La Nuova Sardegna

Il “Fondo Solinas”, un tesoro per il turismo: acquisito il materiale bibliografico dello studioso sassarese

di Antonio Mannu
Il “Fondo Solinas”, un tesoro per il turismo: acquisito il materiale bibliografico dello studioso sassarese

SASSARI. Il turismo è una delle principali carte su cui puntare per il rilancio economico di una regione, la Sardegna, nella quale vecchi modelli – l’industria petrolchimica in primo luogo – sono...

27 aprile 2016
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SASSARI. Il turismo è una delle principali carte su cui puntare per il rilancio economico di una regione, la Sardegna, nella quale vecchi modelli – l’industria petrolchimica in primo luogo – sono ormai esauriti. E' stato presentato nei giorni scorsi, alla Biblioteca Universitaria, il “Fondo Gian Adolfo Solinas”. All’incontro, coordinato da Sandro Ruju, hanno partecipato Paola Porcu, della Biblioteca Universitaria, Patrizia Battilani, dell’Università di Bologna, Bachisio Bandinu e Arturo Parisi. Gian Adolfo Solinas è stato un appassionato studioso del turismo, che si è occupato anche di trasporti, ambiente, cultura, un protagonista del dibattito e della programmazione regionale in materia, che ha affrontato l'argomento con rigore, intellettuale e morale, sottolineando sempre il legame tra tutela dell'ambiente e sviluppo turistico.

Oltre che un tecnico era, come ha detto Arturo Parisi, un intellettuale, che del turismo aveva una visione moderna e attuale, che pensava il turismo come un qualcosa da collocare dentro un sistema, ne aveva un'idea critica e inquieta, informata da un realistico pragmatismo. Solinas diresse l'Azienda di Soggiorno di Santa Teresa di Gallura, lavorò a lungo presso l'Ente provinciale per il Turismo di Sassari, fu consulente della Regione, autore di numerose pubblicazioni sul tema. Nel corso della sua vita professionale ha raccolto un vasto materiale bibliografico e documentario, il fondo donato alla Biblioteca Universitaria. Che è stato inventariato e catalogato da Andreana Canu, Marinetta Manconi e Paola Porcu. Con una parte di quel materiale da lui raccolto è stata allestita la mostra “Il turismo e la Sardegna: la biblioteca di Gian Adolfo Solinas”.Dopo i saluti di Viviana Tarasconi, direttrice della Biblioteca, ha parlato Paola Porcu, che ha dato conto della rilevanza del fondo. «Si tratta di 586 tra monografie e opuscoli, 20 periodici, 17 opere in inglese, 10 in francese. Ben 348 volumi non erano posseduti dalla Biblioteca Universitaria». Tra questi un testo dell'economista Andrea Saba, su turismo e programmazione economica, non posseduto da nessuna biblioteca italiana, e il prezioso volume del geografo statunitense Richard Price “Una geografia del turismo: paesaggio e insediamenti umani sulle coste della Sardegna.”

Ha poi preso la parola Bachisio Bandinu il quale ha detto che Solinas esercitò profonda influenza sulla sua analisi del turismo sardo, smeraldino in particolare. Parlando del suo “Costa Smeralda - Come si costruisce una favola turistica” Bandinu ha sostenuto che «l'incontro con Gian Adolfo ha cambiato il mio approccio al tema e alla scrittura. Seguivo questo significante favolistico anche letterariamente. Stavo nei segni, non negli oggetti. Seguivo i messaggi, non le merci». Solinas si chiedeva, con tensione molto pragmatica: «ma quanto ne viene alla Sardegna?»Patrizia Battilani, docente di Economia del Turismo a Bologna, ha parlato di «uno studioso da analizzare e studiare attentamente, che ha contribuito alla formazione dell'identità turistica, non solo della Sardegna, ma di tutto il paese. Proponeva elementi di grande modernità, anche rispetto al tema dei pericoli del turismo».

Infine Arturo Parisi ha raccontato nel suo intervento l'amico, compagno di scuola e studi, dalle elementari a San Giuseppe, sino alla laurea in giurisprudenza. Studi di diritto dai quali «Gian Adolfo si è successivamente allontanato perché li sentiva comunque stretti, era alla ricerca di un qualcosa, guidato dalla curiosità per la conoscenza del mondo, non perdendo mai l'attenzione per la propria terra. Il mondo che cambiava, per lui, per tutti noi, fu il turismo. Noi ci chiedevamo chi fossero e loro ci chiedevano chi eravamo noi».

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