La Nuova Sardegna

Inviato dall’imperatore contro i Sardi in rivolta

di Mario Girau
Inviato dall’imperatore contro i Sardi in rivolta

Diocleziano assegnò a Efisio il comando delle milizie romane

30 aprile 2016
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di Mario Girau

Quando la storia non riesce a pronunciare le sue sentenze inequivocabili, suppliscono, nella Chiesa, la tradizione e i segni lasciati dalla pietà popolare. Solamente stirando al massimo alcune interpretazioni si può, infatti, trovare qualche documentato riscontro alla “Passio” medievale che racconta di un Ephysius nato a Aelia Capitolina, l'attuale Gerusalemme. Inviato in Sardegna da Diocleziano per combattere i ribelli delle “Civitates Barbariae”, il giovane ufficiale si convertì al cristianesimo e per questo decapitato il 15 gennaio 303 a Nora. La venerazione non attende le sentenze degli storici. Già nel 430, sopra la grotta indicata a Cagliari come il “carcere di Sant'Efisio”, sorge una chiesa. In periodo bizantino, a Nora, viene eretto un “martyrium”, che, attesta un documento del 1089, il Giudice di Cagliari, Costantino, dona ai monaci Vittorini di Marsiglia, che lo sostituiscono con l'attuale chiesa a tre navate in stile romanico.

In quello stesso periodo i Pisani trasferiscono nella loro città le reliquie del santo. La relazione sulla visita pastorale alla diocesi cagliaritana, compiuta nel 1264 dal primate di Sardegna, l'arcivescovo di Pisa, Federico Visconti, parla esplicitamente della chiesa di Sant'Efisio in Stampace. Una carta dell'Alto Medioevo localizza a Quartu Sant'Elena riporta una “Ecclesia Sancti Envisi”.

Anche prima di arrivare alla peste del 1652, che ha fatto da “detonatore" alla devozione di Cagliari e della Sardegna a “su protettori poderosu”, segni della venerazione si trovano nell'atto del 27 marzo 1584 con cui i Consiglieri della città costituiscono un censo di 43 soldi per celebrare otto messe nella chiesa del “Beato Efisio”. Richiami alla vita e al martirio del santo si trovano nelle pagine di Giovanni Francesco Fara (“De Rebus Sardois”, 1580), Giovanni Francesco Arca (“De Sanctis Sardiniae”, 1598), Dimas Serpi (“Cronica de los santos de Sardena”, 1600). Quindi ogni anno il 15 gennaio anniversario del martirio non mancava il ricordo, forse solo liturgico, del santo.

Una celebrazione religiosa portata all'attuale splendore dal voto perpetuo fatto dai Consiglieri di Cagliari l'11 luglio 1652 di celebrare ogni anno in onore di sant'Efisio una festa. Una promessa solenne per una protezione speciale contro il flagello della peste che si diffondeva in tutta l'isola, che allora veniva considerato un castigo di Dio. Omaggio e segno di riconoscenza della città per essere stata salvata dalla terribile epidemia.

Oggi solamente due parrocchie in Sardegna sono dedicate al santo guerriero: a Capoterra e a Oristano. Chiese intestate al santo si trovano a Quartu, Quartucciu, Pula, Talana, Siniscola e Bono. A Tramatza la vigilia della festa è caratterizzata da un grande falò fatto con la legna donata dalle popolazioni dei comuni limitrofi. Troppo poco rispetto all'importanza del Santo? Forse Ma la festa del 1° . maggio è sufficiente per far conoscere sant’Efisio in tutto il mondo.

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