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Il boom del rugby, quella sfida al porto vinta dagli olbiesi

di Dario Budroni
Il boom del rugby, quella sfida al porto vinta dagli olbiesi

Il team cittadino ha vinto il primo titolo sardo dopo 35 anni «È cominciato tutto al molo Brin e sui campi polverosi»

26 aprile 2017
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OLBIA. La palla ovale era una perfetta sconosciuta. Nessuno aveva mai avuto il piacere di proteggerla con il corpo e le braccia, con quella carica che ti permette di correre fino alla linea di meta, superando avversari che cercano di atterrarti in ogni modo possibile. Insomma, il rugby a Olbia era visto più che altro come uno sport per marziani d’oltremanica. Tutto questo fino alla primavera del 1982, quando un gruppetto di giovani aveva deciso di piantare un seme che nel tempo si è trasformato in un albero ricco di frutti. In queste settimane l’Olbia rugby ha così festeggiato 35 anni di storia. E lo ha fatto vincendo per la prima volta in assoluto il campionato di serie C1. È l’apice di una storia che adesso fa registrare numeri da capogiro.

I pionieri del rugby. Tutto è nato per caso. E come è andata lo ricorda bene Luigi Birardi, che negli anni è stato giocatore, allenatore e dirigente. «A Olbia c’era un ragazzo che voleva giocare a rugby – racconta Birardi -. Suo zio, di nome Gianni Buraggi, di origine argentina, aveva infatti giocato a rugby ed era disposto ad allenarci. Ricordo il primo allenamento: al molo del porto vecchio, eravamo in 25, tutti ragazzi radunati tramite un veloce passaparola. Poi, durante l’estate, abbiamo cominciato ad allenarci in spiaggia, sulla sabbia». I primi anni dell’Olbia rugby erano fatti più di passione che di altro. La società non aveva un vero campo dove allenarsi e le prime partite, per esempio contro Capoterra e Alghero, erano delle polverose dimostrazioni in cui ad avere la meglio erano sempre gli altri. Inizialmente i colori sociali erano il bianco e l’azzurro, per richiamare il mare e la bandiera argentina. Più avanti la scelta del giallo e nero, per ricordare le api che lavorano tutte insieme per un unico obiettivo.

La crescita. I primi tempi esisteva solo la prima squadra, formata da ragazzi di tutte le età. Le cose sono cambiate negli anni Novanta, quando la società ha cominciato a promuovere il rugby anche nelle scuole fino a formare le prime squadre giovanili.

«I problemi non sono mai mancati, per esempio non avevamo un campo tutto nostro – spiega Luigi Birardi -. Giravamo tra il Caocci e i campetti in terra battuta delle scuole». Però le soddisfazioni non si sono fatte attendere. Pian piano sono arrivati i tornei internazionali, tra Corsica e Penisola, e sono arrivate anche le prime vittorie dei campionati giovanili, grazie al lavoro gratuito di allenatori e dirigenti. Diverse le persone che dal 1982 hanno ricoperto il ruolo di presidente: Gianni Buraggi, Luigi Birardi, Daniele Morino, Antonella Casagrande, Roberto Carta, Federico Fadda, poi la divisione della società in due tronconi con Carlo Ligas presidente della prima squadra e Federico Fadda alla guida del settore giovanile, infine la riunificazione con l’attuale presidente Marco Buioni.

Il presente. I numeri di oggi parlano chiaro: 300 iscritti, una squadra under 8, una under 10, due under 12, due under 14, una under 16, una under 18, infine prima squadra e l’old. Da non dimenticare le prime esperienze di rugby femminile.

«Per quanto riguarda il rugby, come numeri siamo la prima società in Sardegna. E vogliamo crescere ancora – commenta il presidente Marco Buioni, anche lui tra i fondatori della società nel 1982 -. La nostra è una realtà sana e sempre molto attiva nel sociale, ora siamo impegnati in progetti contro il bullismo e a favore della donazione».

Sabato, al campo di Tanca Ludos, la prima squadra, allenata da Mirko Luciano con la supervisone tecnica di Roberto Palomba, ha disputato l’ultima partita di campionato, già vinto. Tra poche settimane le api olbiesi si giocheranno la serie B contro la vincente della C1 toscana.

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