La Nuova Sardegna

Aykol: «Vi racconto il sogno turco infranto»

di Fabio Canessa
 Aykol: «Vi racconto il sogno turco infranto»

La Turchia tra desiderio di democrazia e regime autoritario vista dalla scrittrice ospite della Fiera del libro di Macomer

22 maggio 2016
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SASSARI. La Mostra regionale del Libro in Sardegna si conclude stasera con uno degli appuntamenti più attesi di questa quindicesima edizione. Alle 20.30, Padiglione Filigosa (ex caserme Mura), ospite la scrittrice turca Esmahan Aykol conosciuta in Italia per i romanzi pubblicati da Sellerio – “Hotel Bosforo”, “Appartamento a Istanbul”, “Divorzio alla turca”, “Tango a Istanbul” – che vedono protagonista la libraia tedesca Kati Hirschel alle prese con misteriosi delitti. Nata a Edirne, Aykol oggi vive tra Berlino e la città più grande della Turchia dove si muove anche il personaggio principale dei suoi libri. La presenza della scrittrice turca è anche un'occasione per focalizzare l'attenzione sul suo Paese, oggi sempre più al centro del dibattito internazionale.

Esmahan Aykol, il tema principale della manifestazione è “Le radici come storie”. Quanto contano le radici per lei come scrittrice?

«Entrambi i miei genitori sono figli di immigrati dai Balcani. Le mie origini sono un miscuglio di tre diverse culture: macedone, bulgara, ebraica. Io stessa sono poi diventata un'immigrata, quando mi sono trasferita da Istanbul a Berlino. L'essere un'immigrata è diventata per anni la preoccupazione principale nella mia vita, come per milioni di persone di origine turca in Germania. L'atmosfera politica era così inquinata da discussioni attorno agli immigrati ed era così umiliante che avevo bisogno di trovare un equilibrio nella vita. Ho cominciato a pensare cosa sarebbe successo se fossi stata un'immigrata tedesca a Istanbul. Come i turchi mi avrebbero trattata. Così ho creato il personaggio di Kati Hirschel protagonista dei miei romanzi, seguendo in un certo senso il destino della mia famiglia legato alla migrazione».

Romanzi gialli. È per lei il genere più adatto a offrire uno spaccato della realtà, a riflettere sulla società?

«Amo i romanzi gialli, polizieschi. Ho iniziato a leggerli da bambina. Mi piace, quando sono di livello, la scorrevolezza del linguaggio, come si evolvono le trame. Ma soprattutto di questo genere mi piace la possibilità che offre di conoscere a fondo una società. Qualsiasi società. Se si parla di criminalità è inevitabile parlare dei problemi profondamente radicati nella società».

A proposito di società, quella turca in passato sembrava guardare a Occidente. Oggi qual è il pensiero predominante sull'Europa?

«Non sono sicura si possa parlare ancora di una "società turca". È un Paese totalmente lacerato tra il regime islamista e gli "altri". Altri che potrebbero essere chiunque non vede un futuro nel regime di Tayyip Erdogan. Con il suo forte apparato mediatico sta offrendo una visione del mondo in cui tutti, tra cui ovviamente l'Unione Europea, sono un nemico. D'altra parte, i turchi che guardano a Occidente e una grande quantità di curdi sono frustrati. Il sostegno previsto dall'Europa non è arrivato. Piuttosto Angela Merkel ha dato un aiuto al Palazzo, all'Akp (il partito di Erdogan a orientamento islamico e conservatore, ndr) durante le ultime elezioni di novembre».

E poi, tra Unione Europea e Turchia, si è studiato un accordo sui migranti. Lei cosa ne pensa di questa vicenda?

«C'è stato un accordo? Voglio dire, c'è stato un periodo di trattative ma da quanto si capisce dai discorsi di Erdogan non si è concretizzato. Erdogan dice che la Turchia non ha mai ricevuto i tre miliardi di euro promessi. Ankara rifiuta anche di soddisfare i requisiti per l'esenzione dei visti. A mio parere, la vicenda è vergognosa da ogni punto di vista e rimarrà una macchia indelebile per la nostra generazione».

Eppure si guardava alla Turchia come un modello per gli Stati islamici. Come ha preso piede questa deriva autoritaria sempre più evidente?

«La rivoluzione laica Kemalista, negli anni Venti, è stata un bel sogno. Ma la giovane Repubblica di Turchia è invecchiata troppo in fretta. Ovviamente l'Islam era radicato fortemente nella società ottomana e un cambiamento con i valori occidentali non era semplice. Dobbiamo ammettere poi che il potere accentrato nelle mani di una sola persona ha anche una lunga storia nel nostro territorio che non ha mai avuto una democrazia di tipo europeo, anche i periodi con una certa democrazia sono stati intervallati da colpi di Stato. L'esercito, dietro la facciata laica, ha sempre avuto un rapporto simbiotico con gli islamisti che poi nel 2002 sono saliti al potere. Si è accelerato così il crollo del vecchio, Stato laico. Terreno fertile per un regime autoritario».

Cosa si aspetta nell'immediato futuro per il suo Paese? Vede un’opposizione che può riuscire a parlare all’intera Turchia e dare una nuova direzione?

«Cerco di prendere le distanze dalla politica e da ciò che sta accadendo in modo che possa concentrarmi sulla scrittura. Ma non è facile. È tutta una questione politica a Istanbul. Cosa potrà succedere è un grande punto interrogativo. Una cosa però è chiara. La politica turca è molto leader-centrica. Non riesco a pensare a un'opposizione forte senza un leader carismatico. Devo dire che non sono molto ottimista circa le prospettive a breve termine del mio Paese, ma la speranza rimane sempre».

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