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Cuore e tanta umiltà ecco Daniele Dessena “soldatino” rossoblù

di Roberto Muretto
Cuore e tanta umiltà ecco Daniele Dessena “soldatino” rossoblù

Il centrocampista del Cagliari si racconta a cuore aperto «Sono il capitano della squadra che amo, è meraviglioso»

01 marzo 2017
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CAGLIARI. La maglia rossoblù è come se l’avesse cucita addosso. Daniele Dessena (il 10 maggio compirà 30 anni) si emoziona ogni volta che indossa la fascia di capitano. Il centrocampista del Cagliari ha fatto una scelta di vita, si è trasferito in Sardegna quasi otto anni fa e ha deciso che il capoluogo dell’isola sarà la sua casa anche quando smetterà di giocare. Cagliari e il Cagliari nel cuore per un calciatore che non perde occasione per dichiarare il suo amore al club e ai tifosi.

Decimo posto, è questo il vostro nuovo obiettivo?

«Dobbiamo provare ad alzare l’asticella. Stare nella parte sinistra della classifica è importante per il presidente e per tutti noi. Ci proviamo anche se prima di dire che siamo salvi è meglio aspettare il conforto della matematica».

Le parole del patron Giulini dopo la sconfitta con la Juventus hanno avuto l’effetto di una scossa?

«Al presidente va solo detto grazie per l’amore che dimostra verso la squadra. Ha spesso detto che è orgoglioso di noi, parole che ci hanno fatto piacere e dato la carica».

Esterno destro o centrocampista centrale, quale ruolo preferisce?

«Nasco mezzala destra ma anche in mezzo al campo mi trovo bene. Conta solo il bene del Cagliari, noi dobbiamo metterci a disposizione del mister e dare sempre tutto».

Dessena-Rastelli, che tipo di rapporto avete?

«Il mister conosce il suo lavoro e non ha bisogno dei nostri consigli. Noi siamo un grande gruppo perchè fra tutte le componenti c’è dialogo, un confronto costruttivo. È una base dalla quale non si può prescindere per portare avanti un progetto seriamente».

Che cosa significa essere il capitano del Cagliari?

«È motivo di orgoglio, sento i brividi quando mi metto la fascia. Sono felice di svolgere questo ruolo. Ho imparato molto da chi lo ha fatto prima di me. Devi dare l’esempio, essere il primo a sacrificarti. Credo che serva anche un’altra qualità: essere umili. Io penso di averlo dimostrato».

Adesso in trasferta va meglio, che cosa è cambiato?

«Intanto stanno arrivando i risultati. Eravamo in difficoltà, abbiamo lavorato moltissimo per colmare le nostre lacune. Siamo migliorati».

Ha fatto i complimenti a Borriello dopo l’eurogol segnato al Crotone?

«Certo. Marco è un calciatore di grande livello. Quella giocata non è casuale ma nelle sue corde. È’ arrivato a Cagliari e non si è messo sul piedistallo ma a disposizione del tecnico e della squadra. Ha dimostrato di essere un ragazzo umile, dal quale i nostri giovani devono prendere esempio».

Il Cagliari per lei è?

«Non c’è bisogno di fare tanti giri di parole, ne basta una soltanto: amore».

Ancora giocherà per tanti anni ma il suo desiderio è chiudere qui la carriera?

«Non posso negare che sia così. Quando sono rientrato alla Sampdoria dopo la prima parentesi al Cagliari, ho fatto carte false per tornare. Stavo male, mi mancava la città, i tifosi, la gente che incontri per strada e ti incoraggia. Sono sensazioni che non vorrei vivere mai più. Qui sono felice».

Ha visto che cosa sta facendo Nainggolan?

«Per tre anni è stato mio compagno di camera, lo conosco benissimo. Sapevo che sarebbe diventato il miglior centrocampista d’Europa. Lo vedevi negli allenamenti che i margini di crescita erano notevoli e aveva potenzialità fisiche fuori dal comune. Sono contento per lui, è una persona generosa, che non si risparmia. È un top player, su questo non ho dubbi».

Ci racconta un episodio curioso che ha visto Radja protagonista a Cagliari?

«No, ma solo perchè io sono di quelli che non racconta mai quello che succede nel chiuso dello spogliatoio. Sono cose nostre e tali devono rimanere. Dico solo che è un ragazzo eccezionale, di gran cuore, che sa cosa vuol dire soffrire. È soprattutto una persona sincera. Non è un pregio da poco».

Con tutte le precauzioni del caso, Barella è sulle tracce di Nainggolan?

«Nicolò sta facendo molto bene. Deve restare sereno e spavaldo e non deve cedere alle pressioni. Deve pensare solo a divertirsi e crescere. È un ragazzo che sa ascoltare i consigli dell’allenatore e dei compagni più esperti. Si è ritagliato spazi importanti, ha la fiducia di tutti, deve andare avanti su questa strada. La stoffa c’è ma nel calcio sei sempre in discussione. Lui lo sa».

Essere capitano vuol dire avere un rapporto privilegiato col presidente?

«Per nulla. Io sono uguale a tutti gli altri».

Ci fa un identikit di Giulini?

«Una persona seria, modesta, giovane. Che sta svolgendo un grande lavoro e sa ascoltare. Vuole il bene del Cagliari ed ha la giusta ambizione. Un uomo razionale che fa le cose per gradi e mai il passo più lungo della gamba. È arrivato in punta di piedi, ha sempre detto che aveva tanto da imparare, ma ha anche tante idee. Con lui la società ha un grande futuro».

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