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L’addio a Scarponi: «Resti il capitano»

L’addio a Scarponi: «Resti il capitano»

Nello stadio l’ultimo chilometro dell’Aquila di Filottrano. Il dolore di Aru. Il ricordo del ct Cassani: sulla bara la maglia azzurra

26 aprile 2017
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ANCONA. L'ultimo chilometro dell’ “Aquila di Filottrano” tra due ali di folla e applausi scroscianti. È servito uno stadio, il Comunale della località marchigiana, a contenere le migliaia di concittadini, tifosi, familiari e amici arrivati per dire addio a Michele Scarponi, campione di ciclismo ma soprattutto di lealtà e umanità, falciato sabato mattina da un furgone, che non gli ha dato precedenza, mentre si allenava con la sua bici, come sempre, sulle strade di casa. Il feretro è stato portato a spalla dal ct Davide Cassani e dai compagni di squadra dell'Astana, tra i quali in prima fila anche Fabio Aru: il suo silenzio sulla tragica fine del suo amico e compagno, sintomo di un dolore profondo, vale più di mille parole. E poi, su richiesta del Fan Club, due ali di folla hanno accompagnato in silenzio la salma all'uscita per lasciare all'intimità della famiglia la tumulazione.

Una folla commossa – anche ciclisti in bici e intere famiglie con passeggini al seguito – ha partecipato incredula, così come i rappresentanti delle istituzioni, alle esequie, stringendosi intorno alla famiglia del campione: la moglie Anna, i due gemellini Giacomo e Tommaso di poco meno di 5 anni, i genitori Flavia e Giacomo, i fratelli Marco e Silvia. Presente al completo l'Astana, con cui Scarponi si sarebbe presentato da capitano al Giro d'Italia complice la defezione per infortunio di Fabio Aru. Molti gli sportivi, ma soprattutto amici, che hanno voluto rendere omaggio a Scarponi: da Peter Sagan, campione del mondo 2015 e 2016, a Vincenzo Nibali, dall'ex tecnico jesino dell'Inter Roberto Mancini a Marino Bartoletti e al ct azzurro di ciclismo Davide Cassani. Ma la storia di Scarponi, ha ricordato il fratello Marco, non è solo allenamento: negli occhi di Michele tutti possono vedere la storia inarrestabile di sacrificio della famiglia Scarponi che lascia una traccia indelebile.

«Ciao Michele. Sei morto da capitano, lo eri e lo sarai sempre». Davide Cassani, commissario tecnico della Nazionale di ciclismo, è quasi incredulo nel dover salutare per l'ultima volta Michele Scarponi dentro uno stadio gremito da oltre 5 mila persone. Si inchina davanti al feretro che accoglie Michele e depone lì la maglia azzurra che lo accompagnerà per sempre: «per te non è un regalo», precisa Cassani che con una voce rotta dalla commozione ripercorre la carriera dell'Aquila di Filottrano. Talento, sacrificio, dedizione, umanità e allegria. Un campione dalle tante affermazioni ma anche esempio di grande gregario come lo stesso Cassani è stato nella sua lunga carriera. Il ct ha portato anche il cordoglio del grande Eddie Merckx che lo ha chiamato per esprimere il suo dolore. «Non hai vinto come Merckx - ha detto Cassani - ma sei un campione come lui, di dedizione e di lealtà». «C'è la tua firma sul Giro vinto da Nibali - ha ricordato Cassani, tra gli applausi - nel pc, oltre al video di Cipollini del 2002 per dimostrare la forza della squadra, ho quello di quando l'hanno scorso ti sei fermato e hai aspettato Nibali». Solo venerdì, ha ricordato il ct, Michele gli si era affiancato e avevano parlato. «Per il prossimo campionato del mondo ho bisogno di un uomo come te», gli aveva detto Cassani. «Avevi vinto, eri felice». Scarponi, che aveva rinunciato in precedenza a convocazioni azzurre perché non si sentiva pronto, questa volta gli aveva sorriso: «Forse era un sì».

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