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È del sassarese Marco Spissu il basket del futuro

Mario Carta
Marco Spissu
Marco Spissu

Il play sta facendo le fortune della Virtus Bologna in A2: è pronto per tornare alla Dinamo

02 marzo 2017
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SASSARI 5 settembre 2012. Riflettori sparati sul parquet per un’amichevole internazionale estiva che nessuno vuole perdere. Un ragazzino sfrontato in canottiera biancoblù sfodera un assist no look dietro la schiena, per la schiacciata del compagno. Il PalaSerradimigni esplode, applaude, ammicca. Coach Meo Sacchetti a fine gara in sala stampa sentirà il dovere di redarguire bonariamente il suo atleta per quella caramella, confezionata non contro l’Amatori Bar Sport ma contro il Galatasaray. Però sotto i baffi se la rideva col cuore, apprezzando tecnica e fantasia del suo gioiellino.

Marco Spissu, ricorda?
«Ricordo: Tony (Easley) mi aveva chiesto la palla, io l’avevo visto e il passaggio da fare era quello. Bello».

Da quella partita ne è passato di tempo. Il piccolo play è cresciuto. Come? E dove?
«Da lì sono andato a Bari in A2, poi in dicembre sono passato a Casalpusterlengo dove ho vinto lo scudetto giovanile Under 19 e ho perso la finale Silver. C’ è stata anche la Nazionale, una stagione con l’Under 18 e due con quella Under 20. Poi sono andato a Reggio Calabria sempre in A2 e successivamente a Tortona con Demis Cavina. E siamo a oggi, alla Virtus Bologna, capolista del girone Est».

Ha fatto il Giro d’Italia. E’ la condanna dei bravi giocatori sardi?
«In Sardegna il livello medio è quello che è per cui dico sì, è un’esperienza da provare e non so cosa sarebbe successo se non l’avessi fatto, non so se sarei mai esploso. E’ servito a farmi crescere come giocatore ma anche a farmi le ossa, a imparare a cavarmela da solo, a rimboccarmi le maniche. Attraverso il basket sono diventato un uomo».

Per gli studi come ha fatto?
«E’ stato un anno tostissimo, ci tenevo io e ci teneva la mia famiglia. Fra i vari impegni col club e con la Nazionale non è stato facile, ma a Casalpusterlengo ho preso il diploma di ragioneria».

Ha fatto bene i suoi conti, dunque
«Era il primo obiettivo: prima di tutto diplomarmi».

Anche per babbo e mamma era importante
«La famiglia è fondamentale, ci sentiamo costantemente».

Sente anche i suoi amici sassaresi
«Tutti. Massimino (Chessa, play sassarese della Virtus Roma) dopo la partita di lunedì mi ha preso in giro su Facebook con un «ebbe’, scarso...».

Sta portando in alto le V nere di Bologna, Basket city
«Bologna è il top, non solo a livello di A2. La conoscono tutti, è una squadra top level anche come organizzazione. L’anno scorso non era andata benissimo, io sono arrivato a inizio stagione e stiamo andando alla grande».

Una bella vetrina. In tanti hanno visto il derby con la Fortitudo
«E chi non l’ha visto? Quella partita mi ha dato un’emozione mai vissuta prima, forse è stata la più bella partita che ho giocato».

Anche quella di lunedì contro Jesi non è stata male
«Quella è stata il mio top come numeri».

Un... tal Stefano Sardara dice che lei tornerà presto a casa, alla Dinamo
«Vediamo. Adesso sono qua e sono concentrato esclusivamente sulla Virtus e a fare il meglio possibile per la Virtus».

Ma segue sempre la Dinamo. Anche a bordo campo
«Certo, la seguo sempre e quando posso non manco, come a Bologna contro Reggio Emilia o a Sassari quando ho avuto due giorni liberi».

Un punto di riferimento, Sassari. E la Dinamo
«Non sarebbe giusto nei confronti della mia squadra, stop».

Ma Dinamo a parte, lei sta dimostrando di essere un giocatore da serie A
«E’ da vedere, perché io in A non ci ho mai giocato. Finché non provo non posso dirlo. Quello che posso dire è che sento di andar bene, e l’anno prossimo vedremo il da farsi. Di sicuro posso anche dire che mi piacerebbe un sacco, perché sono uno ambizioso e punto sempre al massimo».

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