La Nuova Sardegna

“Senes”, i centenari di Daniela Zedda

I più longevi dell’isola in una mostra aperta ieri a Milano

23 marzo 2016
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MILANO. «Senes». Prima di tutto un progetto che sa di vita e di Sardegna: una mostra fotografica (inaugurata ieri a Milano e allestita con arte nello spazio «Nonostantemarras») della bravissima Daniela Zedda, che ci racconta i centenari sardi; la sua idea poetica (realistica) a proposito di donne e uomini dell’isola, che hanno vissuto e stanno vivendo da oltre un secolo, non arrendendosi mai. «Senes» è anche un libro che completa il discorso artistico della Zedda, con i testi di Marcello Fois e l’incisivo messaggio grafico di Alessandro Cortes, art director del volume ed eclettico ideatore delle etichette dei vini prodotti dalla famiglia Argiolas, attenta mecenate di questo progetto, sfociato nella creazione dell’omonimo vino.

Daniela Zedda è nata e vive a Cagliari, dove dal 1982 si occupa professionalmente di fotografia e fotogiornalismo. Ha al suo attivo diversi ritratti per libri, promozioni editoriali e copertine di cd musicali. Le sue fotografie sono state pubblicate nei maggiori quotidiani e periodici nazionali. È la fotografa del Teatro Stabile della Sardegna. Le sue undici foto in mostra – di grande formato (225 x150) stampate su tela e perfettamente retroilluminate – interpellano con forza l'osservatore, lo invogliano a fare “un salto” dentro l'immagine per sentire dal vivo quel racconto, sfiorando un segreto. Undici storie scelte dalla Zedda: «Mi avevano chiesto un lavoro su primi piani di centenari. Nelle rughe ci sono segni del tempo – racconta l’artista– ma il genere stereotipato non mi interessa. Volevo centenari che rappresentassero un senso di vita che continua». Vita intrecciata inesorabilmente al territorio quella che la fotografa ha cercato, trovandola: «Volevo che le immagini, oltre a raccontare la Sardegna ed essere un omaggio al signor Antonio, centenario patriarca delle cantine Argiolas, trasmettessero la percezione di una vita che non sta finendo ma che è arrivata serena al momento della senilità». Attraverso l’obiettivo della Zedda, scopriamo straordinari personaggi comuni, colti nell'attimo in cui si accende un legame tra loro e il contesto: «Ho fotografato la signora di Cuglieri in casa, mentre faceva il macramé. Siamo andati nel suo terreno dove ha notato un albero carico di pere: ha preso un cestinetto di vimini, si è fiondata sotto l’albero a cogliere le pere e metterle nel cestino che non ha lasciato fino a quando non l'ha riempito». Ed eccola immortalata per il libro. C’è in mostra la foto della signora di Alghero, ritratta nel chiostro di San Francesco, con ai piedi un filo di tacco e una gonna che fa intravvedere un caviglia sottile, oggi ha 108 anni: «Nella vita ha fatto di tutto: la cuoca, la fioraia. Andava a scuola di nascosto perché non volevano che ci andasse: si era accordata col bidello».

Daniela Zedda ha tracciato così la strada per un racconto non banale, scoprendo la sua verità sul mistero della longevità: «Tutti hanno avuto la capacità di reinventarsi, di vedere che le cose non sono ancora finite». A caccia di verità e senza cercare scorciatoie semplificatrici, la fotografa indaga le personalità: non è interessata all'espressione. La sua fotografia è prima di tutto incontro, rispetto, scoperta: «Ogni storia è stata diversa. Il signore di Barumini sbuca dall’antro del nuraghe che ha anche scavato cinquanta anni fa, insieme all’archeologo Giovanni Lilliu. Quando si è trovato lì ha iniziato a camminare spedito. Ho fatto una foto che restituisse la scoperta e la felicità. Una foto faticosa, ma lo sono tutte. Per me non esiste una foto facile. E’ sempre l’esatto contrario».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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