La Nuova Sardegna

Le miniere depredate sulle coste dell’India

di Fabio Canessa
Le miniere depredate sulle coste dell’India

Esce il nuovo film di Massimiliano Mazzotta, autore di “Oil” E in agosto a Stintino dirigerà il festival “Life after oil”

25 maggio 2016
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SASSARI. Salentino trapiantato a Milano, è diventato ormai sardo d'adozione. Da quando è arrivato nell'isola per realizzare “Oil”, inchiesta sull'inquinamento nella zona di Sarroch legato alla raffineria Saras. Il documentario risalente al 2009, che ha infastidito non poco la famiglia Moratti, è stato seguito da altri lavori sulla Sardegna, isola che per Massimiliano Mazzotta si è trasformata in una casa.

Nella sua dimensione errante, che da sempre lo porta a viaggiare, la Sardegna è in realtà la prima casa visto che al momento abita a Castelsardo. Un'altra invece si trova migliaia di chilometri più a Oriente. È l'India. «Ci vado ormai da vent'anni, sul passaporto ho tantissimi timbri, più di ogni altro paese asiatico» racconta il regista che le ultime visite, dal 2012 a oggi, le ha fatte con la telecamera in mano per girare il suo nuovo documentario: “Goa – The Land of Shiva”. Finito da poco di montare, il docufilm racconta diversi aspetti del piccolo Stato situato sulla costa occidentale dell'India, concentrandosi in particolare sullo sfruttamento minerario del territorio, tra i più ricchi di ferro al mondo. «In realtà – spiega ancora Mazzotta – non ero andato con quell'intenzione, ma con la famiglia, per vivere un periodo lì. Per mantenermi avevo iniziato a fare foto di case e in più con la mia compagna ci eravamo inventati il servizio di cucinare italiano a domicilio per i ricchi». Una serie di coincidenze, di conoscenze, portano però Mazzotta sulla strada dell'inchiesta. La svolta quando ha l'occasione di parlare con il console Antonio Dal Negro che gli racconta la storia della Sesa Goa, il colosso minerario indiano con origini italiane. Viene infatti fondata da Alessandro Vassallo, dopo aver ottenuto una concessione, a metà degli anni Cinquanta. Quando Goa è ancora un dominio portoghese, una colonizzazione iniziata nel Cinquecento e che terminerà soltanto nel 1961 con l'Operazione Vijay dell'esercito indiano.

Nell'intervista Dal Negro racconta i passaggi da Finsider, di cui era geologo nella sezione miniere all'estero, ai Riva con la vendita dell'Ilva da parte di Prodi e da qui il passaggio a Mitsui e dai giapponesi alla Vedanta guidata dal magnate indiano Agarwal. Uno degli uomini più ricchi del pianeta. Una ricchezza che si muove attorno al quartier generale della società, situato a Londra, ad azionisti che non hanno niente a che fare con Goa, che ha ben poca ricaduta sui goani come spiega la giornalista Devika Sequeira intervistata da Mazzotta. Relativamente a una gestione delle risorse minerarie portata avanti senza equilibrio, in particolare nel periodo precedente alle Olimpiadi di Pechino (disputate nel 2008) quando il boom della Cina ha spinto a ritmo sostenuto lo sfruttamento di Goa (dal quale parte la metà del materiale ferroso esportato dall'India), Massimiliano Mazzotta si sofferma anche sull'impatto su un ecosistema tra i più ricchi di biodiversità che a causa delle numerose e illegali estrazioni di minerali sta subendo danni irreversibili. Ma Goa non è soltanto o miniere, è famosa anche per essere stata a suo tempo un paradiso per gli hippie.

Nella seconda parte del documentario il regista si concentra sull'aspetto delle droghe psichedeliche che ancora oggi attirano sulla costa dello Stato indiano persone provenienti da tutto il mondo. Un commercio con connessioni che riguardano i vertici della politica e delle forze dell'ordine locali, oltre a svariate organizzazioni mafiose. Finito il lavoro di montaggio, Mazzotta sta adesso tentando di proporre il documentario a qualche festival. Intanto sta portando avanti l'organizzazione del festival che dirige, “Life After Oil”, che quest'anno si svolgerà a Stintino, nel mese di agosto. Come sempre al centro dei film selezionati ci saranno temi come lo sviluppo sostenibile, la condivisione delle risorse e le possibili alternative ai combustibili fossili.

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