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Il Calangianus ci crede: «Siamo sereni, è il Castiadas che ha tutto da perdere»

Il Calangianus ci crede: «Siamo sereni, è il Castiadas che ha tutto da perdere»

CALANGIANUS. Giocarsi la semifinale playoff di Eccellenza Calangianus-Castiadas per mister Alessandro Sassu è già un traguardo insperato. Una bella soddisfazione anche per tutto il movimento...

21 aprile 2017
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CALANGIANUS. Giocarsi la semifinale playoff di Eccellenza Calangianus-Castiadas per mister Alessandro Sassu è già un traguardo insperato. Una bella soddisfazione anche per tutto il movimento giallorosso. E poi disputarla al “Signora Chiara”, davanti al proprio pubblico, con due risultati su tre a disposizione grazie al miglior piazzamento, è un bel regalo. Sarà una gara fondamentale per attestare che questo Calangianus è tornato su livelli degni della sua storia. Ma di fronte ci sarà il Castiadas, corazzata guidata da quel sergente di ferro che è Pier Luigi Scotto.

«Avere tutti a diposizione - dice Sassu- mi permette di scegliere al meglio. Ci stiamo preparando con serenità perché consapevoli che abbiamo ottenuto già un risultato di prestigio, e ciò che arriverà è proprio un di più. . La semifinale, diciamolo chiaramente, non era programmata. Per cui abbiamo un atteggiamento un po' sbarazzino. Si è giovani e i giovani vogliono togliersi qualche soddisfazione».

Gli avversari sono di tutto rispetto . «Il Castiadas scenderà in campo deluso per non aver contrastato il Tortolì per la vittoria finale pur avendone tutte le possibilità. Affiderà a questa gara il riscatto per cercare di contendere al Budoni il passaggio alle fasi finali . Noi siamo uno scomodo ostacolo. Davanti hanno gente come Borrotzu (20 gol), Sarritzu, centrocampisti del peso di Carrus e Babakar Conosciamo il loro valore . Abbiamo il nostro entusiasmo, lavoriamo per sfruttare le nostre armi. Non pensiamo che all'andata li abbiamo battuti per 4-1. Questo è un altro macth. A fine gara nessuno di noi dovrà rimproverarsi niente. Daremo tutto e puntiamo davvero a far si che i nostri tifosi, al termine, siano orgogliosi di noi».

Pietro Zannoni

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