La Nuova Sardegna

Ken Loach, a Cannes trionfa la tradizione

Ken Loach, a Cannes trionfa la tradizione

Il regista inglese, 80 anni, vince la Palma d’oro con “I, Daniel Blake”: «Un altro mondo è possibile e necessario»

23 maggio 2016
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CANNES. Per fortuna Cannes non è solo paillettes e star, ma anche cultura e politica. La Palma d'oro va al regista più vecchio in concorso (80 anni), ovvero Ken Loach e al suo “I, Daniel Black”, che ricevendo il premio regala una frase contro l'attuale sistema liberale come questa: «un altro mondo è possibile e necessario». E non è da meno Xavier Dolan, Grand Prix per “Juste La fin du monde”, che, rotto dal pianto e dall'emozione, dedica il suo premio al costumista Francois Barbeau (morto ad agosto) e fa capire che nei suoi film c'è molto di se stesso: «i miei personaggi sono a volte cattivi, a volte buoni - dice il regista canadese 27enne -, ma sono tutti feriti, vivono tra noi con paura. Nella vita si deve perseverare per essere amati, accettati».

E non sono stati solo questi i momenti belli di questa 69/ma edizione, che ha premiato alla fine il cinema d'impegno come è tradizione, in una cerimonia condotta con grazia dal maestro di cerimonia Laurent Lafitte. È il caso dell'attrice filippina del film di Brillante Mendoza “Mà Rosa”, Jaclyn Jose che lontano dal glamour delle altre concorrenti, ha la Palma come miglior attrice e non sa davvero come superare l'emozione, sta per sentirsi male: «non so neppure come mai io sia qui. Saluto le Filippine, mia figlia». Ma la giuria composta dal presidente George Miller, Arnaud Desplechin, Kirsten Dunst, dalla nostra Valeria Golino, Mads Mikkelsen, Laszlo Nemes, Vanessa Paradis, Katayoon Shahabi e Donald Sutherland, tira fuori dal cappello anche due premi a Asghar Farhadi, quello andato a Shahabab Housseni, protagonista del bel film Le client, e poi la sceneggiatura a firma dello stesso regista. Dice Housseni: «ringrazio Dio che mio ha dato l'occasione di vivere questa serata». Mentre Farhadi commenta: «i premi ai miei film portano gioia al mio popolo».

Tra le sorprese di questa edizione il meritato Premio della Giuria andato ad “American Honey” della regista britannica Andrea Arnold in un film girato in America, che racconta l'altra faccia delle disoccupazione di Loach, ma questa volta oltre oceano: quella dei giovani americani che si consumano tra crack e lavori precari. Tra i momenti involontariamente divertenti di questa cerimonia la Camera d'or andata al film Divines di Houda Benyamina, regista franco-marocchina. Una cineasta che si è esibita nel ringraziamento più lungo della storia del festival chiudendo con una frase chiave del suo carattere: «ringrazio anche mio marito che mi sopportato». Unico premio alla Francia quello andato a Olivier Assayas, ovvero il premio miglior regia per 'Personal Shopper' da condividere però con Cristian Mungiu e il suo “Bacalaureat”. «Il cinema d'autore continua ad esistere anche grazie a Cannes - dice il regista romeno -. Abbiamo una grande responsabilità. Attenzione!».

«Occorre, oggi più che mai, che il cinema protesti contro i potenti. Spero che questa tradizione si conservi. Un altro mondo è possibile e necessario». Ha detto Ken Loach ricevendo la Palma d'oro. «Il Festival è importante per il futuro del cinema - ha detto inoltre -. I personaggi del mio film vivono nella quinta nazione del mondo e sono poveri. Il mondo è in una situazione pericolosa, siamo quasi alla catastrofe e questo accade a causa del sistema neoliberale».

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