La Nuova Sardegna

Il corpo del poeta Immagini su Pasolini

di Grazia Brundu
Il corpo del poeta Immagini su Pasolini

La mostra nella sede della Fondazione di Sardegna a Sassari Le fotografie di Dino Pedriali, ma anche video e documenti

29 aprile 2016
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SASSARI. C’è tempo ancora fino all'8 maggio per visitare, o per ritornare a vedere, «PPP Pier Paolo Pasolini - Sulle ali della poesia». Che va assaporata con calma, passeggiando nel palazzo della Fondazione di Sardegna, in via Carlo Alberto, che la ospita. Uno dei punti centrali dell'esposizione curata da Giannella Demuro e Antonello Fresu (per il Pav, la sezione di arti visive dell'associazione Time in Jazz) sono le foto scattate a Pasolini da Dino Pedriali, pochi giorni prima che lo scrittore venisse assassinato all’Idroscalo di Ostia, la notte del 2 novembre 1975. Nelle immagini, realizzate nelle strade di Sabaudia e nella casa adiacente alla Torre di Chia, c'è la fisicità intensa, a volte imperscrutabile di Pasolini. C'è Pasolini alla macchina da scrivere; Pasolini alla guida della sua Alfa 2000; Pasolini per strada, ripreso in una prospettiva simile a quella delle indimenticabili carrellate che, nei suoi film, accompagnano l'incedere di Franco Citti - "Accattone" e Anna Magnani -"Mamma Roma". E poi c'è Pasolini che si fa fotografare nudo, in una serie di scatti che adesso è troppo facile definire profetici (sarebbe morto pochi giorni dopo), e che nelle sue intenzioni dovevano essere un'estrema provocazione ai benpensanti, oltre che il tentativo di esporre, attraverso la vulnerabilità del suo corpo, la sua onestà intellettuale.

Insieme con le foto di Pedriali, i curatori hanno raccolto libri, locandine, giornali d'epoca, trailer originali di film, canzoni, documentari d'archivio e li hanno sistemati in un percorso circolare, con l'aiuto di pannelli esplicativi e di postazioni audio e video. È un materiale eterogeneo che, pur se reperibile in parte su internet o nelle biblioteche, fa un certo effetto avere a disposizione tutto insieme da toccare, leggere, ascoltare, guardare.

Per restare nel campo delle immagini, un'ampia sezione è dedicata alla produzione cinematografica. Ed è particolarmente interessante perché, attraverso i trailer da "Accattone" (1961) a "Salò" (1975) e una collezione di locandine originali, propone una carrellata spesso divertente sui cambiamenti della grafica pubblicitaria e sulla promozione dei film tra gli anni Sessanta e Settanta. Dai toni paternalistici da cinegiornale che annunciano l'uscita di "Accattone" ("non perdete l'occasione, per una volta, di vedere un film intelligente") alla grafica surreale di "Uccellacci e uccellini", con i titoli di testa e di coda cantati da Domenico Modugno; dai colori acidi e le musichette beat di "Capriccio all'italiana" alle immagini oniriche di "Edipo re".

Il cinema di Pasolini è raccontato anche dalle canzoni composte dal regista in collaborazione con alcuni degli artisti più importanti di quel periodo. Nelle postazioni audio si possono ascoltare "Il soldato di Napoleone", adattato dal poemetto pasoliniano in friulano "Il soldât di Napoleon" ("La meglio gioventù") e cantata da Sergio Endrigo. E poi ancora "Cosa sono le nuvole" interpretata da Modugno nell'episodio omonimo del film collettivo "Capriccio all'italiana"; "Il Valzer della Toppa" con la voce di Laura Betti e poi di Gabriella Ferri; le musiche composte da Ennio Morricone per "Teorema".

Ai libri di Pasolini, alle ricostruzioni giudiziarie sulla sua morte e ai filmati d'archivio sono dedicate le sezioni finali della mostra. E qui si possono ripercorrere, attraverso la voce dello scrittore, i cambiamenti della società italiana dal dopoguerra agli anni Settanta. Sia dal punto di vista linguistico, con un italiano che si va uniformando attraverso la lingua della burocrazia, che da quello dei costumi, dove l’eros, nella visione pasoliniana, ha ormai un ruolo falsamente liberatorio. Per finire con le riflessioni sulla democrazia («la dittatura democratica»), responsabile per Pasolini, più ancora del fascismo, della creazione di falsi miti e della distruzione dei valori più genuinamente popolari.

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