La Nuova Sardegna

Mezzo secolo in compagnia di trentasette racconti

di Alessandro Marongiu
Mezzo secolo in compagnia di trentasette racconti

“Un’assenza” di Natalia Ginzburg: la lunga storia di una voce che racconta Contiene testi scritti dal 1933 al 1988 e in aggiunta l’inedito “Tradimento”

30 maggio 2016
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SASSARI. È un piacere tenere tra le mani e poter sfogliare un libro come “Un'assenza” di Natalia Ginzburg (Einaudi, 374 pagine, 18 euro). Uscito nella collana “Biblioteca”, può vantare una confezione e una cura estetica di pregio, ma questo, come sarà facile immaginare, non è che il più superficiale (ma in fondo non così secondario) dei motivi: a contare maggiormente sono, in tutta evidenza, i trentasette testi che vi trovano spazio e la preziosa curatela di Domenico Scarpa. Scelti in base al criterio della brevità, i brani - ventitre dei quali mai raccolti in volume, e uno, “Tradimento” del 1934, del tutto inedito -, divisi nelle due sezioni “Racconti” e “Memorie e cronache”, coprono un arco temporale di ben cinquantacinque anni per, rivela Scarpa nell'introduzione, «ricostruire la storia di una voce che racconta» e «renderne visibile il cammino» di crescita e maturazione.

Si va così dal 1933 di “Un'assenza”, primo scritto ritenuto “per adulti” (cioè compiuto e da poter essere proposto a un pubblico) da una Ginzburg allora appena diciassettenne, al 1988 di “Fiore Gentile”, rievocazione di un “giornale parlato” cui nel Secondo dopoguerra fu chiesto di partecipare a diversi redattori della Einaudi, e che veniva diffuso da un altoparlante in una piccola piazza di Torino - ognuno vi poteva contribuire come meglio credeva («Pavese, Calvino e io scrivevamo sermoni ironici, brevi dialoghi, filastrocche e stornelli»), ma l'intento era univoco: sostenere il Fronte Democratico Popolare alle imminenti elezioni, quelle che videro poi iniziare il pluridecennale predominio della Democrazia cristiana. Detto della presenza di un'appendice in cui figurano due interventi di Rocco Scotellaro e uno di Alba de Céspedes, si arriva all'intervento di Scarpa intitolato “Vicende di una voce”, che comincia con una dichiarazione che dà conto della fortuna dell'autrice nata a Palermo: «Natalia Ginzburg la leggono prima di tutto i lettori comuni, donne e uomini, senza distinzione di età, livello sociale e mezzi economici»; ancora, la leggono gli attori e i registi, cioè le persone che «lavorano con il corpo e per le quali le parole sono un membro del corpo», e gli scrittori, mentre non la amano gli studiosi, cioè quanti, con le dovute eccezioni, vanno cercando un “linguaggio intellettuale”.

Chiudono il libro le oltre cinquanta pagine dedicate alle “Notizie sui testi”, costituite principalmente da commenti agli stessi da parte della Ginzburg, che mostrano in maniera inequivocabile (o, meglio, confermano, essendo ormai questo un dato acquisito) il legame tra la sua biografia e la sua produzione narrativa.

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