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Calcio giovanile, un gol alla Juve? Si può. La magia del Trofeo Selis

di Andrea Sini
Calcio giovanile, un gol alla Juve? Si può. La magia del Trofeo Selis

In questi giorni la Gallura ospita il “mondialino” della categoria Esordienti. Centinaia di mini calciatori isolani si misurano con i coetanei dei top team

03 giugno 2017
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OLBIA. Francesco ha il ciuffo biondo alla Neymar e il passo di un attaccante alla Vieri, anche se quando lui è nato “Bobone” aveva già sparato tutte le cartucce migliori. Corre veloce alle spalle del difensore, va “nello spazio”, come dicono gli allenatori di oggi, e detta il passaggio. Riceve palla, salta il portiere e la butta dentro, poi vede tutto buio. Urla di gioia, una corsa folle, l’abbraccio di tutti i compagni della Lanteri. Francesco ha 13 anni, l’esame di terza media che incombe (ha fatto la primina) e ha appena segnato un gol che si porterà dietro per tutta la vita: l’ha segnato alla Juventus. A fine partita l’hanno trovato in un angolo, tutto solo, che piangeva calde lacrime. L’emozione di fare gol alla sua squadra del cuore.

Anche Flavia ha 13 anni, studia alla scuola media numero 12 di Sassari e gioca con la maglia numero 14. «Come Cruff?». «Chi?». Niente, una vecchia storia. Flavia porta quintali di riccioli biondi a spasso per la fascia laterale, entra decisa sulla palla, rilancia a testa alta. Lei, l’unica ragazza in mezzo a tanti maschi, in albergo dorme con mamma e papà ma in campo è come gli tutti altri. Alla San Paolo la coccolano, ma non più degli altri. «Gioca con noi da sempre, in questo gruppo è a casa sua», dicono i dirigenti gialloblù.

Mille storie. Quelle di Francesco e Flavia sono soltanto due delle storie che il Torneo Manlio Selis racconta ogni anno, dal 1997. In questi giorni in Gallura è concentrato il meglio del calcio europeo, e non solo. Quaranta squadre e non meno di ottocento mini-calciatori, per quella che è ormai una delle principali manifestazioni a livello continentale per la categoria Esordienti. A darsi battaglia ci sono tutte le principali realtà giovanili della Sardegna, dal Cagliari al Latte Dolce, ma anche big del livello di Juventus e Milan, Chelsea, Deportivo La Coruña, Malmoe, la nazionale dell’Irlanda del Nord, i giapponesi del Kashima Antlers e i russi del Chertanovo Mosca. Dopo tre giorni di sfide incrociate, sui campi di Olbia (Nespoli, Geovillage e Caocci), San Teodoro, Posada e Siniscola, oggi si giocano le semifinali e le finaline di consolazione, mentre domani alle 16 al “Limbara” di Luras è in programma la finalissima.

Tra gioco e professionismo. «Lavoriamo tanto sulla mentalità, i nostri ragazzi iniziano a fare esperienze in tornei internazionali da quando hanno 9 anni – racconta Andy Ross, allenatore del Chelsea –. Come Academy siamo al top a livello europeo, seguiamo metodi di lavoro all’avanguardia». Ma per questi adolescenti il calcio è ancora un gioco? Il tecnico britannico fa cenno di no con la testa, poi risponde deciso: «No, non per i nostri: a questa età hanno già una certa impostazione, li stiamo già preparando al professionismo».

Di sicuro i ragazzini della San Paolo la prendono più alla leggera: nel cortile interno del Geovillage di Olbia si stanno sfidando in un accesissimo sei contro sei, scalzi e a petto nudo, sul prato in mezzo agli alberi. Sono le due di pomeriggio e tra un paio d’ore scenderanno in campo per la seconda partita della giornata. I tecnici scuotono la testa e si fingono adirati. Poi sorridono: «Hanno 13 anni, vogliono solo giocare, non possiamo incatenarli». Poi il mister grida deciso: «Ragazzi, altri 10 minuti poi tutti in camera. Il bagno in piscina? Solo se vincete la prossima...».

Amici e rivali. Gli juventini, maglia gialla di rappresentanza, stanno in veranda. Leonardo, attaccante, occhi azzurri e viso da copertina, ha davanti un libro di scienze. «I dirigenti ci ritirano il cellulare la mattina e ce lo restituiscono la sera – spiega – così nei momenti morti ho tempo per studiare. Ho ancora un’interrogazione». Un suo compagno lo fulmina subito: «È da ieri che sei sulla stessa pagina». Grasse risate, anche da parte dei ragazzi della Sigma Cagliari: polo azzurra e grande simpatia, diversi di loro hanno già fraternizzato con gli juventini. «Io tifo Inter, ma spero che alla fine ci scambieremo la maglia», dice candidamente Marco, capelli alla Dybala e grande intraprendenza. Forse alla fine resterà deluso, perché pare che i ragazzini delle grandi squadre vogliano scambiare le divise solo con quelle di club di pari rango. «Ma no, dipende dai rapporti umani che si creano, e qua ci siamo fatti già tanti amici», dice Ivan Vazquez, allenatore del Deportivo, mentre dispensa generosamente spillette e cappellini del club galiziano. «Noi come società veniamo al Torneo Selis da 4 anni – dice un dirigente della San Paolo – e alcuni dei nostri che sono venuti nel 2014 sono ancora in contatto con ragazzi della Juve conosciuti allora. Non è vero che se la tirano, diciamo che ogni società ha la sua impostazione, ma a 13 anni è facile fare amicizia».
A 13 anni è anche facile inseguire un sogno. Come quello di Francesco, che ha segnato un gol alla Juve e poi si è sciolto in lacrime. Nessun problema, gli ha detto il mister Casu, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.

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