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Dall’inferno al paradiso tutto nell’ultimo minuto

di Andrea Sini
Dall’inferno al paradiso tutto nell’ultimo minuto

In casa del Nymburk la Dinamo recupera dal -9 in 60” e passa il turno

22 febbraio 2017
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La fortuna aiuta gli audaci, il dio del basket aiuta chi alla prova del peso esibisce le “palle” più grandi. È una Dinamo dalle enormi palle, quella che alla Cez Sportovni Hala di Nymburk centra una delle imprese più spettacolari della sua storia, staccando il biglietto per gli ottavi di finale della Champions league.

Un’impresa storica. Senza più gambe e con poca testa, dopo la devastante tre-giorni della Final Eight, ma con un cuore da una tonnellata, i ragazzi di Pasquini finiscono in balia dei cechi, perdono di 21 (83-63), ma si qualificano grazie al +22 del match dell’andata. La vera impresa, date le condizioni fisiche e mentali, sta nell’incredibile recupero finale: sotto di 31 a 2’58” dalla fine e di 29 (81-52) a 1’12” dalla sirena, Devecchi e compagni sono riusciti a riemergere lanciando il cuore (e non solo) oltre l’ostacolo, andando a canestro con tutto il quintetto e chiudendo i conti a 5” dalla fine con due tiri liberi di un immenso Savanovic.

Una partita in apnea. A 48 ore esatte dalla finale di Coppa Italia contro Milano, il quintetto con Bell, Lacey, Devecchi, Sacchetti e Lydeka è già in campo per provare a difendere il vantaggio maturato a Sassari. La partita però è subito in salita, con i cechi che provano ad alzare il ritmo per mettere alle corde la Dinamo. Alla prima sirena è -6 (17-11), con il Cez che acquista sicurezza e capische che l’impresa è possibile. Nymburk va subito a +10 (21-11) , la Dinamo si aggrappa a Stipcevic e Savanovic e al 15’ una tripla di Bell rimette momentaneamente le cose a posto (25-22). I cechi accelerano ancora, la dinamo non vede più il canestro e a metà gara Allen e compagni sono più o meno a metà dell’opera, con il tabellone che dice 35-25.

Il crollo. Nel terzo quarto l’avanzata dei padroni di casa è travolgente: Lawrence in contropiede vola a mettere dentro il 42-25, che porta virtualmente i cechi a 5 punti dalla parità già al 23’. Pasquini chiede timeout e rimanda in campo Savanovic, che infila subito una tripla fondamentale, e poco dopo un gancetto di Lawal allontana ulteriormente il Banco dal baratro (42-30). Il gioco si riapre per un attimo, ma Nymburk dà un altro strattone: Simposon vola in contropiede, Allen esplode con tre triple consecutive e a 2’05” la Dinamo è sotto di 20 (59-39), con la spia della riserva accesa e il morale sempre più basso. L’attacco torna a fare acqua, il Cez infila il coltello nella piaga e dalla lunetta, con Holt e Lawrence, ribalta per la prima volta il +22 dell'andata chiudendo il terzo periodo sul 65-42. Pasquini ripesca Devecchi dalla naftalina e chiede uno sforzo extra a Savanovic. I sassaresi stringono i denti e piazzano due minuti di grande difesa, senza però produrre nulla in attacco. Così dopo l’ennesima palla persa, Sant-Roos vola in contropiede a schiacciare, poi un semigancio di Simpson fa -26 (69-43 a 6’45”). Arriva il timeout e dopo altri errori arriva finalmente un canestro, con Lacey, ma a questo punto arriva anche l’ennesimo strattone: Hruban e Sant Roos fanno +31 (76-45) con la Dinamo che a 2'58” dalla fine è virtualmente a -9.

La resurrezione. Una spallata come questa ucciderebbe un toro, ma non la Dinamo, che dà segnali di vita con una tripla di Lacey e un canestro di Lydeka. I sassaresi resistono anche alla tripla di Sant-Roos dall’angolo (79-50) e si riorganizzano: a 1’12” la Dinamo è ancora a -29 (81-52, -7 virtuale), poi arriva la grandinata: Lacey colpisce da fuori e Lydeka dalla lunetta fa 1/2 per l’81-56. La lunetta premia ancora Allen, poi arriva la bomba di Bell. A 17” (83-59) la qualificazione è a 2 punti e si decide tutto dalla lunetta: Sant- Ross fa 1/2 (84-59), Lacey non sbaglia, poi a 10” i cechi perdono palla dalla rimessa sulla pressione dei verdi: Savanovic subisce fallo a 5” e fa 2/2. Poi la difesa fa un ultimo sforzo e alla sirena è festa grande. Sconfitta, qualificata, stremata e felice, è una Dinamo che non si può non amare.

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