La Nuova Sardegna

Fumetto, poesia e rivoluzione di un genio ribelle

di Paolo Curreli
Fumetto, poesia e rivoluzione di un genio ribelle

La vita breve e l’arte di un talento del disegno Interprete della generazione del desiderio

25 maggio 2016
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«E sull’orlo dei 25 mi chiedo, avrò mai trent’anni?» faceva dire Andrea Pazienza a un suo personaggio, uno dei suoi alter ego a fumetti. E di anni Andrea Pazienza lunedì scorso ne avrebbe compiuti 60. Ne sono passati 28 da quella tragica notte del 16 giugno 1988, dove Andrea avrebbe avuto l’ultimo appuntamento con «Bianca la mia fidanzata più bella». Frase di un suo fumetto, sarcastica e velata di malinconia fatalista sulla sua tossicodipendenza.

In questi giorni il genio dell’artista di San Benedetto del Tronto viene ricordato e celebrato: per la prima volta la sua opera omnia viene raccolta in volume, più o meno un mese fa è stato aperto il sito ufficiale, ww.andreapazienza.it, messo in rete «per rendere stabile la divulgazione del lavoro di Andrea attingendo a tutte le fonti possibili», come ha detto la moglie, Marina Comandini. Mostre, film e televisione ricordano Pazienza uniti nella conferma della sua genialità creativa e dal fatto che fosse “il cantore di una generazione”.

Ma chi erano i ragazzi di quella generazione? E che cosa le matite di Andrea Pazienza hanno colto dei desideri e dei mutamenti, delle rivoluzioni e del riflusso che quei tempi hanno attraversato? Andrea era un ragazzo di provincia attirato dalla libertaria Bologna, una città nebbiosa che però aveva lo stesso fascino della solare San Francisco dei ’60.

Se i fratelli maggiori avevano “fatto il ’68” tirando le uova ai ricconi che andavano alla prima della Scala, i ragazzi nella metà degli anni ’70 a quelle “prime” vogliono essere ammessi. Fanno autoriduzioni, irrompono nei cinema e nei teatri. Il Corriere della Sera, trova un titolo per queste azioni: “Jacquerie è l’assalto degli straccioni alla città del lusso”. Uno degli slogan è: “Basta con la miseria, vogliamo appropriarci della ricchezza”.

Certo il paragone con la ribellione dei contadini francesi nel medioevo (la Jaquerie) era un po’ azzardato, i ribelli moderni non lottavano per la sopravvivenza, erano fuori sede, studenti lavoratori molto assistiti dalla tollerante Emilia rossa. Ma quei ragazzi volevano “il pane e le rose”. E ne volevano molte di quelle rose che sfolgoravano dalle vetrine di una società dei consumi che cominciava a uscire dalla crisi per traghettarsi verso gli edonistici anni ’80. È una rivoluzione anche intima perché “il politico è personale” e Andrea Pazienza la racconta su Alter-alter col suo Pentothal. Vicende di un poeta ribelle e innamorato, avventure lisergiche e amori appassionati. Per lui è naturale usare il fumetto per raccontare. Il problema dello sdoganamento delle storie disegnate apparteneva anch’esso alla generazione precedente. Linus, Alter Linus e poi Alter-alter e tanti altri giornali nel mondo hanno già proposto il fumetto come letteratura alta, rompendo e reinventando gli schemi.

Andrea, come i suoi coetanei, cresce e disegna guardando Toppi e Buzzelli, Trillo e Breccia, Munoz e Sampayo e specialmente alla rivoluzione francese di Métal Hurlant e dei Les Humanoïdes Associés. E proprio al genio di Moebius & Co che si ispira la sua “ligne claire” che poi si colora e arricchisce di luci e tratteggi.

Ma Andrea non è un rivoluzionario del disegno, è un virtuoso capace di utilizzare completamente ogni tecnica, un “manierista” – nel senso più nobile – che conosce talmente affondo tutti i modi di disegnare del mondo, che piega al suo volere e alle esigenze della storia il suo segno e lo fa mentre il racconto si evolve. Ombre dure – da cinema Hardboiled – su Zanardi in “Giallo matematico” impegnato nella sua crudele vendetta, che diventa segno Disney nel tratteggiare le situazioni comiche di Petrilli e Colasanti nella stessa storia.

Quando arrivano gli ’80 Andrea Pazienza è un artista affermato, firma copertine di dischi e poster per il cinema (tra cui quello per la “Città delle donne” di Fellini).

I giornali che ha contribuito a fondare (Frigidaire, Cannibale) e su cui disegna, sono un successo. Ma la generazione “desiderante” ha subito una radicale trasformazione. La creatività non si è mai accordata con gli anni di piombo. E l’edonismo rivoluzionario del “vivere il paradiso qui e adesso” è stato assorbito dal marketing, che propone molte merci, e alcune di queste sono davvero pericolose. Il sognatore Pentothal è stato sostituito dal cinico teppista Zanardi, l’artista disponibile trova insopportabile “tutti questi triangolini” dei nuovi fumettisti. L’ultimo viaggio sarà un tentativo di disintossicazione in Brasile, prima di una mostra col padre. «Il più grande acquerellista che conosco».

Gli ultimi crudeli momenti sono raccontati nello struggente “Gli ultimi giorni di Pompeo”. Un segno duro e tirato: le ore finali di un tossico senza nessuna concessione alla tenerezza. A rileggerlo si vorrebbe poter tornare indietro, per fermare la catastrofe annunciata, che si presenta in quella notte di giugno. Andrea aveva 32anni.

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