettamente integrati col ritmo dei versi che ha già tracciato il solco del tema. C’è infatti chi cerca le parole giuste, nella speranza possano saldarsi ad incastro all’interno delle melodie, quasi fossero minuscole tessere di un mosaico ben orchestrato, o variopinti pezzi di un enorme puzzle.

. La via della creatività. C’è invece chi non cerca proprio nulla, ma (si spera sempre più spesso in tutti) trova apparentemente per caso parole già perfettamente aderenti alla musica che gli rimbomba nella testa, come fosse manna piovuta dal cielo, o verità direttamente proveniente dalle viscere. Ad ogni modo, non fa molta differenza se l’ispirazione resta sempre il comune denominatore di ogni fase creativa.

Non importa che uno abbia da riflettere prima di poter approdare a una canzone, o che questa raggiunga l’autore quasi caduto in uno stato di trance (che, in realtà, non è mai fino in fondo di completo e inconsapevole abbandono, se è vero, com’è vero, che è soprattutto il bagaglio culturale di ognuno a indicare la via della creatività) e di grazia.

Quando è realmente ispirata, la canzone ha infatti quel quid di imperscrutabile e di inspiegabile, tuttavia in grado di raggiungere un esercito di anime, pronte ad accoglierla e a seguirla senza farsi tante domande su come sia nata, chi l’abbia voluta o chi ne sia stata la musa. E sì: tra la canzone, frutto di una sincera e profonda ispirazione ed il pubblico, si crea un legame eterno, silenzioso e inscindibile. Non c’è limite dunque che possa essere imposto alla canzone quando è così. Lei viaggia a velocità elevatissime, raggiungendo in pochi istanti ogni parte del pianeta, dall’una all’altra sponda di ogni oceano, toccando persone e gusti diversissimi tra loro. Lei distrugge i generi entro cui chiunque sia tentato di rinchiuderla, non ha età e non conosce l’usura del tempo. Risponde ad un solo committente, da sempre l’unico legittimato a “commissionare” l’arte: l’epoca in cui lei nasce, cresce e mai scomparirà.

La canzone che ti raggiunge. Ecco, io credo di appartenere a quella seconda “categoria” di autori. O quantomeno, fino ad ora, sono stato sempre raggiunto dalle canzoni, senza mai essere stato costretto a rincorrerle. Fortuna? Non lo so. Di sicuro ho imparato a riconoscere il loro arrivo da uno strano silenzio che le precede. E pensare che io sono uno che non riesce a far silenzio se non quando dorme. Perciò, inizialmente non capivo perché mi ammutolissi all’improvviso e per giorni interi mi chiudessi in un silenzio quasi religioso, che in verità nemmeno cercavo e che anzi avrei voluto rompere, dando voce a tutti i miei pensieri. Non mi sono mai piaciute le persone avare di parole, soprattutto quelle cui è difficile strappare una reazione qualsiasi o anche solo un cenno del capo di approvazione o dissenso. Poi, ho iniziato a conoscermi un po’ meglio e mi sono accorto che a questi silenzi forzati seguivano canzoni sorrette da una grande ispirazione, che invadevano, tramortivano, passavano e rimanevano per sempre impresse su di un foglio di carta o fissate su di qualsiasi supporto, anche improvvisato. Quando succede tutto questo, accade però qualcosa d’ineffabile, qualcosa che non so proprio spiegare. Quando cioè la canzone “atterra” e sceglie me come pista migliore per farlo, le emozioni che provo sono davvero indescrivibili.

In sintonia con l’universo. Oggi, comunque, ci provo lo stesso, perché forse il regalo migliore che io possa fare a chi veramente amo è che qualcuno o qualcosa gli conceda un istante simile a quello che caratterizza il momento della creazione. Ti senti incredibilmente in armonia con tutto l’universo, in sintonia con i differenti pensieri di ognuno, contemporaneamente. Ti sembra che tutto abbia finalmente riguadagnato il suo giusto posto, che sia stato ripristinato l’ordine naturale delle cose e che tutte le cose siano perfette intorno a te e dentro di te. Sembra esagerato, lo so. E’ solo una canzone. O, come direbbe qualcuno, “sono solo canzonette”. Ma vi assicuro che anche l’autore de “Il gatto e la volpe” ha provato un sentimento così grande e infinito quando ha poggiato queste parole su di un twist semplice e diretto. Avrà sentito il mondo e, dentro di sé, pura armonia. Almeno nel momento in cui l’idea si è fatta azione, esplodendo all’interno della sua bocca, nel suo corpo, nella sua armonica, in quel suo, inconfondibile “la-la-la-la”. In quel momento in cui tutto era davvero perfetto. A riprova di ciò, l’incredibile successo popolare che ha sin da subito rappresentato e il posto che ancora oggi occupa, a buon diritto, nel panorama della musica leggera italiana e nella memoria collettiva di un intero popolo.

L’autore e l’anima della gente. E questo succede solo quando l’ispirazione, da quell’attimo primordiale, privilegio esclusivo dell’autore che è, si proietta in eterno sul gusto e sull’anima di un’intera gente, che la rapisce e la fa per sempre sua, con famelica voracità ed egoismo quasi belluino. Anch’io ho provato più volte questa sensazione mentre “non scrivevo” canzoni. No, non è un errore. Ho volutamente detto “non scrivevo” perché è così fugace l’istante in cui tutto sembra incendiarsi, bruciare e compiersi, che, rispetto al momento demiurgico della scrittura, ti sembra quasi di non aver avuto alcun merito, se non quello di essere stato solo un buon conduttore, come l’acqua per l’elettricità, come due corpi e due anime per Amore. Che, come la musica ispirata, specchio dell’armonia cosmica, ci si augura non passi mai.

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