La Nuova Sardegna

I big della musica jazz nel nome di Zappa

di Walter Porcedda

Il programma del Festival di Sant’Anna Anna Arresi

02 aprile 2016
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CAGLIARI. A caccia dello Zappa perduto. O forse solo dimenticato, che si trova tra decine di solchi di un'opera monumentale, complessa e poliedrica. E' la scommessa della trentunesima edizione del festival di Sant'Anna Arresi, allestisto da Punta Giara dal 1° al 10 settembre, che a quella che è stata «una figura centrale della musica contemporanea» intende rendere omaggio. Raccogliendo in questo il lascito del geniale Butch Morris che nelle giornate del festival 2010 definì Zappa «il più grande compositore del Novecento».

Così ha ricordato ieri durante la presentazione del programma, Basilio Sulis, patron della rassegna sulcitana, segnalando come altra citazione guida la frase dello stesso Zappa sulla musica afroamericana. «Il jazz _– diceva il musicista italo americano nato nel 1940 a Baltimora – non è morto. Ha soltanto un odore un po’ curioso». Affermazione apparentemente criptica in realtà ironica che, nello stile di questo genio, metteva così l'accento sulla puzza di museo di certa musica del tempo, segnata dal continuo avvitarsi in mainstream senza slanci creativi.

Certo è che il rapporto tra i jazzisti e Zappa è stato sempre un po’ difficile (anche perché i primi considerano il secondo un non jazzista) e contradditorio. Di sicuro in tanti ne continuano a subire il fascino e c'è sempre qualcuno che prova a confrontarsi se non nella forma e nella sintassi dell'opera zappiana, almeno nel suo “esprit” teatrale dissacratorio (Zappa è stato, inutile negarlo, un feroce e straordinario dadaista).

Stando in Italia, due anni fa, il pianista Stefano Bollani diede alle stampe “Sheik yer Zappa”, che citava “Sheik Yerbouti”, inciso nel 1979 da Zappa, infilandoci anche un certo numero di brani zappiani, beninteso lontani però dagli originali. Come è proprio in quello spirito, per stare dalle nostre parti, “Brass Bang”, l'album registrato da Paolo Fresu con Steve Bernstein, Gianluca Petrella e Marcus Rojas: un disco scoppiettante e imprevedibile che omaggia il grande Frank proprio con la frase del jazz dall'odore “un po’ curioso”.

Ma l'intento di “Ai confini tra Sardegna e jazz” come hanno spiegato con puntiglio Sulis e Francesco Pedoni di Punta Giara è quella di trovare i fili che collegano la più versatile scena americana ed europea alla lezione lasciata da Zappa. Niente cover o rifacimenti, piuttosto una ricerca di continuità creativa di musicisti jazz che «si dovranno confrontare, sull'idea zappiana di musica, quindi sviluppando il concetto oltre Zappa stesso, attraverso le loro personali visioni e linguaggi».

Naturalmente il festival di Punta Giara, per fare questo, ha attinto in quella che è da sempre la tradizione di una rassegna votata all'avanguardia con forte attenzione al free contemporaneo. Ecco così la presenza di musicisti di solida preparazione e tecnica, veri punti fermi della scena di New York come William Parker, i Battle Pieces di Nate Wooley (entrambi di scena l'8 settembre) o rappresentanti di punta dell'improvvisazione europea come Peter Brotzmann, miti del percussionismo come Hamid Drake (il 6 con Parker e Brotzmann) accanto a nuove realtà come il fortissimo sassofonista svedese Mats Gustafsson presente con un progetto ad hoc, Hydrozap, con tredici elementi (il 9, dopo il solo del pianista americano Cooper Moore). Dalla Norvegia giungono i Megalodon Collective, sette costruttori di muri sonori (di scena il 7. Ad aprire sarà Full Blast). Spiccata attitudine punk è quella del vulcanico drummer Steve Noonan. Presente con due ensemble, propone una rilettura di “Ionisation” di Edgard Varese, il compositore che influenzò il primo Zappa (il 2). Fitta la presenza di gruppi provenienti dalla Germania. A cominciare dalla robusta orchestra (ben diciasette elementi) Andromeda Mega Express che nella sua esibizione spazia dal jazz al rock fino all'avanguardia più sofisticata (il 3). Si respira aria di sperimentazione berlinese con Serenus Zeithblom Oktett che ospiterà tra le proprie fila la sassofonista Ingrid Laubrock (il 6). E poi ancora una originale liason tra jazz e rock viene offerta dai Rubatong in “Zappa's Umbrella” (il 4). A rappresentare l'Italia ci sarà in chiusura, il 10, anche un'originale ensemble guidato dal sassofonista partenopeo Daniele Sepe, preceduto dal Summit quartet di Ken Vandermark. Ad aprire il 1 sarà invece il Tomeka Reid quartet e il Memorable Sticks trio. Occhi puntati sulla casella libera del 5 settembre dove Punta Giara promette sorprese.

Questa edizione Punta Giara ha allestito pacchetti turistici con diverse formule (info sul sito o telefonando in associazione). Per le attività collaterali da segnalare l'interessante worshop rivolto ai bambini e ai ragazzi , “I suoni e l'integrazione” tenuto dai musicisti Danilo Mineo e Pasquale Mirra, mentre nei giorni del festival il regista Daniele Atzeni terrà un seminario cinematografico.

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