La Nuova Sardegna

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Un ciclista algherese fra gli eroi del primo Giro d'Italia

di Gianmario Sias
Agostino Sanna è il secondo da destra
Agostino Sanna è il secondo da destra

Agostino Sanna prese parte alla prima edizione e fu tra i pochi ad arrivare fino in fondo. Ora gli eredi lo celebrano

28 aprile 2017
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ALGHERO. Non è vero che il legame tra Alghero e il Giro d’Italia è una cosa recente, che la Riviera del Corallo strizza l’occhio alle due ruote solo per averne vantaggio. Alghero si è fatta bella per mettersi davanti alle telecamere di tutto il mondo. Questo è vero. Ma quella col Giro è una vera storia d’amore, di quelle che non si spengono neanche col tempo, che durano da sempre. Dal 1909. Quando tra i 166 iscritti alla partenza della prima edizione del “Giro ciclistico d’Italia”, come si chiamava all’epoca, c’era anche Agostino Sanna.

Algherese, meccanico dell’ex Scia – dalle cui ceneri è poi nata l’Arst, l’azienda regionale dei trasporti – con una passione spropositata per il pedale. A tirare fuori la sua storia, raccontando di un’età pioneristica, di un ciclismo che non c’è più, sono i suoi discendenti. La signora Angela Milia Sanna, nuora di Agostino, e i figli della signora, Marisa e Agostino. Agostino Sanna, come il nonno, di cui in casa di Lino Costantino, marito di Marisa, conservano foto, medaglie, ritagli di giornale, manifesti.

Signora Angela era sposata con Alfredo, il figlio maschio che da Agostino aveva ereditato la passione per la bicicletta. Alfredo aveva una sorella, Maria Iole, che proprio oggi compie 91 anni e se li gode a Sassari, dove vive. Per la famiglia Sanna la spola tra Alghero e Sassari è normale. Anche Agostino, nato nel 1883 ad Alghero, si era trasferito nel capoluogo di Provincia ad appena sei anni, quando è morta la mamma. La sorellastra Antonica era già sposata e l’aveva preso con sé. L’amore per il ciclismo e l’apprendistato da meccanico sono lasciti del lungo soggiorno di Agostino a Sassari. Anche il ritorno ad Alghero è una scelta d’amore. Per la sua città, dove impianta i suoi interessi e mette su famiglia. Apre una bottega di biciclette, e le ripara, a due passi da Porta Terra, all’inizio di via Vittorio Emanuele. Negli anni Cinquanta è l’organizzatore di tutti gli appuntamenti ciclistici nella Riviera del corallo, come attestano cimeli e fotografie.

Francesco Costantino, pronipote di Agostino Sanna, dal quale lo separano cento anni esatti, è amico di Valdo Di Nolfo, attivista politico, già consigliere comunale, con la passione per il giornalismo e per le storie belle. È lui a fare da “ufficio stampa” agli eredi Sanna e a raccontare di quell’epica pedalata del 1909. Insieme ai parenti del campione algherese, ha fatto ricerche, rintracciato prove, selezionato riferimenti storiografici e letterari.

«Esiste una foto del 1910 in cui Agostino Sanna è ritratto al Giro con la fascia del “Raggruppamento ciclistico sardo” – racconta Valdo Di Nolfo – e una medaglia di partecipazione che testimonia della sua presenza anche nel 1911». Trovare prove di quello che la famiglia ha sempre saputo, e cioè che Agostino Sanna fosse ai nastri di partenza anche nel 1909, è stato più complicato. «Ci siamo arrivati grazie a Maurizio Ricci, giornalista di Forlì, appassionato di ciclismo», racconta il “biografo non ufficiale” di Agostino Sanna mentre intorno i parenti annuiscono, confermano e tirano fuori documenti. «Un libro è dedicato alla storia del primo Giro d’Italia, al braccio di ferro tra Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport per organizzarlo, al fatto che avesse vinto la Gazzetta e che per questo si partì dalla sede del giornale sportivo», è il racconto.

Agostino Sanna è tra i partecipanti, numero 79. «Il Tour si correva già da un po’, perciò i francesi all’inizio snobbarono l’evento – prosegue Di Nolfo – poi, quando si accorsero che la cosa stava diventando seria, si iscrissero in massa all’ultimo momento, e per questo non avrebbero partecipato alla punzonatura». Quel Giro fu un vero massacro, 2448 chilometri in otto tappe non consecutive, si partì da Milano il 13 maggio e lì si tornò il 30, dopo essere passati per Bologna, Chieti, Napoli, Roma, Firenze, Genova e Torino. Alla fine arrivarono solo in 49, e Agostino Sanna era uno di questi. Tagliò il traguardo fuori tempo massimo per via di un guasto meccanico patito alla penultima tappa. Ma arrivò sino in fondo. Abbastanza per chiedere spazio nell’olimpo del ciclismo sardo e italiano.

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