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Lacrime e applausi del popolo biancoblù: «Grazie lo stesso»

Lacrime e applausi del popolo biancoblù: «Grazie lo stesso»

SASSARI. A metà pomeriggio il post su facebook del presidente della Dinamo Banco di Sardegna Stefano Sardara caricava l'ambiente: l'immagine richiama al film "Il Gladiatore", la didascalia invitava...

17 maggio 2017
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SASSARI. A metà pomeriggio il post su facebook del presidente della Dinamo Banco di Sardegna Stefano Sardara caricava l'ambiente: l'immagine richiama al film "Il Gladiatore", la didascalia invitava il PalaSerradimigni a scatenare l'inferno. Sul 2-0, in pieno do or die, le motivazioni non possono mancare. La bolgia prende forma al termine di una incessante processione che da ogni parte dell'Isola, da ogni via della città di Sassari, portava il pubblico biancoblù alle porte di piazzale segni. Magliette blu playoff style, sciarpe, canotte: tenute da trincea per una tifoseria pronta alla battaglia.

E battaglia è stata, sul parquet, in una serie troppo spesso più simile al wrestling che alla pallacanestro. Uno striscione rende omaggio a Mario De Sisti, allenatore della promozione in A2 recentemente scomparso. Il settore D espone un enorme copri curva con un gigantesco fiore biancoblù e le immagini dei giganti. Nei distinti B si legge un "Trova la tua strada, cammina con le tue gambe". Una miriade di bandiere con i colori sociali e i quattro mori ha invaso ogni settore del palazzetto. La "curva", tornata cromaticamente compatta, lancia cori e detta il ritmo di un arrembaggio auspicato e possibile, nonostante il fardello del 2-0. Da bordo campo esplodono stelle filanti che ricoprono il parquet. La palla a due è intrisa di tensione e di passione. Si comincia ed è già dura. È già lotta, vera. Sul canestro del 34 pari il PalaSerradimigni è bolgia. L'altalena di speranze viaggia sul filo del rasoio. Anche quando l'elastico del punteggio si allunga in favore delle Aquile il pubblico sta sul pezzo. Il finale è amaro. Trento festeggia a centro campo. Per la Dinamo l'orgoglioso e amaro saluto del suo popolo. Lacrime e applausi si fondono al "Grazie ragazzi. Arrivederci”.

Giovanni Dessole

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