La Nuova Sardegna

Murales abbattuti a Orgosolo, il cantautore Piero Marras: «Peggio dell’Isis»

di PAOLO CURRELI
Murales abbattuti a Orgosolo, il cantautore Piero Marras: «Peggio dell’Isis»

I commenti di Marcello Fois e dello street artist Manu Invisibile

21 aprile 2016
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PAOLO CURRELI. Nuorese, cantautore e cantore dell’identità della Sardegna, Piero Marras vede nella vicenda dei murales di Orgosolo recentemente abbattuti– tra i più vecchi e importanti per il loro valore storico – un segno dei tempi. «La memoria di un popolo che si sgretola, un’assonanza con la vita che abbandona i nostri paesi con lo spopolamento– dice il musicista–. Un modo per distruggere la cultura di un popolo è distruggere la sua memoria. Ci siamo commossi e indignati davanti alle immagini dei miliziani dell’Isis che abbattono i monumenti e davanti all’eroismo del direttore dei musei di Palmira che si immolava per salvaguardare il patrimonio storico dalla barbarie e poi, da noi, accadono queste cose. Una volta perdute queste opere non potranno tornare ma più».

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La fine di un mondo che Marras ha conosciuto e oggi difende. «Francesco Del Casino, da insegnante di disegno, ha fatto uscire gli alunni nelle strade per dipingere – ricorda Marras–. La strada per noi bambini era lo spazio del gioco e la scuola l’esatto contrario. Aprire le porte delle aule per dipingere in libertà all’aperto è stato un gesto molto coraggioso per l’epoca. Stiamo vivendo tempi superficiali, in cui esiste solo il presente. Io ricordo quell’epoca, ma non con nostalgia, ha lasciato segni indelebili nella mia formazione. Sono convinto di essere stato fortunato a vivere in un mondo che credeva ancora in degli ideali, idee in cui io, personalmente, credo ancora». Proprio qualche giorno fa Piero Marras è stato colpito dalla forza dell’arte murale pubblica. «Sono stato al carcere di Buoncammino – racconta– e ho potuto ammirare un murale realizzato da due detenuti che ora non ci sono più. Aveva una forza evocativa potente, un segno della memoria di una dura esperienza che viene, proprio per questo, meticolosamente conservato».

Manu Invisibile è un’artista di strada, recentemente assolto dalla Cassazione, per aver dipinto in una zona degradata di Milano, “è un’opera d’arte” ha sancito per la prima volta la Corte. «Il muralismo è legato al patrimonio collettivo, appartiene a tutti, cittadini e turisti compresi– dice lo street artist–. Se il graffitismo è un’azione abusiva, legata a una dimensione che vive e muore in uno stretto arco di tempo, la stessa cosa non si può dire dell’esperienza dei murales di Orgosolo. Lo spazio e la memoria di un piccolo paese sono diversi dal contesto urbano di una metropoli, anche per questo quei lavori andrebbero, e devono, essere tutelati».

Lo scrittore Marcello Fois risponde da Bologna, dove vive da tempo, città che è stata scenario della clamorosa azione di Blu che ha cancellato i suoi murales per impedire che venissero staccati ed esposti in un museo. «Il dibattito assomiglia a quello che ha infiammato Bologna. Chi deve salvaguardare l’arte pubblica? A chi appartiene? Certo si tratta di arte effimera, esposta al degrado – sostiene Fois–. Ma se si decide che le opere hanno un valore artistico, o uno spazio importante nella memoria della collettività, allora devono essere tutelati. Certamente non se ne possono fare carico i singoli cittadini, sono operazioni costose e complicate e i proprietari degli stabili andrebbero aiutati. Un’altra strada percorribile sarebbe quella di rinnovare la pittura di strada. Tanti artisti sarebbero disponibili a partecipare a iniziative di arte pubblica, ma in questo caso, ovviamente, tutto dev’essere inserito in un progetto e serve un’idea ben chiara».

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