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Odio o amore per Rastelli ma i numeri sono con lui

di Mario Frongia
Odio o amore per Rastelli ma i numeri sono con lui

L’allenatore del Cagliari continua a dividere i tifosi rossoblù (e forse non solo) Con la salvezza in tasca la squadra si prepara per il rush finale della stagione

22 marzo 2017
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CAGLIARI. Daniele Dessena, stagione finita, e Nicolò Barella, un mese di stop (a rischio anche il Mondiale di categoria) sono la sintesi raccapricciante di un Cagliari che da due anni paga a caro prezzo infortuni e acciacchi del gruppo. Massimo Rastelli - quattro portieri tra i venti convocati di domenica per la Lazio, quarta in classifica e reduce da sei vittorie di fila tra A e Coppa Italia - ha indosso i panni del monaco tibetano: pazienza, lavoro, riflessione. Eppure, potrebbe urlare di un gruppo in cui i principali acquisti sono arrivati dopo e senza ritiro precampionato, come Isla, Alves e Borriello. O di una rosa - la seconda con età media, 29,6 anni, più anziana della A, dietro il Chievo: 30,3 a capo dei team "anzianotti" in Europa - che fa i conti anche con la carta d’identità. Dettagli? Mica tanto. Anche perché, per stare al mercato, a gennaio Ibarbo, con Melchiorri fuori causa, è arrivato per Giannetti: non ci sono entrambi. E a Bergamo con l’Atalanta quinta in classifica ha giocato Serra, 19 anni.

Numeri inaffondabili. Quattordicesimi, 32 punti, a più 17 dal Palermo terzultimo - prossimo avversario in Sicilia nel dopo sosta - Sau e soci hanno blindato o quasi la serie A. Le altre neopromosse, Pescara e Crotone sono alla canna del gas. Capita. E dire che per stare alla stagione in corso il tecnico di Pompei, per una frangia della tifoseria, ha meno polso di Juric e fa giocare i suoi meno bene di Oddo. Entrambi a casa. Per Rastelli non c’è scampo: se perde è inadatto alla categoria, se vince è merito dei giocatori o l’avversario è scarso: atteggiamento poco originale. Il tifoso può avere mal di pancia e ha il diritto di critica, anche dura. Ma meglio non perdere di vista il contesto. Il gruppo da gennaio ha cambiato marcia. Limiti strutturali impediscono di battere le grandi. Ma le prove - escluso il secondo tempo con l’Inter, con errori individuali assurdi a questi livelli - sono state più che dignitose. Basta riguardarsi l’1-1 di Marassi con la Samp - gol annullato ad Ibarbo al 90’ - l’1-0 di Firenze e lo 0-0 con la Lazio.

Dalla B alla A. Mister praticità ha risposto da campione tra i cadetti (83 punti, primo all’andata e a fine stagione, record di gol, vittorie totali e in trasferta). E ha già chiuso la pratica salvezza in A: neopromossa in linea con aspettative e impegni. D’altronde, non è un secolo fa che si retrocedeva con Zeman. E per la qualità del gioco, tutto è opinabile. Ma una cosa è certa: il Cagliari di Ficcadenti, Pulga, Lopez, Ballardini - per stare ai tecnici che di recente hanno guidato il club - non ha mai lottato per entrare in Uefa, con o senza gioco spettacolare. Poi, si parla di poca incisività. Ma domenica Inzaghi ha rimarcato agonismo e condizione di Pisacane e soci, capaci di chiudere la gara all’attacco: un plauso per lo staff tecnico. E aver tenuto la porta di Rafael immacolata contro Keita, Immobile e Felipe Anderson è un altro piccolo scudetto. Adesso, dopo il trio di fuoco (Inter, Fiorentina e Lazio) con cinque incontri abbordabili in casa, si aspetta un Cagliari che faccia punti.

Forse, i ct del senno di poi rimarranno insoddisfatti. Ma sempre pronti a salire sul bus del vincitore, appena si vince. Come è accaduto lo scorso allo in serie B.

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